2021-09-12
«Omissis» sul cv del capo dei vigili. Nuovo imbarazzo per il sindaco Sala
Milano, tornano i dubbi sull’anzianità di servizio del comandante dei caschi bianchiOmissis. La parolina ricorre due volte, nascondendo altrettanti paragrafi, nella delibera di nomina del capo dei vigili urbani di Milano, Marco Ciacci, firmata dal sindaco Giuseppe Sala il 4 settembre 2017. Una scelta non usuale, quella di occultare il curriculum del candidato unico, che sta creando notevoli polemiche dopo le denunce del predecessore Antonio Barbato e dopo che l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) ha deciso di trasmettere il fascicolo alla procura di Brescia «per le verifiche del caso». Gli omissis sulla delibera di nomina suscitano perplessità perché i curricula sono dati pubblici normalmente a disposizione dei cittadini per verifiche ed eventuali ricorsi di legge. Barbato, oggi candidato alle amministrative con la Lega, aveva ritenuto di procedere con denunce alla magistratura, convinto che in quella nomina «erano stati commessi dei falsi in atto pubblico per fare in modo che il dottor Ciacci» - si legge in un esposto del 2020 - «privo dei requisiti minimi per accedere al ruolo di comandante della polizia locale di Milano, potesse al contrario assumere proprio quel ruolo». I dati relativi alle competenze (che devono essere pubblici e trasparenti) sono stati celati con omissis come se si fosse di fronte a segreti Stato. Il filone è tornato alla luce perché Ciacci, ex dirigente della polizia giudiziaria presso la procura di Milano (si è occupato di inchieste di primo livello come quelle sulle Olgettine e su Expo), è indagato a Brescia per abuso d’ufficio nella vicenda dell’incidente mortale provocato dalla figlia dei pm Nobili e Boccassini; morì un medico che attraversava sulle strisce pedonali e la donna non fu mai sottoposta ad alcol test né a test antidroga. Ciacci si recò sul luogo del sinistro e la procura bresciana ha il compito di verificare se ci siano state interferenze. L’accusa ha chiesto l’archiviazione. Tornando agli omissis, secondo il regolamento degli uffici e dei servizi del Comune di Milano (articolo 40) per l’assunzione a ruoli apicali i candidati devono avere maturato un’esperienza dirigenziale pregressa di almeno cinque anni. In questi casi regolamento e prassi prevedono anche una ricognizione interna per verificare l’esistenza di analoghe professionalità, invece la scelta avvenne senza concorso. È facoltà del sindaco non farlo, ma in passato Letizia Moratti fu condannata dalla Corte dei Conti per non aver eseguito «la ricognizione interna». In un’interrogazione parlamentare del febbraio 2020, il leghista Igor Iezzi scriveva che Ciacci non aveva i requisiti perché «il neo comandante della polizia locale, all’atto dell’assunzione, era dirigente solo da pochi mesi». Nella riposta, l’allora ministra per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone spiegò che si trattava di un’assunzione a tempo determinato. «Per motivate esigenze organizzative è consentito disporre che un dipendente pubblico presti per un periodo non superiore a tre anni la propria attività lavorativa presso una PA diversa da quella di appartenenza». I tre anni sono scaduti ma l’incarico è stato prorogato due volte. E gli omissis rimangono. Barbato fu costretto alle dimissioni nel 2017 dopo una campagna mediatica micidiale. Fu accusato sui giornali (ma mai indagato) perché in un colloquio telefonico l’ex sindacalista Domenico Palmieri gli consigliò di far pedinare un vigile che aveva utilizzato 60 permessi sindacali in modo irregolare, anche il 2 giugno e l’8 dicembre. Barbato rispose: «Meriterebbe questo e altro». Il dialogo fu intercettato nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni delle cosche mafiose nella metropoli, Palmieri sarebbe stato arrestato. L’ex comandante dei vigili non aveva niente a che fare con la faccenda ma pagò perché Sala non accettò di avere un capo dei vigili chiacchierato. Ora non ha problemi ad averne uno indagato.