2020-03-08
Oltre mille contagiati in un giorno: «Gli italiani devono collaborare»
L'espansione del Covid-19 prosegue: 1.145 positivi in più nel giro di 24 ore, i decessi salgono a quota 233. L'Istituto superiore di sanità: «Basta atteggiamenti superficiali». Troppi cittadini ignorano la profilassi. Il numero dei malati cresce: risultano 1.145 nuovi contagi da coronavirus censiti ieri dalla Protezione civile. Quasi il doppio rispetto a venerdì, giorno in cui le nuove infezioni si erano fermate a 620. Il rapido innalzamento del numero dei pazienti con coronavirus potrebbe essere un segnale di qualcosa che non funziona. E il professor Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità, nel corso del consueto bollettino delle ore 18 sulla diffusione della malattia in Italia, ha ripetuto ancora una volta che «il problema si può contenere e affrontare se, e soltanto se, adottiamo determinati comportamenti da associare alle misure già prese, anche nei territori dove ci sono pochi casi. Le raccomandazioni che tutti conosciamo è importante che vengano adottate». Ci sono regioni, infatti, in cui ieri è stato segnalato un picco di nuovi contagi. Il professor Brusaferro probabilmente ritiene che da parte dei cittadini ci sia poca collaborazione. E ha aggiunto: «Abbiamo evidenze di atteggiamenti superficiali o non consapevoli del rischio che si corre. Serve grande attenzione e consapevolezza nel gestire la nostra vita quotidiana». Complessivamente le persone positive sono 5.061 (venerdì erano 3.916). Al dato, però, bisogna aggiungere «più di 300 casi positivi in Lombardia provenienti dal laboratorio di Brescia che non erano stati conteggiati nei giorni scorsi», ha confermato il capo della Protezione civile Angelo Borrelli. In totale, quindi, la Lombardia raggiunge quota 2.742. A scalare, la mappa del contagio è questa: 937 in Emilia Romagna, 505 in Veneto, 201 nelle Marche, 202 in Piemonte, 112 in Toscana, 72 nel Lazio, 61 in Campania, 42 in Liguria, 39 in Friuli Venezia Giulia, 33 in Sicilia, 23 in Puglia, 24 in Umbria, 14 in Molise, 14 nella provincia autonoma di Trento, 11 in Abruzzo, 9 nella Provincia autonoma di Bolzano, 8 in Valle D'Aosta, 5 in Sardegna, 4 in Calabria e 3 in Basilicata (regione in cui il governatore, Vito Bardi del centrodestra, aveva disposto misure stringenti per evitare contagi con il rientro degli studenti, nel momento in cui le università del Nord cominciavano a chiudere). E anche Borrelli si è soffermato sulle abitudini di vita: «Vinciamo questa guerra se i nostri concittadini adottano comportamenti responsabili. Cambiamo modo di vivere, specie se siamo nelle categorie più fragili ed esposte». Cresce anche il numero di guariti: 589, 66 in più di venerdì. In calo, invece, il numero dei deceduti: 36 (venerdì erano 49). Si aggiorna così anche la mappa dei decessi: 19 in Lombardia, 11 in Emilia Romagna, due nelle Marche, uno nel Veneto, uno in Liguria e uno in Puglia. Sono state fornite anche informazioni sulle fasce d'età dei pazienti morti: il 16% aveva tra i 60 e i 69 anni, il 35% tra i 70 e i 79, il 42% tra gli 80 e gli 89. Gli ultranovantenni sono il 6%. Nei pazienti deceduti risultati positivi, i sintomi di esordio più comuni sono stati la febbre e la dispnea (difficoltà a respirare), mentre meno comuni sono i sintomi gastrointestinali e l'emottisi, l'emissione di sangue dalle vie respiratorie durante colpi di tosse. Il totale delle persone ricoverate con sintomi è di 2.651. Di queste, 567 stanno in terapia intensiva e 1.843 in isolamento domiciliare. «In presenza di entrambi i sintomi», ha precisato Brusaferro, «è meglio contattare il 112 o 118. In ogni caso ricordiamo che bisogna assolutamente evitare di andare per proprio conto dal medico o al pronto soccorso, per non esporre a rischi il personale e i pazienti». Il professor Brusaferro ha aggiunto che «comparando la letalità, da noi è molto più bassa che da altre parti». Per decessi da coronavirus l'Italia, però, è dietro solo alla Cina. Stando al bollettino mondiale, il 5,7% di casi di decesso con infezione da Covid-19 è avvenuto in Italia. La Cina conta, invece, l'88% dei pazienti deceduti, ovvero 3.044. Dall'analisi - basata sui numeri forniti dall'European centre for disease prevention and control e integrati con quelli della Protezione civile - emerge che i decessi conteggiati in Italia rappresentano il 5,7% dei 3.434 totali di persone trovate positive al coronavirus al momento dello studio dei dati, anche se non necessariamente morte a causa del contagio. Molto spesso, infatti, i pazienti presentavano contemporaneamente diverse altre patologie concomitanti. Come nel caso di uno degli ultimi pazienti italiani deceduti: Chiara Filipponi, anestesista dell'ospedale di Portogruaro, medico morto in seguito alla sovrapposizione del Covid-19, contratto sembra durante un ricovero, a una grave malattia preesistente.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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