2023-04-04
Oggi Trump va in tribunale. Ma per il 76% degli elettori il processo è politicizzato
Donald Trump (Getty Images)
L’ex presidente è a New York per l’incriminazione. Un sondaggio della Cnn rivela: gli americani vogliono vederci chiaro. Quasi tutto il Gop è schierato con il tycoon.Donald Trump è arrivato a New York dove, oggi pomeriggio, comparirà davanti al giudice. All’ex presidente, il primo a essere incriminato nella storia americana, verranno inoltre prese le impronte digitali e sarà scattata la foto segnaletica. Trump è partito in aereo dalla Florida alle ore 19 italiane di ieri, per dirigersi alla volta della Grande Mela, dove le forze dell’ordine hanno adottato ingenti misure di sicurezza, nel caso dovessero registrarsi delle manifestazioni di protesta.Il sindaco di New York, Eric Adams, ha detto ieri che al momento non si rilevano «minacce specifiche», ma ha messo in guardia eventuali «agitatori», oltre a criticare la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene, nota trumpista di ferro che, nelle prossime ore, dovrebbe manifestare in città contro l’incriminazione. Frattanto il consiglio per la sicurezza nazionale ha fatto sapere di essere in contatto con le autorità federali e statali «in caso di necessità». Non solo. Nella serata americana di oggi, è previsto che l’ex presidente tenga un discorso: un discorso rispetto a cui si registra notevole attesa.Nel frattempo, un recentissimo sondaggio della Cnn restituisce un quadro a dir poco contraddittorio. Secondo la rilevazione, il 60% degli americani approverebbe l’incriminazione di Trump. Tuttavia lo stesso sondaggio ravvisa che, secondo il 76% degli intervistati, tale incriminazione avrebbe delle motivazioni almeno parzialmente di natura politica.Sempre oggi, dovrebbero essere inoltre resi noti gli oltre 30 capi di imputazione formulati contro l’ex inquilino della Casa Bianca. Per ora, tutte le indiscrezioni sostengono che il procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, punti ad accusarlo di aver falsificato i documenti aziendali della Trump Organization con l’obiettivo di violare la normativa sui finanziamenti elettorali: una fattispecie, quest’ultima, che si configurerebbe come reato grave. D’altronde, negli ultimi giorni, l’Associated Press aveva rivelato che, tra i vari capi di imputazione, figurerebbe almeno un reato grave («felony»). Nel frattempo, l’altro ieri il legale dell’ex presidente, Joe Tacopina, ha annunciato di avere intenzione di presentare a breve una mozione, per chiedere l’archiviazione delle accuse. Trump, che è stato incriminato giovedì su input della procura distrettuale di Manhattan, è tornato ad attaccare il democratico Bragg, invocando inoltre la sostituzione del giudice davanti a cui comparirà oggi, Juan Merchan: togato, da lui accusato di faziosità nell’aver supervisionato in passato i casi di frode fiscale relativi alla Trump Organization.Tra l’altro, i guai giudiziari per l’ex presidente non si fermano qui. Domenica, il Washington Post ha riportato che il dipartimento di Giustizia avrebbe rinvenuto nuove evidenze del fatto che Trump avrebbe deliberatamente trattenuto dei documenti classificati dopo aver lasciato il suo incarico alla Casa Bianca nel gennaio 2021.Come che sia, la vicenda giudiziaria legata alla Procura di Manhattan continua inevitabilmente a intersecarsi con le dinamiche della politica: ricordiamo, d’altronde, che Trump si è ufficialmente ricandidato alla nomination presidenziale repubblicana il 15 novembre. Dalla notizia dell’incriminazione giovedì scorso, il team elettorale dell’ex presidente ha raccolto oltre cinque milioni di dollari in donazioni. Inoltre, gran parte del Partito repubblicano continua a fare quadrato attorno a lui: dallo speaker della Camera, Kevin McCarthy, ai senatori Ted Cruz e Lindsey Graham, passando per l’ex vicepresidente Mike Pence e l’attuale candidata alla nomination repubblicana Nikki Haley. Perfino un antico nemico di Trump come l’ex governatore della Florida, Jeb Bush, ha tacciato di politicizzazione la Procura di Manhattan (esortazioni a «continuare a lottare» sono tra l’altro arrivate all’ex presidente americano dal premier ungherese Viktor Orban).Attenzione però: non proprio tutto l’elefantino appare compatto attorno a Trump. Il capogruppo repubblicano al Senato, Mitch McConnell, è finora rimasto in silenzio, mentre domenica si è di fatto candidato alla nomination presidenziale del Gop Asa Hutchinson, ex governatore repubblicano dell’Arkansas, che non è in buoni rapporti con Trump e che, anzi, ha invocato esplicitamente il suo ritiro dalla campagna elettorale dopo la notizia dell’incriminazione.Chi invece è un po’ finito nell’occhio del ciclone è Ron DeSantis. La scorsa settimana, il governatore della Florida aveva detto che, qualora Trump si fosse rifiutato di consegnarsi, non avrebbe cooperato con le autorità di New York per consentirne l’estradizione. Parole che gli hanno attirato gli strali dei democratici e di qualche repubblicano oggi critico verso l’ex presidente (come l’ex governatore del New Jersey, Chris Christie). Il punto è che DeSantis sta continuando a ricevere bordate dal team di Trump, che lo vede come il più pericoloso contendente dell’ex presidente per la nomination repubblicana. Il governatore rischia, quindi, di ritrovarsi in un vicolo cieco, a meno che non riesca celermente a trovare un modo per districarsi in questa ingarbugliata situazione.Resta comunque il fatto che, nonostante alcune difficoltà sondaggistiche, DeSantis rimane al momento competitivo: un Super Pac che lo sostiene ha rivelato ieri di aver raccolto 30 milioni di dollari, da quando è nato all’inizio del mese scorso.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.