2023-04-11
Oggi al governo tocca il Def: Pil su dello 0,9% già nel 2023, ma resta l’incognita pensioni
Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)
Stime in rialzo rispetto al più 0,6% annunciato. In aumento la spesa previdenziale: difficile Quota 41. Pronto il Golden power con prescrizioni per i ciprioti di Goi su Priolo.Approderà nel pomeriggio di oggi in Consiglio dei ministri il Documento di economia e finanza. I tecnici del ministero dell’Economia sono stati al lavoro durante il ponte pasquale per presentare il documento secondo le tempistiche previste. All’interno del Def a giocare un ruolo da protagonisti saranno le pensioni e i fondi del Pnrr. Va detto che l’esecutivo, in fatto di previdenza, punta a un risparmio importante. Merito anche delle condizioni di mercato più favorevoli rispetto all’inizio dell’anno. Secondo gli esperti del Mef, il 2023 si dovrebbe concludere infatti in crescita dello 0,9% e con un deficit tendenziale al 4,3%.La cifra sarebbe così rivista al rialzo rispetto a quanto scritto a fine novembre nel Documento di programmazione di bilancio che per il 2023 stimava una «perdita di slancio dell’attività», con la crescita «rivista al ribasso allo 0,6%». Una situazione in miglioramento, insomma, che viene confermata anche da Bankitalia, che nell'ultimo bollettino economico, osserva: «Secondo i nostri modelli, in Italia l’attività economica sarebbe leggermente aumentata nel primo trimestre del 2023, sostenuta dal settore manifatturiero, il quale beneficia della discesa dei corsi energetici e dell’allentamento delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento».Ma, se l’aumento delle stime sul Pil fa ben sperare almeno un po’, il governo ha scelto comunque la strada della prudenza. Fonti del ministero citate da diverse agenzie di stampa fanno sapere che nella redazione del Documento di economia e finanza, il ministro Giancarlo Giorgetti ha adottato un approccio «prudente e serio» sulle stime relative alla crescita e all'indebitamento, in linea con l’interlocuzione e il rapporto con l'Ue e con la situazione del debito pubblico del Paese. Un tipo di approccio che era stato già adottato dai mesi scorsi con la Nadef e la legge di bilancio. In tutto questo, il 27 marzo scorso l’ufficio parlamentare di bilancio ha trasmesso i suoi rilievi relativi al quadro macroeconomico tendenziale provvisorio 2023-26 inviato dal Mef lo scorso 20 marzo. La procedura si concluderà con la validazione del quadro macroeconomico tendenziale. All’interno del Def, quindi, ci sarà anche un aggiornamento sulle previsioni di spesa in materia previdenziale per il 2023 e per gli anni successivi. Anche se il governo e il ministro Giorgetti hanno più volte fatto notare l’intenzione di procedere con un risparmio in fatto di pensioni, i costi sono destinati a lievitare, nonostante la stretta imposta con l’ultima manovra al meccanismo di indicizzazione degli assegni pensionistici all’inflazione.D’altronde, all’interno dell’ultima Nadef è stata stimata una crescita della spesa per le pensioni in aumento dai 297,3 miliardi del 2022, a 320,8 miliardi alla fine di quest'anno e a 349,7 miliardi nel 2025, quando la sua incidenza sul Pil dovrebbe essere del 16,4% contro il 15,7% del 2022. Con queste cifre, dunque, si capisce perché i risparmi dovuti al miglioramento del Pil e alla diminuzione degli aiuti per la spesa energetica potrebbero non essere abbastanza. Si stima che un cuscinetto di fondi risparmiati potrebbe aggirarsi tra i 2,5 e i 3 miliardi, ma le variabili in gioco sono molte. Anche perché, con queste premesse, il ricorso a una soluzione come Quota 41 potrebbe non essere possibile sin da subito. Infatti, l’esecutivo considera l'uscita con 41 anni di versamenti un obiettivo non a brevissima scadenza. C’è poi il nodo del Pnrr. Tra le variabili che impatteranno sulla crescita del Pil c’è proprio lo Stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al centro delle polemiche in questi giorni per i ritardi nei bandi che metterebbero in bilico l’utilizzo di una parte delle risorse. In Cdm dovrebbe arrivare anche il decreto di applicazione del Golden power per l’acquisizione dei ciprioti di Goi Energy della raffineria di Priolo. Sono chieste garanzie su occupazione e interventi ambientali. Per 10 anni inoltre non sarà possibile «tradare» petrolio e derivati russi. In settimana l’ultimo Italian macroeconomic bulletin elaborato da Ey ha avvertito che se le risorse nel Pnrr verranno spese per il 70% ed il 90% di quanto previsto nel 2023 e 2024, il Pil potrebbe non crescere quest’anno e riprendere dell’1,8% il prossimo. Se invece venisse utilizzato circa il 50% delle risorse previste, l’economia italiana tornerebbe a crescere nel 2024 ad un tasso dell’1,5%, dopo una contrazione dello 0,3% nel 2023. Molto dipenderà anche dal decreto sul Pnrr atteso per domani in Senato in cui si cambierà la governance del Piano e il governo prenderà la parola. Il ministro Raffaele Fitto, che ha l’ultima parola sul Pnrr, spiegherà al governo ciò che è stato fatto fino ad ora e le problematiche ereditate dai governi precedenti. In particolare verrà dato un aggiornamento sui progetti che permetteranno di sbloccare la terza tranche di fondi da 19 miliardi. Tutto questo sarà quindi inevitabilmente parte del Def e l’Aula della Camera sarà pronta ad esaminare il documento dalla metà di aprile. Appena ci sarà il via libera del governo, inoltre, il calendario dei lavori del mese di aprile di Montecitorio sarà aggiornato.
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