2023-10-23
Oggi in cdm il dl Energia. Svolta pro sovranità per aziende e cittadini
Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica)
Il decreto rilancia il nostro idroelettrico, i rigassificatori e il mercato tutelato. Ue e Parigi si intrometteranno?La storia degli ultimi tre anni ci insegna che un colpo di Ak 47 in Mali, un virus come il Covid o le bombe nel Donbass ucraino creano un’onda lunga che si abbatte direttamente nelle tasche dei cittadini italiani e ancor di più delle aziende tricolore. Già pesantemente sfavorite dalla zavorra fiscale. E il segreto non è tanto possedere gas, petrolio o altre fonti, ma avere le chiavi delle autostrade che conducono quell’energia fino all’Italia. La tutela dei nostri asset, come si chiamano in gergo, non vale solo in entrata e in uscita dall’Europa, ma anche dentro i confini del Vecchio continente e quindi protezione dalle eccessive mire di aziende o utility che hanno sede Oltralpe.Oggi si terrà un preconsiglio e già nel pomeriggio un cdm che all’ordine del giorno ha un decreto Energia, elaborato soprattutto dal Mase di Gilberto Pichetto Fratin, che con un percorso fino a ora passato sotto silenzio punta a essere una vera svolta. A partire dal nome: «Misure urgenti per la sicurezza energetica del Paese». Il testo, così come si può leggere nella bozza in ingresso al cdm, ha un ampio paragrafo sulla difesa del settore idroelettrico. Le Regioni potranno da subito negoziare una proroga di 20 anni con i concessionari uscenti o quelli in scadenza, a patto che venga presentato un vero piano di investimenti che garantisca occupazione al territorio, aggiornamenti continui agli impianti ed equilibrio degli invasi idrici. Rispetto alle norme che sono state partorite nei due governi precedenti, le misure che dovrebbero essere confermate oggi favoriranno gli investimenti italiani in un settore nel quale praticamente nessun Paese Ue ha aperto a una messa a gara indiscriminata delle concessioni. Tranne l’Italia, verrebbe da dire, visto che Mario Draghi si era invece dato da fare per favorire una liberalizzazione che così come scritta (su input Ue) avrebbe finito con il favorire i player esteri e soprattutto francesi. Un discorso simile si può fare per l’altro capitolo del dl Energia, quello sul geotermico, dove si prevede una proroga a dicembre 2026 delle attuali concessioni e l’applicazione di rinnovi a fronte di imponenti investimenti. Un modo anche per sfruttare i soldi del Pnrr ed evitare che i fondi pagati dagli italiani finiscano a costituire Ebitda e margini per aziende straniere. Bene anche la parte sui rigassificatori. Andranno a essere inseriti nella lista delle infrastrutture strategiche con ricadute anche nel breve. I terminali di Porto Empedocle e di Gioia Tauro già autorizzati non dovrebbero più risentire delle pastoie burocratiche e dei tempi lunghi che spesso la fascia intermedia dei ministeri sembra agevolare. Anche in questo caso, possedere le chiavi del gas naturale liquido garantisce una filiera più corta e prezzi più bassi. Certo, i mesi futuri saranno sballottati da altri eventi bellici e da una crescente instabilità di tutte le nazioni del Sahel. Forse anche per questo il dl di oggi sembra volersi smarcare dalle scelte del precedente governo. Novità sono previste anche per le bollette e la differenziazione tra «mercato libero» e «mercato tutelato». È stata in parte accolta la richiesta delle associazioni dei consumatori per una proroga di sei mesi o forse un anno. L’anno prossimo ci sarà una gara (arbitro sarà Arera) per un servizio di garanzia e tutela per i cittadini più vulnerabili e poveri. Nel complesso però si evita il passaggio brusco ai prezzi flottanti e quindi per 7 o 8 milioni di italiani persino un raddoppio delle bollette: inaccettabile in questi momenti di crisi e di tensioni belliche sul mondo dell’energia. I burocrati dell’Ue capiranno che le novità meritano un contesto e che le crisi impongono una ragionata revisione di accordi che se messi a terra finirebbero solo con il piegare le gambe alla nostra economia. Monitoriamo che non si alzino le solite pressioni che spesso provengono da Bruxelles ma originano dalla solita Parigi, che continua a sperare di renderci un Paese di soli consumatori.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco