2021-08-21
Partita l’offensiva per introdurre l’obbligo di vaccino. E la politica tace
Epidemiologi, opinionisti e sindacalisti premono nel silenzio dei partiti. I parlamentari nicchiano per non rimetterci voti.«Proporrei l'obbligo vaccinale perché le malattie infettive le contieni quando vaccini tutti», dichiarava ieri l'immunologo Sergio Abrignani che fa parte del Comitato tecnico scientifico. Se ci fate caso, a parlare di obbligo vaccinale contro il Covid sono principalmente virologi, componenti del Cts, «esponenti della comunità scientifica onnipresenti in tv», come li ha definiti il Codacons querelandone tre per la «manipolazione mediatica del diritto alla salute», che a suo avviso farebbero. Oppure ne discutono opinionisti, giornalisti, qualche sindacalista come il leader della Cisl, Luigi Sbarra, che ha detto: «Si approvi subito una legge che preveda l'obbligo alla vaccinazione per tutti i cittadini».Tranne eccezioni, la politica tace. Tralasciando, in questo contesto, la questione fondamentale di cui più volte La Verità si è occupata, ovvero che in caso di obbligo lo Stato dovrebbe risarcire i cittadini colpiti da reazioni avverse, o non protetti dalla somministrazione del vaccino anti Covid, cosa che ora non fa perché la sottoscrizione del consenso informato di fatto è interpretata come liberatoria in caso di possibili danni da vaccinazione (infatti dichiariamo di assumerci ogni responsabilità), consideriamo il paradosso del dibattito cui assistiamo. La nostra Costituzione consente al legislatore di prevedere un obbligo vaccinale, votato dal Parlamento, se scientificamente ritenuto in grado di debellare una pandemia. Perciò se il trattamento sanitario obbligatorio migliora e preserva la salute di tutti, se non incide sullo stato di salute di colui che è obbligato, se è prevista un'indennità equa in caso di danno dal farmaco. Non stiamo qui a discutere se gli attuali quattro vaccini, con autorizzazione condizionata al commercio nella Ue, siano in grado di evitare l'infezione da Sars- Cov-2 e bloccare la circolazione delle varianti (troppe evidenze ci fanno dubitare in proposito). Chiediamoci perché i politici che abbiamo eletto preferiscano non esporsi sul tema dell'obbligatorietà. Giovanni Toti, governatore della Liguria, è uno dei pochi che lo dichiara apertamente, incurante delle critiche. «Vaccinarsi deve essere obbligatorio sopra i 50 anni. Perché non si può far gravare un ulteriore peso di questa pandemia sulle spalle dei ragazzi», ha detto l'esponente di centrodestra. Aggiungendo: «Non volersi vaccinare, se non c'è una ragione avallata da un medico, è sbagliato. La libertà è sacra. Ma non è illimitata». Toti non vuole solo estendere l'obbligo di green pass, chiede che la vaccinazione sia imposta agli over 50 e chi l'ha votato o dovrà riconfermarlo alle prossime amministrative sa come la pensa.Il segretario del Pd, Enrico Letta, si dichiara «fra i favorevoli all'obbligo vaccinale» e nulla più traspare; il leader della Lega, Matteo Salvini, si limita a dire che vaccinarsi è una libera scelta, «non obbligo nessuno»; Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia è forse la più chiara nel ribadire di essere «contraria all'obbligo». Se vengono palesate posizioni definite, per lo più sono riferite a misure nei confronti di categorie come i sanitari o i docenti, non per tutta la popolazione. Perché un conto è dichiararsi d'accordo, altra cosa è impegnarsi a far diventare legge l'obbligo vaccinale.È incontestabile che decisioni al riguardo vadano assunte in base a evidenze, secondo indirizzi condivisi dalla comunità scientifica nazionale e internazionale, ma l'obbligo non può essere determinato dallo scienziato o dal tecnico di turno, va preso dal Parlamento. Se il legislatore ritiene che la «raccomandazione» a vaccinarsi non basti e che in Italia ci siano le condizioni per imporre il vaccino contro il Covid, vogliamo sapere quali sono le voci a favore e quali quelle contrarie. Nel 2017, con il decreto Lorenzin poi convertito in legge, nella popolazione degli under 16 venne rafforzato l'obbligo per quattro vaccinazioni già previste e fu introdotto anche per altre sei, in precedenza solo raccomandate. All'allora ministro della Salute «preoccupava» il dilagare del morbillo in Italia, con 4.885 casi e quattro decessi in tutto il 2017, ma fu il Parlamento a dichiararsi convinto di contrastare il calo delle vaccinazioni, portando da quattro a dieci il numero delle punture obbligatorie nell'infanzia e nell'adolescenza. Certo, tra le forze politiche le posizioni erano contrastanti, ma il decreto venne approvato da Camera e Senato e diventò legge. La scelta fu puramente politica. Nel 2018 il giurista Luca Benci, prematuramente scomparso lo scorso anno, dichiarò che a stupire era «la continua confusione che viene operata tra le questioni medico scientifiche e le politiche sanitarie legate alle vaccinazioni». Ricordava che se «la scienza non soggiace ai principi democratici della rappresentatività e della maggioranza», le scelte di politica sanitaria non sono «appannaggio degli scienziati». Lo sono ancor meno degli opinionisti di turno, quindi sarebbe doveroso che gli esponenti dei partiti, i rappresentanti al Parlamento prendessero una posizione chiara a riguardo, cominciando con il rispondere a questa semplice domanda: volete obbligare per legge tutti gli italiani a vaccinarsi contro il Covid?
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)