
Continua l'infinita trafila per dotare le forze dell'ordine delle pistole elettriche, fortemente volute da Matteo Salvini quando era ministro. A breve si terrà un'altra gara: c'è attesa per capire se Luciana Lamorgese, che ora governa con la Lega, abbandonerà l'ostruzionismo.Se fosse un libro, avrebbe un titolo del tipo, «la storia del taser in Italia, l'unico Paese che non vuole la pistola a impulsi elettrici». Ora che è stata annunciata la terza gara per dotare le forze dell'ordine di questo strumento, però, la polemica si è riaccesa. Per la legge italiana il taser è considerato arma propria (non arma da fuoco) e per importarlo e impiegarlo serve un'apposita licenza (non il semplice porto d'armi). Nel nostro Paese, infatti, le pistole elettriche possono essere vendute dagli armieri a persone con porto d'armi, ma non possono essere utilizzate per nessun motivo. Come spiega una circolare del ministero dell'Interno del 1997, infatti, per farne uso servono particolari autorizzazioni.La storia del taser nel nostro Paese, va detto, è legata da tempo a doppio nodo con la politica.Il 4 ottobre 2018 il ministero dell'Interno, all'epoca guidato da Matteo Salvini, varò un decreto legge, poi convertito in legge il primo dicembre 2018, che introdusse l'utilizzo del dispositivo in via sperimentale da parte dell'arma dei carabinieri, della guardia di finanza e della polizia di Stato in 12 città: Milano, Napoli, Genova, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia e Brindisi. Al termine del periodo di sperimentazione, iniziato operativamente nel settembre 2018, si procedette con la formazione del personale, arrivando anche a consegnare i dispositivi alle pattuglie di polizia, carabinieri e guardia di finanza operative sul territorio nazionale e anche alla polizia locale di alcune città. I problemi, però, iniziarono quando si decise di indire una gara per la produzione su larga scala di questi dispositivi.Il Viminale, dopo una lunga battaglia portata avanti dal leader della Lega Matteo Salvini, decise di indire una prima gara nel dicembre 2019 e una seconda nell'agosto del 2020. In entrambi i casi non si ottenne alcun esito. Il motivo? Ufficialmente i dispositivi non rispettavano i requisiti tecnici richiesti. Infatti, il 23 luglio dell'anno scorso vennero ritirati tutti i taser dati in dotazione alle forze dell'ordine, dopo l'esclusione dell'unica azienda che si era presentata, la multinazionale americana Axon, «per difetto dei requisiti minimi di sicurezza previsti dal capitolato tecnico». A seguito dell'esclusione dalla prima gara, Axon si mise al lavoro per adeguare i taser alle indicazioni fornite dal ministero, realizzando una cartuccia appositamente studiata per l'Italia, dopo aver testato almeno cinque design diversi ed eseguito verifiche e test interni per assecondare le richieste del dicastero.Ad agosto del 2020 venne pubblicata la seconda gara con gli stessi requisiti presenti nel primo bando, nonostante le numerose interlocuzioni formali con il ministero dell'Interno mirate a rappresentare l'insostenibilità delle richieste del capitolato e la loro inadeguatezza in termini di sicurezza dei dispositivi.A febbraio 2021 la commissione procedeva all'apertura delle buste con le offerte tecniche ed economiche presentate dai tre operatori in gara: Axon, Trade Company e Condor.La big americana Axon, di certo la più strutturata tra le aziende che si sono fatte avanti, risultava essere l'unica ad aver consegnato la campionatura di gara (i dispositivi) nei termini previsti. Il 15, 16 e 17 febbraio 2021 l'azienda prendeva parte alle prove balistiche e di resistenza sulla campionatura di gara presso il banco nazionale di Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia.Anche in questo caso, nulla di fatto. Con un decreto del 23 febbraio 2021 il ministero dell'Interno Lamorgese disponeva l'esclusione di Axon dalla procedura di gara per aspetti minori e non relativi al corretto funzionamento dei dispositivi e alla sicurezza degli stessi per cittadini e forze dell'ordine.L'esclusione è stata motivata in base ad alcune non conformità, tra cui quelle relative alla fondina e alle cartucce di addestramento, nonché ad alcune difformità della campionatura di gara nelle prove balistiche. Per i tecnici del ministero era un problema anche che le istruzioni dei dispositivi fossero fornite solo in lingua inglese e non in italiano.Arriviamo ai giorni nostri. Anche grazie al pressing della Lega, il ministro Luciana Lamorgese indice una nuova gara. Del resto, per vincere la battaglia sui taser, il partito di Salvini sta facendo molto affidamento anche su Nicola Molteni, il neonominato sottosegretario all'Interno che da tempo combatte su questo fronte. Ora, entro la fine di questo mese le aziende interessate dovranno presentare le loro proposte. Il primo passo, poi, sarà quello di verificare la rispondenza degli apparecchi ai requisiti tecnici richiesti. La speranza è che, dopo due gare finite senza esito, con questa terza si possa trovare una soluzione che doti le forze dell'ordine di strumenti che stordiscono il malvivente senza arrecargli danni permanenti.
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