
Il sostegno ai disoccupati dell'esecutivo gialloblù è realtà. Pur di silurarlo, i grandi giornali sfidano il ridicolo: «Niente a chi prende l'auto nuova». «Preclusioni alle grosse cilindrate». Oppure: «Niente a chi ha due case».Paletti? Hanno messo dei paletti? Perfino? Ma come si permettono? Insomma, non si fa così. Non dovevano forse buttare quattrini dalla finestra? Non dovevano distribuirli alla membro di segugio? E invece? Che dite? Hanno messo un tetto? Dei limiti? Possibile? E com'è la regola nuova? Chi non spende i soldi li perde? State scherzando? Non si possono cumulare? Davvero? E devono andare solo a chi ne ha bisogno? Ma siamo impazziti? E per riceverli bisogna firmare un «patto per il lavoro»? Niente di meno? Un patto? E pure per il lavoro? Ma non si dovevano regalare soldi a chi sta sul divano? Non è più così? Niente divano? E non è forse uno scandalo? E poi che cos'è questa storia che bisogna accettare un lavoro? E che si aiutano pure le imprese? E che chi bara finisce in carcere? Vi rendete conto? Possibile che questi orrendi populisti non ne azzecchino mai una? Non potevano accontentarsi di pensare norme che aiutano i poveri, anziché le banche? Vogliono pure farle ragionevoli? Come osano? Ci sarà mai qualcosa di più irragionevole che misure così ragionevoli?In attesa di sapere quanto saranno efficaci reddito di cittadinanza e quota 100, abbiamo già capito quanto è efficace chi li sta criticando: nulla. O forse anche un pochino di meno. Dopo aver scelto sul tema Carige la geniale posizione: «Siete degli schifosi perché siete come noi», ora infatti le opposizioni si stanno scatenando contro il decretone all'insegna del nuovo grido di battaglia: «Che scandalo tutto questo buon senso». La linea viene come sempre dettata dai giornaloni del mattino, nei cui titoli sono piantati più «paletti» che nella recinzione di Fort Alamo. Fino a ieri demonizzavano il reddito di cittadinanza per la sua eccessiva generosità, adesso si sperticano a criticarlo perché è troppo poco generoso. Eccesso colposo di prudenza: ma come si permettono questi grilloleghisti di non dilapidare i soldi dei cittadini? Come viene loro in mente di mettere dei «paletti»?«Assegni light, pensioni mini. Sotto i proclami il nulla», titola Il Giornale lamentando il fatto che «milioni di persone riceveranno l'aiuto di Stato ma si tratterà di una somma modesta». Troppo poco, insomma. Il Mattino segnala con un po' di stupore le «regole anti furbetti», e si capisce: non sarebbe stato meglio se i furbetti avessero avuto il via libera? Niente da fare. «Chi bara paga». «Chi non spende i soldi se li perde». «Pene per chi ha dichiarato il falso», segnalano uno via l'altro tutti i principali quotidiani con evidente e crescente fastidio. Il Corriere della Sera si supera in prima pagina titolando: «Con l'auto nuova perdi il diritto». E noi non possiamo che condividere cotanta indignazione: ma come? Togliere il reddito di cittadinanza solo perché uno s'è appena comprato la Porsche? O la Ferrari fiammante? Ma dove andremo a finire di questo passo, con l'odio e il rancore sociale?Niente, questi si sono fissati. Vogliono aiutare 5 milioni di poveri e pretendono che siano poveri davvero, pensate che follia. Per dire: se uno è appena uscito dal concessionario in sella a una Honda rampante o a una Harley Davidson super chic, ecco, non gli passano il sussidio. Non vi pare una cosa folle? «Preclusioni anche per le grosse cilindrate», si scandalizza ancora Il Corriere, senza aggiungere per altro che, con tutta probabilità, il reddito di cittadinanza verrà tolto anche a chi compra uno yacht di lusso, un jet privato e un'isola della Grecia. Non è tutto ciò fortemente scandaloso e discriminante? Non dimostra forse che l'«assegno light» alla fine non servirà a nulla? Se non può averlo un ricco, allora, a che cosa serve?Abbiamo passato settimane ad ascoltare lamentele perché il reddito di cittadinanza sarebbe finito a chiunque, adesso invece, appena letto il decreto, sono cominciate le lamentele perché il reddito di cittadinanza non finisce a chiunque. Per esempio, dice Il Messaggero, «non si potrà prescindere dal patrimonio immobiliare, oltre alla prima casa». E il fatto deve apparire piuttosto disdicevole: ma vi pare? Uno si costruisce una casettina al mare, investe in un bilocale in montagna, e zac, gli tocca rinunciare al reddito di cittadinanza. Non è roba da matti? A forza di buon senso, si potrebbe perfino togliere il sussidio a chi ha una villa a Cortina o un maniero in Toscana, sempre per dire dell'odio sociale che cresce a dismisura.«Una pacchia. Forse», titola a caratteri cubitali Avvenire. E quel «forse» è davvero un colpo di genio. Si capisce, infatti, che al quotidiano dei vescovi dispiace un sacco: la misura biasimata a lungo perché doveva essere una pacchia per gli scansafatiche potrebbe non essere una pacchia per gli scansafatiche. Ma vi pare? Rovinare con quel po' po' di saggezza, le accuse contro l'assenza di saggezza? Ma non lo sanno che gli infuocati editoriali erano già pronti? Praticamente scritti? Durissimi contro la deriva assistenzialista? Contro l'eccesso di generosità? Contro la mancanza di paletti? Come osano, questi parvenu, approvare decreti che si discostano dal pensiero unico delle critiche dominanti?Bisogna dire che l'editorialista di Avvenire, nella circostanza, se la cava alla grandissima. «Svolta sociale (ma chi paga)?», è infatti il titolo. E il testo è un capolavoro. Costretto a ammettere che la «svolta sociale» ci sarà, costretto a ammettere che «era necessaria», dopo aver parlato di «realistico sostegno» (realistico, capite? Uno scandalo), assai diverso dal «velleitario reddito universale incondizionato» di cui finora si era discusso (peraltro solo sui giornaloni), obbligato per onestà intellettuale a promuovere il meccanismo del «patto di inserimento» e il «coinvolgimento del privato», e a riconoscere che in fatto di moneta sonante «la base di partenza è notevole», alla fine non sa più dove andare a parare per criticare il decretone. Ed ecco allora che tira fuori dal cilindro l'interrogativo cruciale: «Ma chi pagherà il conto?».Splendida domanda, in effetti. Ma la risposta non dovrebbe essere difficile. A pagare il conto, per esempio, potrebbero essere gli stessi che negli ultimi anni hanno pagato il conto per l'accoglienza dei profughi. Ma al quotidiano dei vescovi non pare la stessa cosa: evidentemente spendere 5 miliardi per gli immigrati è giusto, mentre spenderne 7 per i poveri italiani no. Anche se la misura «era necessaria», anche se lo strumento è «realistico» e, tutto sommato, fatto piuttosto bene. Ma non va bene. Chissà perché. Dev'essere, probabilmente, per via dei troppi paletti. Che a volte, si sa, finiscono negli occhi di chi scrive. E a volte non solo negli occhi. «Non hanno fatto la rivoluzione», si lamenta per esempio Italia Oggi, accusando la maggioranza gialloblù di una colpa gravissima: «Sono democristiani». Sono democristiani, ecco. Una colpa terribile. Praticamente un'assicurazione sulla vita.
«The Man on the Inside 2» (Netflix)
La serie con Ted Danson torna su Netflix il 20 novembre: una commedia leggera che racconta solitudine, terza età e nuovi inizi. Nei nuovi episodi Charles Nieuwendyk, ex ingegnere vedovo diventato spia per caso, indaga al Wheeler College.
(IStock)
Si rischia una norma inapplicabile, con effetti paradossali sui rapporti sessuali ordinari e persino all’interno delle coppie.
Grazie all’accordo «bipartisan» Meloni-Schlein è stato approvato in commissione giustizia della Camera, il 12 novembre scorso, il progetto di legge a firma dell’onorevole Laura Boldrini e altri, recante quello che, dopo la probabile approvazione definitiva in Aula, dovrebbe diventare il nuovo testo dell’articolo 609 bis del codice penale, in cui è previsto il reato di violenza sessuale. Esso si differenzia dal precedente essenzialmente per il fatto che viene a essere definita e punita come violenza sessuale non più soltanto quella di chi, a fini sessuali, adoperi violenza, minaccia, inganno, o abusi della sua autorità o delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa (come stabilito nella vigente formulazione della norma), ma anche quella che consista soltanto nel compimento di atti sessuali «senza il consenso libero e attuale» del partner.
Nuovo approccio dell'istituto di credito rivolto alle imprese pronte ad operazioni di finanza straordinaria. Le interviste a Stefano Barrese, Marco Gianolli e Alessandro Fracassi.
Matteo Bassetti e Sergio Abrignani (Imagoeconomica)
Abrignani in commissione: «Nessuno consultò il Css per tutto il 2020. Ci interpellarono sugli mRna solo l’anno successivo». E Bassetti ci prova: «Ho ricevuto fondi da Pfizer per gli antibiotici, non per i vaccini».
«Quanti quesiti ha ricevuto dal ministero della Salute nel 2020, quando era membro del Consiglio superiore di sanità?», chiedeva ieri Marco Lisei, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia. La domanda era rivolta a Sergio Abrignani, ordinario di Immunologia e immunopatologia presso l’Università degli Studi di Milano, poi da marzo 2021 componente del Comitato tecnico scientifico. «Solo una volta, di illustrare che cosa fossero i vaccini a mRna e quali quelli a vettore a vettore virale», è stata la stupefacente riposta del professore. Per poi aggiungere, a un’ulteriore domanda che chiariva il ruolo suo e dei suoi colleghi: «Dopo l’alert dell’Oms del 5 gennaio 2020 non siamo stati consultati. Solo nel gennaio 2021, per rivedere il piano pandemico influenzale Panflu».






