2021-03-30
Obbligo vaccinale e scudo penale. Il decretone sbarca domani al Cdm
Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia (Ansa)
Renato Brunetta: «Se per gli operatori non basta la moral suasion servono provvedimenti».Il decreto legge con le nuove misure di contrasto al Covid approda al Consiglio dei ministri, convocato per domani alle 17.30, Salvo imprevisti, si tratterà di un vero e proprio decretone, che conterrà, oltre alle norme sulle chiusure, anche quelle sull'obbligo vaccinale per i sanitari a contatto con il pubblico: dalla destinazione ad altro incarico fino alla sospensione dallo stipendio per chi si rifiuta, multe al datore (manager delle Asl e proprietari delle strutture private) se non sospendono lo stipendio, scudo penale per i medici che somministrano i vaccini salvo che, naturalmente, per eventuali casi di colpa grave. Su questa parte del decreto è al lavoro il ministro della Giustizia, Marta Cartabia. «Se uno è un operatore sanitario», dice il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, a Sky Tg24, «deve fare il vaccino, altrimenti si apre un problema. Verifichiamo le basi giuridiche ma io penso che alla fine serva una decisione di autorità, vale a dire l'obbligo. O basta la moral suasion o, se non è sufficiente, serve un provvedimento che obblighi». Per quel che riguarda la stretta anti Covid, la novità più eclatante è l'abolizione delle zone gialle: tutta l'Italia resterà divisa tra Regioni rosse e arancioni, con tanto di superstretta in occasione delle festività del 25 aprile e del primo maggio, in linea con quanto accaduto a Natale e con quanto succederà nei giorni di Pasqua: il 3, 4 e 5 aprile tutta Italia sarà in zona rossa. Il nodo politico più intricato, quello delle chiusure per l'intero mese di aprile, sul quale all'interno della maggioranza le posizioni sono distanti, dovrebbe essere sciolto, come anticipato dalla Verità, attraverso il cosiddetto «Lodo Gelmini». La proposta di Forza Italia, portata avanti con determinazione dal ministro degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, è di varare il decreto con le chiusure annunciate la scorsa settimana dal premier, Mario Draghi, ma con la previsione di una verifica a metà aprile sui dati e sull'andamento del contagio, in modo tale da avere elementi concreti a disposizione per valutare, insieme al Comitato tecnico scientifico, eventuali riaperture. Il «check» di metà aprile dovrebbe riguardare non solo i numeri dei nuovi positivi, ma anche la pressione sulle strutture ospedaliere, in modo tale da fornire un quadro più completo della situazione e dare modo al governo di valutare la possibilità, ad esempio, di riaprire bar e ristoranti a pranzo nelle Regioni dove l'andamento del contagio dovesse rallentare. Non solo: per metà aprile il governo conta anche di aver finalmente dato la sospirata accelerazione alla campagna vaccinale. Se Pd, Leu, M5s e Iv si opponessero anche ad aprire questa finestra intermedia di controllo della situazione, si tratterebbe di una posizione puramente ideologica, che andrebbe spiegata agli imprenditori e ai cittadini. La Lega, come noto, è contrarissima a un altro mese di saracinesche abbassate per tutti gli esercizi commerciali, a partire da bar, ristoranti e attività sportive; Pd e Leu sono sostenitori invece della linea rigorista, con il ministro della salute, Roberto Speranza, e quello ai Beni culturali, Dario Franceschini, paladini delle chiusure indiscriminate. Non a caso ieri proprio Speranza, intervenuto alla riunione tra governo e Regioni, ha ribadito la sua convinzione di dover mantenere l'Italia in zona rossa e arancione fino all'inizio di maggio. I governatori del centrodestra, da parte loro, hanno ribadito la necessità di «riaperture ragionevoli», insistendo per il ripristino delle zone gialle, dove i numeri lo consentano. I presidenti di Regione di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno chiesto «indicazioni scientifiche sul rischio che comporterebbero alcune riaperture come quelle di teatri o ristoranti». Per il resto, il decreto dovrebbe prevedere il divieto di visite a parenti e amici in zona rossa e degli spostamenti tra le Regioni: resteranno chiusi bar, ristoranti, cinema, teatri, musei, piscine e palestre. La novità più importante è quella che riguarda le scuole: si tornerà in presenza fino alla prima media anche in zona rossa, come era previsto nel precedente decreto, mentre nelle zone arancioni saranno in classe tutti gli studenti fino alla terza media e al 50% quelli delle superiori. Quanto alle seconde case, si potranno sempre raggiungere anche in zona rossa, purché siano di proprietà o con un affitto precedente al 14 gennaio e non vi siano ordinanze dei presidenti di Regione che ne vietano l'uso ai non residenti.
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