2025-03-15
Nuovo summit dei «volenterosi»: Meloni scettica per evitare trappole
Il premier resta fortemente contrario all’invio di truppe a Kiev. Ma la videocall di questa sera si annuncia come già operativa.La certezza granitica è che la maggioranza resta contraria all’invio di truppe in Ucraina. È stato ribadito con forza da più membri dell’esecutivo in rappresentanza di tutti e tre i partiti del centrodestra. Dai vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani al ministro della Difesa, Guido Crosetto. Per questo un grande dubbio ha tormentato il premier, Giorgia Meloni, che ieri a Torino ha incontrato gli atleti degli Special Olympics, le gare sportive internazionali per atleti con disabilità intellettive: partecipare o meno al vertice dei volenterosi convocato per oggi in videocall dal leader britannico, Keir Starmer. Presenza che, mentre andiamo in stampa, resta ancora incerta.La questione è legata all’agenda del summit. Se si parlerà di sicurezza e difesa europea in senso ampio il premier parteciperà, se invece l’obiettivo è discutere solo dell’eventuale invio di truppe europee in Ucraina, è improbabile che decida di collegarsi. Nessuna notizia ufficiale ma secondo il Kyiv Independent, il piano dei «volenterosi» dovrebbe prevedere di fornire assistenza finanziaria, truppe, aerei o navi per aiutare a difendere l’Ucraina da una nuova aggressione russa. La riunione coinvolgerà circa 37 Paesi europei, asiatici e membri del Commonwealth.In occasione della riunione di Parigi di martedì scorso con i generali di una trentina di Paesi, organizzata dalla Francia, il capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano, ha partecipato solo come «osservatore». Quella riunione è stata definita «meno operativa del previsto», ma ad ogni modo, alla riunione di oggi di Londra, non sono previsti «osservatori». La proposta che uscirà dal summit di Londra verrà poi presentata a Donald Trump, nella speranza che si possa convincere a garantire il sostegno statunitense sotto forma di potenza aerea, intelligence e sorveglianza dei confini, senza tuttavia dover includere truppe statunitensi nella forza di pace. Sulla tregua messa sul tavolo da Washington il dubbio di molti Paesi europei è che il Cremlino possa approfittarne per riarmarsi e continuare ad attaccare. In questo scenario resta incrollabile il sostegno di Meloni nei confronti di Kiev, ma oggi è altrettanto cruciale evitare di mettersi contro lo storico alleato statunitense. Lo ha ribadito Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, coesione e Pnrr, in un’intervista al Corriere della Sera. «Noi abbiamo sostenuto l’Ucraina dal primo momento, anche quando eravamo opposizione. Adesso lo facciamo cercando di evitare di ampliare il solco tra Usa ed Europa con documenti che sembrano fatti per rompere anziché per ricomporre». Spiega così l’astensione sulla risoluzione sull’Ucraina di Fdi sulla mozione del Parlamento europeo che attacca gli Usa e impegna a difendere Kiev. «Occorrono sforzi diplomatici», spiega Foti, «per tenere assieme i Paesi che hanno aiutato l’Ucraina a respingere l’aggressione russa. Se ci spacchiamo non si fa un favore a Zelensky, ma solo a Putin. Trump vuole portare al tavolo le parti in conflitto e il suo metodo è usare bastone e carota. Lo fa a modo suo, ma questa è la sua strategia». La strategia della maggioranza invece è ancora poco chiara. Su un piano sembrano essere d’accordo: quello di come finanziare la difesa Europea. «Sul piano Von der Leyen», aggiunge Foti, «dobbiamo distinguere: noi abbiamo sempre detto che le spese per la difesa vanno estrapolate dal Patto di stabilità e benvenuta Europa che finalmente ci arriva. Così come siamo contrari a che si distolgano fondi di coesione, almeno non lo faremo noi. Poi altri perimetri della discussione vanno calati nel concreto. Per ora c’è quello finanziario, gli 800 miliardi, ma bisognerà vedere come si declineranno queste spese. Perché in ogni caso si tratta di debito, che ha un peso, soprattutto per Paesi come l’Italia». Questa posizione era già stata espressa dalla Lega con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ed è per questo che gli europarlamentari del Carroccio sulla risoluzione del Parlamento europeo che appoggia il piano Von der Leyen hanno deciso di votare contro. Una prima prova di compattezza potrà essere provata con la risoluzione che il centrodestra presenterà prima al Senato e poi alla Camera in occasione delle comunicazioni del premier in Parlamento, in vista del prossimo Consiglio europeo. Sarà probabilmente un testo sintetico, secondo quanto trapelato, la Lega dovrebbe proporre di approvare semplicemente le comunicazioni del presidente del Consiglio. Sicuramente non si tratterà di un testo divisivo. «Come al solito troveremo la sintesi come abbiamo sempre fatto sulla politica europea», ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, riferendosi al dossier sul Rearm Europe. Il vicepremier Matteo Salvini ha visto il responsabile degli Esteri ungherese. Entrambi «hanno accolto favorevolmente gli sforzi dell’amministrazione Usa e del presidente Trump a favore del cessate il fuoco tra Russia e Ucraina con l’obiettivo di avviare i negoziati di pace tra le due parti». Non divisioni quindi ma «differenti sensibilità» tra Fdi e Fi da una parte e la Lega dall’altra sul piano di riarmo, che però non dovrebbero emergere nel dibattito alle Camere. Dopo lo scontro acceso che ci sarebbe stato tra Meloni e Giorgetti a margine del Consiglio dei ministri di due giorni fa (smentito da Palazzo Chigi), si invita tutti alla calma. Obiettivo abbassare i toni.
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