
Il bocconiano accusa il governo di creare la paura dei migranti e di fare propaganda. Cosa di cui ha una certa esperienza.Perdere il potere è più difficile che non averlo mai avuto. Così Tito Boeri ora che non è più al vertice dell'Istituto di previdenza, Boeri scopre la classe dominante. Se la sinistra è al governo, si definisce classe dirigente. Quando deve lasciare, la controparte non è mai degna e diventa «dominante»: brutta, sporca e cattiva. Il messaggio è diretto al governo o, per essere più precisi, alla competente blu dell'esecutivo. «Quando milioni di poveracci sono convinti che i propri problemi dipendano da chi sta peggio di loro, siamo di fronte al capolavoro delle classi dominanti», scrive Boeri sulla voce.info citando un manifesto affisso all'ingresso di una bocciofila milanese. In pratica, Boeri accusa l'esecutivo di aver instillato negli italiani la paura del diverso e dell'immigrato, convincendoli che sono un pericolo. E qui sta il paradosso. Boeri fa parte di quell'establishment che più di tutti ha creato la frattura tra gli ultimi e i penultimi. Che ha prodotto una cesura nella società. Il debito pubblico va migliorato? I tecnocrati spiegano che è colpa del sistema pensionistico non più sostenibile, e muovono la leva della contrapposizione di classe. Creano una guerra tra ultimi e penultimi che lascia sul terreno pure la borghesia. Adesso che dem e tecnocrati cedono la tolda, accusano la destra di fomentare ciò che essi hanno innescato: una guerra tra poveri italiani e stranieri. E per sostenere la propria tesi usa paradigmi che, senza la propaganda dei dem, sembrano ancora più fragili.Gli italiani - sintetizziamo l'articolo di Boeri - temono di perdere il proprio lavoro, di dover finanziare di tasca propria il welfare agli immigrati che non lavorano, di vivere in città insicure. Secondo l'ex presidente Inps si tratta di timori psicosomatici, frutto della propaganda di destra. Innanzitutto, «gli immigrati portano lavoro e non lo tolgono», sostiene Boeri. «Una badante in più rappresenta un posto di lavoro in più per una donna italiana», prosegue, aggiungendo che gli immigrati regolari garantiscono contributi per 14 miliardi e ne incassano per 7. Stesso discorso per i delitti commessi dagli immigrati. Boeri pubblica un grafico che dimostrerebbe come gli omicidi ogni 100.000 abitanti e il flusso di immigrati abbiano una correlazione inversa. L'ex presidente Inps prende questo esempio non a caso. Sa che su quella fascia di reati non può essere smentito. Peccato che ciò che più temono gli italiani rientri in altre tipologie: dalla rapina, al furto, fino allo stupro. E qui i clandestini la fanno da padrone. Citiamo Marzio Barbagli, anch'egli autore della voce.info. «La componente straniera», scrive Barbagli, «supera il 30% per le lesioni dolose, il 40% per le rapine in pubblica via e quelle contro gli esercizi commerciali, il 50% per le rapine in abitazione e addirittura il 60% per i borseggi». Sulla stessa linea d'onda, Boeri non si capacita del fatto che molti italiani non vogliano farsi pagare le pensioni dagli immigrati. Il motivo è semplice: hanno compreso che si tratta di una bufala. E a dirlo non siamo noi ma Bankitalia. La ricerca di Federico Barbiellini Amidei, Matteo Gomellini e Paolo Piselli, datata 2017, fornisce uno sguardo di lungo periodo e conclude che il problema demografico/contributivo non si risolve con i flussi immigrazionisti. «Nel decennio 2001-2011, con una popolazione straniera residente che supera i 4,5 milioni (7,7% del totale), il contributo demografico degli immigrati è considerevole (1,1%) e compensa parzialmente il dividendo demografico negativo che origina dalla popolazione italiana (-4,2%). Nell'ultimo difficile quinquennio, il contributo degli stranieri si attesta su un più modesto 0,2%», si legge nel paper. A pagina 19 del documento i tre economisti però spiegano meglio la curva del lungo periodo: «L'apporto specifico dell'immigrazione sarebbe favorevole nei prossimi tre decenni, ma partire dal 2041 anche il contributo dell'immigrazione diverrebbe negativo». Una frase che da sola smonta tutte le teorie sostenute dal precedente governo e pure da Boeri. Eppure il paper viene costantemente rimosso, così come viene occultato il clamoroso errore di valutazione ai tempi del decreto Dignità. Stando a Boeri, la norma avrebbe dovuto far perdere 80.000 posti di lavoro. Invece così non è stato. Ciò perché, anche sul lavoro, la sinistra applica il medesimo schema. Ieri, l'Istat ha diffuso i numeri dell'occupazione. Sono in leggera crescita rispetto a marzo (+56.000 unità) mentre quelli della della disoccupazione giovanile peggiorano, da 30,8% a 31,4%. Per la sinistra è segno del fallimento delle attuali politiche del lavoro. Eppure, se si prendono i valori degli inattivi, si capisce che sta avvenendo un travaso tra gli over 50, che per la prima volta flettono, e i lavoratori più giovani. È un primo passo per uscire dagli effetti negativi della legge Fornero, sebbene molto resti ancora da fare. Ma riconoscerlo implicherebbe un esame di coscienza che la sinistra non sembra disposta a intraprendere. È molto più facile applicare lo schema della consustanziazione della classe dominante. Almeno su questo i dem sono coerenti. Chi vota è comunque e sempre - come ha ben sintetizzato da Gad Lerner - classe subalterna.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.