
I gruppi parlamentari prendono 68 milioni l'anno. Senza contare le fondazioni. Chi foraggia dovrebbe dare al massimo 10.000 euro.Tornare al finanziamento pubblico? È un po' come se qualcuno, non riuscendo a prendere la patente, proponesse di tornare a usare soltanto calessi. Ma vi pare? Imparate a guidare, maledetti. Imparate a fare le curve, gli stop, a manovrare il cambio. E soprattutto imparate a rispettare i codici, non solo quelli della strada. Utilizzare gli scandali, l'immortale torbidume romano, il mondo di mezzo in salsa parnasa, per chiedere una nuova legge che sottragga soldi ai contribuenti per trasferirli nelle casse dei partiti, è un'idea così malsana che vi sconsiglio anche solo di annusarla. Potreste rimanerne stecchiti. Ma poi vi pare che i partiti siano così a secco di liquidi pubblici? Insomma: soltanto i finanziamenti ai gruppi parlamentari ci costano 53 milioni di euro l'anno. A questi vanno aggiunti i soldi del 2 per mille che quest'anno sono stati oltre 15 milioni di euro. Dicono: briciole. A me non pare. Dicono: sono troppo pochi i gli italiani che scelgono quell'opzione sulla dichiarazione dei redditi. A me paiono sin troppi, considerato quello che ne hanno avuto in cambio. E, in ogni caso, che ragionamento è? Siccome gli italiani dicono chiaramente che non vogliono dare soldi ai partiti, noi rimettiamo in cantiere una legge che li obblighi a dare più soldi ai partiti. Ma vi pare? Se poi la gente s'incazza e strilla, non dite che è colpa dei soliti giornalisti… Dicono: ma così solo i ricchi possono fare politica. E chi l'ha detto? Nella campagna elettorale del 2001 furono spesi 476 milioni di euro, nelle ultime meno di un decimo. Qualche politico ha avuto problema a farsi sentire? A farsi conoscere? A fare arrivare le idee agli elettori? Penso di no. Siamo stati inondati di messaggi. E se riducessimo ancora le spese non ci accorgeremmo della differenza. Credetemi: il problema della politica oggi non è la mancanza di soldi. Al massimo, in molti casi, la mancanza di idee. E di facce presentabili. Se uno ha una buona idea e una faccia presentabile il messaggio arriva. Sempre. Ci sono i social, internet, mille strumenti di comunicazione, c'è la presenza sul territorio che costa solo un po' di fatica e qualche suola di scarpa (per altro i parlamentari hanno pure i viaggi pagati…). Come è possibile non capirlo? Per le campagne elettorali non servono più miliardi. Anzi, lo sfoggio di ricchezza, di questi tempi, può essere pure controproducente. Per altro, se questa è la stagione del cambiamento, ebbene, bisogna cambiare per andare avanti. Non per tornare indietro. Io, per esempio, penso che debba essere ancora abbassato il tetto alle donazioni ai partiti (che oggi è di 100.000 euro): 10.000 euro e non se ne parli più. Può essere uno stimolo per i partiti, che così dovranno pensare a come conquistare la fiducia degli elettori, più che quella dei Parnasi di turno. Tu mi convinci, io ti sostengo. Magari così chi vuole far politica si abituerà a spremere le sue meningi, anziché i portafogli altrui. E l'altra cosa da fare è mettere mano alle fondazioni parallele ai partiti, che sono diventate una specie di giungla dove vale la regola del «liberi tutti». Openpolis.it ne ha contate ben 102, di cui solo l'11 per cento con il bilancio regolarmente pubblicato. E non è un caso se le fondazioni emergono anche nello scandalo di questi giorni: è inutile chiedere controllo e trasparenza ai partiti, se poi tutto quello che passa nelle strutture parallele rimane avvolto dal mistero, non vi pare? E allora perché, anziché ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti, non proviamo a far sparire questo finanziamento occulto? Lo dico sinceramente: mi sembra impossibile che non si possa avere un sistema in cui la politica possa vivere in modo trasparente, pulito, con piccole donazioni dichiarate e detraibili. Un imprenditore vuole finanziare tutti i partiti? Lo faccia. Sempre con meno di 10.000 euro e in modo palese. Che cosa c'è di male? Dove sta il problema? Così i partiti non riescono a vivere? Nonostante il 2 per mille? Nonostante i finanziamenti ai gruppi parlamentari? Nonostante i viaggi gratis? Allora vuol dire che non sono partiti, ma comitati d'affari. Non credo che gli italiani vogliano «punire» la politica. Anche se, per quello che la politica ha fatto agli italiani, forse se lo meriterebbe. Vorrebbero semplicemente che i politici si comportassero come tutti gli altri italiani, quelli che tirano la cinghia se necessario e che sono tenuti a rispettare le regole. Dire che senza il finanziamento pubblico si spingono i partiti alla corruzione è sbagliato e offensivo. Sbagliato perché la corruzione, come è noto, prosperava felicemente anche quando il finanziamento pubblico c'era. Anzi: Tangentopoli è nata con il finanziamento pubblico dei partiti. E dunque pensare di eliminare la corruzione con il finanziamento pubblico è come pensare di eliminare il diabete con una torta alla panna. Offensivo perché ci sono milioni di italiani che sono affamati assai più dei partiti e non per questo si comportano in modo disonesto. Se i partiti vogliono tornare a farsi amare, almeno un po', dovrebbero dimostrare di saper fare altrettanto, senza andare a bussare quattrini dicendo che altrimenti «la corruzione è inevitabile». Che è un po' come se uno dicesse a un passante: se non mi dai 100 euro, ti svuoto il portafoglio. Non si chiama finanziamento. Si chiama rapina.
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