2024-11-13
L’Ue già impantanata ai blocchi di partenza
Rinviata la scelta dei vicepresidenti della Commissione: voto in blocco per evitare i veti incrociati. Pesa il niet dei Popolari spagnoli alla candidata di Sánchez. Il Pd cerca di sabotare Fitto danneggiando l’Italia. La Meloni: «Inconcepibile, la Schlein si esprima».Audizione della donna forte di Madrid Teresa Ribera, sulla graticola per l’alluvione a Valencia.Lo speciale contiene due articoli.Sarà un dentro tutti o nessuno. Il voto per i sei candidati alla vicepresidenza della Commissione europea dovrebbe arrivare oggi, se tutto va bene, in blocco. Ieri è stato l’ultimo giorno delle audizioni dei futuri componenti dell’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen. A essere interrogati il francese Stéphane Séjourné (Industria), la spagnola Teresa Ribera (Green deal e competitività), la finlandese Henna Virkkunen (Sovranità tecnologica), l’estone Kaja Kallas (Alta rappresentante per la politica estera), la rumena Roxana Mînzatu (Persone) e l’italiano Raffaele Fitto (Coesione e Riforme).Non si è votato, come inizialmente previsto uno per uno, perché tutti i gruppi hanno avuto il timore di veder saltare la propria candidatura. L’obiettivo è evitare i veti incrociati. Si può fare perché per regolamento entro 24 ore i coordinatori devono inviare una lettera di raccomandazione riservata, che, presa in esame dalla conferenza dei presidenti di commissione, viene poi trasmessa alla conferenza dei presidenti. I coordinatori di commissione possono approvare o respingere i commissari designati per consenso.Probabile la simultaneità delle valutazioni. La sensazione è che si andrà comunque verso la conferma di tutti i vicepresidenti designati nonostante i mal di pancia. Il motivo è banale: senza accordo nessuno dei sei avrebbe i voti sufficienti per avere il via libera dei coordinatori delle commissioni. A quel punto la decisione spetterebbe ai singoli componenti delle commissioni che voterebbero a scrutinio segreto. Difficile scenario che rischia di ribaltare la maggioranza Ursula. Per Fitto dovrebbero schierarsi Popolari, Conservatori e Patrioti contro Liberali, Socialisti, Verdi e Sinistra, che già alla vigilia dell’audizione avevano sollevato dubbi circa l’assegnazione di una presidenza esecutiva a Fitto, esponente dei conservatori dell’Ecr, gruppo che non ha votato per la riconferma della Von der Leyen. Popolari, Conservatori e Patrioti di contro minacciano di affossare Ribera e Séjourné. Sulla Ribera poi si è aperto un nuovo fronte che settimane fa non esisteva. Infatti c’è un nuovo braccio di ferro, questa volta con il Ppe spagnolo che ce l’ha con la socialista a causa delle responsabilità imputatele per la cattiva gestione dell’alluvione in Spagna. I Popolari, prima di dare il via libera, chiedono che riferisca in Parlamento a Madrid. A ogni modo Fitto, che fin da subito sapeva di essere nel mirino, nel suo intervento si è mostrato molto cauto. «Non sono qui per rappresentare un partito politico o uno Stato membro, ma per il mio impegno per l’Europa», ha spiegato sottolineando che «il mio ruolo sarà di indipendenza ed equidistanza con tutti gli Stati membri, conosco bene il codice di condotta e le posso assicurare che per quanto mi riguarda la serietà nel mantenere gli impegni è garantita». E ancora: «Essere parlamentare europeo vuol dire essere rappresentante di una parte, essere ministro vuol dire rappresentare un Paese, essere un commissario vuol dire rappresentare l’Ue. Il modo migliore per andare avanti è avere un dialogo aperto e costruttivo nonostante opzioni politiche diverse: le nostre diverse storie sono la nostra forza. L’Europa è casa nostra: abbiamo la responsabilità comune per lavorare a favore del benessere dei nostri cittadini». Significativo il passo indietro sul voto di Ecr alla Von der Leyen. Quel voto per Fitto rappresentava «una posizione di attesa», ma «dopo l’esperienza fatta da ministro degli Affari europei» con delega al Pnrr, «se dovessi votare domani mattina, quell’astensione sarebbe un voto favorevole». Il Pd, come già denunciato nei mesi scorsi dalla Verità, sembra invece pronto a votare contro il suo Paese pur di fare uno sgambetto al governo. «Fitto non può fare il vicepresidente esecutivo della Commissione europea», ha scritto su X l’eurodeputato dem (S&D) Brando Benifei. Dario Nardella ha poi aggiunto: «Noi ci riserviamo di dare una valutazione finale nell’ambito del gruppo S&D». Sulla stessa linea Andrea Orlando, appena battuto alle regionali in Liguria. Un sabotaggio che ha spinto Giorgia Meloni a intervenire: «Trovo inconcepibile che alcuni esponenti del Pd chiedano adesso di togliere al commissario italiano designato la vicepresidenza esecutiva della Commissione europea», ha detto, «Vorrei sapere dalla segretaria del Pd se questa è la sua posizione ufficiale: sottrarre all’Italia una posizione apicale per impedirle di avere una maggiore influenza». Parole simili sono state pronunciate dal copresidente di Ecr e deputato di Fdi Nicola Procaccini: «Smetteranno mai di privilegiare il proprio partito rispetto alla propria nazione?».Su Fitto i Verdi vanno avanti con la loro contrarietà: «La mancanza di impegno nei confronti del Green deal e il suo rifiuto di commentare il comportamento di voto in passato non ci hanno convito». Attacco di Ana Miranda Paz, del Bloque nacionalista gallego (Verdi/Ale), che ha accusato Fitto di essere «fascista». Pronta la risposta: «Se le do l’idea di un fascista, non lo so, faccia lei. A me sembra che siano temi e argomenti lontanissimi da qualsiasi ipotesi reale».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nomine-commissione-ue-2669864799.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-ribera-si-scopre-meno-estremista-si-a-neutralita-tecnologica-e-atomo" data-post-id="2669864799" data-published-at="1731445787" data-use-pagination="False"> La Ribera si scopre meno estremista. Sì a neutralità tecnologica e atomo Alla fine è la candidatura di Teresa Ribera, che sembrava blindatissima, a tirar fuori colpi di scena. Sarebbe il suo nome quello che avrebbe infatti fatto slittare a oggi (se tutto andrà bene) la conferma dei commissari designati come vicepresidenti da Ursula von der Leyen. A creare problemi alla socialista spagnola un suo connazionale del Partito popolare: Alberto Núñez Feijóo. È stato lui ad annunciare che i suoi eurodeputati avrebbero votato contro la sua nomina. Non un fulmine a ciel sereno, perché da giorni il Partito popolare spagnolo sta criticando la gestione della catastrofe dell’alluvione a Valencia da parte della Ribera in qualità di ministro della Transizione ecologica e vicepremier. Núñez Feijóo ha detto chiaramente che non merita di fare il commissario: «Significherebbe portare in Europa un problema invece che una soluzione». Non solo perché ha definito «deplorevole» che il capo del governo, Pedro Sánchez, dica che dovrebbero esserci più dirigenti come Teresa Ribera. Questa è la posizione dei Popolari spagnoli, ma potrebbe non essere quella di tutto il gruppo, il più numeroso al Parlamento europeo. «La linea è che le delegazioni nazionali del Partito popolare europeo non devono condizionare la posizione dell’intero gruppo nell’esame dei commissari», ha detto l’eurodeputato di Forza Italia e del Ppe Salvatore De Meo. «La principale questione sul piatto ora riguarda principalmente la conferma della vicepresidente spagnola Ribera ed è connessa con la polemica sulla mala gestione dell’alluvione di Valencia», ha commentato il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, «mala gestione di cui anche lei è direttamente accusata. Prendiamo atto che la maggioranza ha deciso di prendere tempo». Poi ha chiarito che «il voto di Fdi sarà favorevole per l’ovvia e naturale ragione che il commissario italiano è espressione del nostro partito, quello delle altre delegazioni non sono in grado naturalmente di anticiparlo». I popolari spagnoli, insieme con i membri di Vox, tirano il freno a mano perché vorrebbero che la Ribera prima riferisse al Parlamento spagnolo sull’alluvione. Fonti ministeriali hanno segnalato che la Ribera darà conto della gestione del governo nella crisi. Lei stessa in audizione ha annunciato che si presenterà al congresso la settimana prossima per chiarire i fatti. La si accusa di aver dato l’allarme rosso per l’emergenza 12 ore dopo l’allerta meteo e quando interi Comuni erano già stati travolti dalle inondazioni. In questo clima il ministro spagnolo si è approcciato all’audizione ieri sera per il ruolo di vicepresidenza con delega al Green deal e alla concorrenza. Nel suo discorso iniziale ha inteso dare seguito alle politiche di abbandono dei combustibili fossili, ma aggiungendo: «Ogni Stato membro decide come organizzare il proprio mix energetico e so che ci sono Paesi che hanno deciso di puntare sul nucleare. Tutti meritano rispetto». «La competitività a lungo termine dell’Europa richiede di allontanarsi dai combustibili fossili e di abbracciare un’economia pulita, circolare ed efficiente che attragga talenti e investimenti e generi posti di lavoro e prodotti di alta qualità». Un Clean industrial deal da presentare «nei primi 100 giorni». Sul settore automobilistico la Ribera ha difeso la «neutralità tecnologica» quale principio per la transizione industriale. Interrogata su Frans Timmermans, ha risposto: «Ha fatto un ottimo lavoro». Poi ha rifiutato di discutere «di negazionismo climatico». Molte le domande sulla gestione del disastro a Valencia.
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