2024-08-21
No ai ricatti sulle carceri: abbiamo un piano per l’edilizia da 250 milioni
C’è da chiedersi perché gli esecutivi precedenti non siano intervenuti: la sinistra si ricorda delle condizioni di vita dentro le celle solo quando è all’opposizione. I numeri dimostrano che le misure alternative funzionano.Caro direttore, ho letto la riflessione che lei ha aperto sul sovraffollamento e sulla necessità di un imponente piano di edilizia carceraria. Condivido integralmente il suo pensiero e il governo sta agendo coerentemente: da quando sono nato esiste il sovraffollamento, da quando sono nato ciclicamente arrivano svuota cercati, variamente definiti, che altro non rappresentano che colpi di spugna che erodono la certezza della pena e aggravati dal fatto che non hanno funzionato se siamo in queste condizioni. Il successivo intervento di Salvatore Buzzi mi trova, invece, in disaccordo e vorrei seguendo pedissequamente il ragionamento articolato in nove punti, provare ad articolare i motivi del mio dissenso e l’operato del Governo.1 Buzzi sostiene che sia fisiologico per un governo di centrodestra costruire nuove carceri e si chiede perché i vari governi che si sono susseguiti non lo abbiamo fatto. Me lo chiedo anche io, estendo la mia domanda ai governi di centrosinistra che si sono succeduti in questi ultimi anni. La capienza detentiva fa parte della umanizzazione della pena che, evidentemente, interessa alla sinistra quando è all’opposizione. Un inciso: non dovrebbe essere «fisiologico» costruire nuove carceri solo per la destra: se mancano posti detentivi sarebbe fisiologico costruire nuove carceri a prescindere da chi governa. 2Buzzi indica il numero esorbitante di detenuti in misura alternativa, numero superiore ai detenuti reclusi. Tanto dimostra che le misure alternative funzionano e vi si fa ricorso, a differenza di quanto sostenuto nel lunare dibattito esploso questo agosto e volto a tentare di piegare il governo all’ennesimo svuota carcere 3 Buzzi si duole del fatto che i governi del centrodestra aumenterebbero la lista dei reati. Non capisco il senso della critica. Se mancano previsioni normative volte a contrastare chirurgicamente condotte delittuose perché non introdurle? Per il sovraffollamento? Inseguendo questa logica se abolissimo ogni reato saremmo a posto. Più seriamente Lei ricorda direttore quando l’Italia era maglia nera europea di rave party? Quando ogni spallone veniva in Italia a violare decine di leggi, financo quelle relative al traffico di sostanze stupefacenti? Bene! Abbiamo orgogliosamente introdotto la nuova figura di reato e l’aria è cambiata.4 Buzzi lamenta che avanzare proposte sulla liberazione anticipata e sugli sconti di pena, alimenta aspettative, successive delusioni e quindi rivolte. Fermo restando che ritengo legittima ogni proposta politica della opposizione, questa critica certo non può essere rivolta al governo. Se poi il luciferino ragionamento fosse volto a sostenere che, poiché l’opposizione avanza la proposta di un nuovo svuota carceri, la maggioranza deve cedere perché diversamente esplodono le rivolte, la risposta deve essere netta. Nessuno può sognarsi di governare dall’opposizione con idee di sinistra perché la destra ha paura di fare la destra: nessuno svuota carceri con il governo Meloni a prescindere da pressioni di qualsivoglia natura 5 Buzzi lamenta sovraffollamento e strutture carcerarie non adeguate. Condivido la fotografia impietosa che inchioda i governi precedenti alle loro responsabilità. Sono orgoglioso che il governo Meloni, viceversa, abbia già investito in meno di due anni oltre 250 milioni di euro per un imponente piano di edilizia carceraria che dovrebbe, secondo le stime, far recuperare 7.000 dei 10.000 posti detentivi mancanti. Nel Dl Carceri abbiamo poi previsto proprio la figura del Commissario per l’edilizia penitenziaria per accelerare l’esecuzione dei lavori. Questa è la risposta di un Governo di centrodestra che non ha paura delle sue idee6 Buzzi lamenta che mancano agenti, direttori e educatori, cioè coloro che sono preposti alla rieducazione del detenuto. Qui Buzzi non ha informazioni aggiornate. Il governo Meloni ha assunto direttori per la totale copertura dei posti vacanti, il governo Meloni ha, per la prima volta, saturato la pianta organica degli educatori. Chi ci ha preceduto faceva appelli da salotto per la rieducazione del detenuto, noi abbiamo assunto le figure professionali che devono fare il trattamento. In ordine agli agenti di polizia penitenziaria è difficile recuperare circa quindici anni di mancate assunzioni in cui nemmeno si garantiva il turn over per il personale che andava in quiescenza. Sono però orgoglioso che in questi 20 mesi di governo siano state finanziate circa 7.000 assunzioni non solo per garantire il totale turn over degli agenti, ma anche per garantire 2.000 assunzioni in più rispetto allo stato catastrofale che abbiamo ereditato. È più facile distruggere che costruire e fa più rumore un albero che cade fino a foresta che cresce, ma la foresta sta crescendo!7 Buzzi lamenta che i nuovi reati introdotti dal governo Meloni a tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico aumentare la popolazione carceraria. Ho già risposto al punto 3 e a quello rimando8 Buzzi critica la scarsità di magistrati di sorveglianza. Condivido e vale per tutti i magistrati. Questo abbiamo ereditato. Sono orgoglioso di poter confermare che abbiamo già trovato le risorse e parzialmente indetto i concorsi per magistrati per saturare, entro la fine del nostro mandato, la pianta organica della magistratura. Avessero fatto altrettanto in passato!9 Buzzi conclude che non rimane altro che approvare la misura Giachetti. Alla fine mi sembra di poter dire che si scopra il luciferino e non condiviso ragionamento di cui al punto 4. Non rimane che cedere, che gettare il colpo di spugna e accettare uno svuota carceri. No, non è nelle corde del cuore di questo governo che, in ambito penale, si muove su un binario parallelo: enfatizzazione del principio di non colpevolezza per indagati e imputati e certezza della pena per condannati. Mi basti dire che l’omicida di Marco Biagi, con questa proposta, sarebbe uscito molto tempo prima.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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