2020-05-10
Niente mini regolarizzazione. L’ala sinistra del governo pretende una sanatoria vera
Pd, Leu e Italia viva bocciano la proposta grillina di un permesso di lavoro di tre mesi. Anche i governatori in campo: in Toscana e Campania corsie preferenziali per stranieri.Grillini sull'orlo di una crisi di nervi. E d'identità. La sanatoria per i 600.000 immigrati irregolari, che vede unita sullo stesso lato della barricata l'inedita coppia Pd-Italia viva, sta letteralmente mandando a gambe all'aria il Movimento. Incapace di prendere una posizione chiara sull'argomento e lacerato al suo interno dalla dicotomia tra l'ala che fa riferimento al presidente della Camera, Roberto Fico, favorevole alla misura di regolarizzazione, e quella che invece guarda a Vito Crimi e a Luigi Di Maio per impedirla. Una difficoltà che si è tramutata in un imbarazzato mutismo dopo la proposta, che avrebbe dovuto aggregare e invece ha diviso ancor di più, di immaginare un «condono» a tempo determinato (trenta giorni, al massimo novanta) collegato alle specifiche esigenze di raccolta nei campi. E non è un caso che nessun big pentastellato abbia avuto la reattività e il coraggio di replicare alle bordate che, nella giornata di ieri, sono arrivate da due forze di maggioranza. «Il compromesso ipotizzato per non regolarizzare gli immigrati e al tempo stesso concedere loro un permesso di lavoro per un mese è inaccettabile», ha attaccato Maria Cecilia Guerra, esponente di Leu e soprattutto sottosegretaria al ministero dell'Economia e delle Finanze. «Sarebbe ipocrita riconoscere, da un lato, che senza gli immigrati i nostri raccolti stagionali sono a rischio come sostengono le organizzazioni agricole e, dall'altro, non accettare di dare dignità e regolarità, a quelli già sul territorio italiano», ha aggiunto. A fare eco all'esponente di sinistra, con toni quasi di dileggio nei confronti dei grillini, è anche la senatrice Emma Bonino (+Europa): «Con i radicali porto avanti da anni le stesse proposte oggi più che mai attuali, la questione è lampante per tre ordini di motivi: l'umanità, la legalità aiuta la sicurezza, e il terzo è che ne abbiamo bisogno». Poi l'affondo: «Non discuto le motivazioni dell'uno e dell'altro, ma come dice la ministra Lamorgese, nei campi chi ci mandiamo? Dobbiamo dire ai pomodori di aspettare a maturare per Crimi?». E se non attenderanno il capo politico grillino, i pomodori difficilmente faranno un'eccezione per il premier Giuseppe Conte che da giorni gioca a tessere la tela della diplomazia in un contesto balcanizzato che non offre vie d'uscita onorevoli per i seguaci del Blog delle Stelle. Tant'è che la misura doveva essere inserita nel decreto aprile che, nel frattempo, è diventato decreto maggio e, tra non molto, si trasformerà in decreto di metà maggio senza, per questo, che ci sia qualche ipotesi praticabile all'orizzonte. Bordate ad alzo zero sui grillini anche dal governatore della Toscana, Enrico Rossi. «Dopo aver negato per decreto il soggiorno umanitario a tanti migranti, costringendoli alla clandestinità, ora il M5s vorrebbe farne emergere solo un po' e per la sola durata dei lavori stagionali. Nel complesso, nonostante il cambio di maggioranza, essi mostrano una lunga fedeltà alle loro idee e un perdurante cinismo», è la posizione espressa in un post sui social dal presidente della Giunta regionale. Rossi, già noto per aver definito nei mesi scorsi il coronavirus poco più di un raffreddore, sui migranti è riuscito ad andare addirittura oltre. Con la ordinanza numero 54 di mercoledì scorso, ha di fatto stabilito che i migranti hanno una importanza superiore a quella degli imprenditori che assumono dipendenti, pagano stipendi e, in ultima istanza, creano ricchezza sul territorio. Il provvedimento indica infatti «le categorie di soggetti […] ai quali è effettuato con priorità il test sierologico rapido, con oneri a carico dei bilanci delle aziende sanitarie, quale iniziativa di sanità pubblica» e tra queste il governatore ha inserito oltre a studenti, magistrati e personale scolastico, anche gli «operatori» e soprattutto gli «ospiti delle strutture di accoglienza per migranti». Insomma, tutti gli altri - compresi anche gli immigrati regolari che pagano le tasse e si sono integrati - dovranno pagare i test di tasca propria. Corsia privilegiata anche in Campania dove il governatore dem Vincenzo De Luca, annunciando l'arrivo di 20.000 migranti tra Caserta e Salerno, ha promesso di impegnare «tutte le Asl in un lavoro attento di verifica dei contagi a tutela della salute dei cittadini campani». Le stesse Asl che da settimane arrancano per assicurare i tamponi ai cittadini campani come denuncia il capogruppo regionale di Forza Italia, Armando Cesaro: «A Roma c'è chi si preoccupa di fare una nuova sanatoria per i migranti, qui in Campania abbiamo De Luca ultimo per tamponi eseguiti in Italia che si preoccupa di fare test ai migranti. Ma dei lavoratori italiani chi se ne occupa?». Dalla Liguria arriva, invece, la proposta dell'assessore all'Agricoltura Stefano Mai di consentire ai lavoratori in cassa integrazione di continuare a lavorare in azienda. «Questo intervento rappresenterebbe un aiuto fondamentale per le imprese del settore, si tratta di una misura che può essere valida per tutto il territorio nazionale, non solo per la Liguria». E che impedirebbe, di fatto, la sanatoria di massa.
Jose Mourinho (Getty Images)