2023-10-12
Netanyahu apre alle opposizioni e inaugura il governo d’emergenza
Il premier si accorda con Benny Gantz, che entra nella cabina di comando. Resta fuori Yair Lapid.Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e Benny Gantz, ex ministro della Difesa nonché leader dell’opposizione centrista sono d’accordo. Israele formerà un governo di unità nazionale dettato dall’emergenza della guerra in corso con i terroristi di Hamas. Netanyahu, Gantz e il ministro della Difesa, Yoav Gallant, faranno parte del gabinetto di guerra. Gadi Eizenkot, membro del partito di Gantz ed ex capo di stato maggiore dell’esercito, insieme al ministro degli Affari strategici, Ron Dermer, fungeranno da osservatori.Le autorità del gabinetto di sicurezza ordinario, come previsto dalla legge, rimarranno invariate. Il partito di Gantz avrà cinque ministri senza portafoglio nel governo.La dichiarazione è stata fatta congiuntamente da entrambi i leader e per il momento non ci sono indicazioni sull’eventuale partecipazione dell’altro leader di opposizione, Yair Lapid, e del suo partito Yesh Atid. Come scrive la Cnn, il governo non approverà alcuna legge, né prenderà alcuna decisione che non riguardi la condotta della guerra. Questo significa anche che non potrà andare avanti la controversa riforma della Giustizia finché il governo di emergenza resterà in carica. Il nuovo esecutivo allargato si riunirà a Tel Aviv. Un segnale forte, c’è bisogno di tutti quanti per garantire la sopravvivenza dello Stato di Israele. Non è confermato ma anche lasciar fuori l’estrema destra rappresenta un segnale. Ed è senz’altro questo il nodo che ha fatto tardare di qualche ora l’accordo per un governo di emergenza. Benny Gantz per garantire il sostegno del suo partito ha chiesto che venissero estromessi i due leader dell’estrema destra, ritenuti da molti i responsabili di quanto accaduto sabato 7 ottobre. Si tratta di Itamar ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale e quindi colui che avrebbe dovuto garantire il presidio di militari israeliani al confine con Gaza e che invece ha deciso di spostare 23 brigate e di Bezael Smotrich, ministro dei Coloni.Chiaramente questo significa che quando tutto questo sarà finito, a meno che non cambi qualcosa in corsa, difficilmente Netanyahu potrà tenere in piedi quella coalizione che gli ha permesso di essere eletto anche quest’ultima volta. In ogni caso questo non è il momento delle strategie politiche. È il momento della responsabilità, le somme si tireranno alla fine. Per Israele non ci sono precedenti a questa crisi, se non uno. La più volte citata guerra dello Yom Kippur. Era il 6 ottobre del 1973, esattamente 50 anni prima di questo nuovo conflitto. In quell’occasione Golda Meir non formò un governo di unità nazionale, andò avanti con lo stesso esecutivo che aveva permesso con i suoi errori che scoppiasse quella guerra con Egitto e Siria. La guerra fu vinta. Ed è probabile che anche in quest’occasione andrà così. Ma come accaduto per la Meir, questa crisi potrebbe segnare in ogni caso la fine della carriera politica di Natanyahu. Primo leader a essere nato nel Paese dalla sua fondazione nel 1948 e il premier rimasto in carica più a lungo della storia d’Israele. Colpevole, se così verrà giudicato, di aver creduto di poter mantenere lo status quo, di poter gestire le frange estremiste dei palestinesi che vogliono la distruzione dello Stato d’Israele. Solo la storia potrà dire chi ha avuto ragione, adesso però è il momento della guerra.
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