2021-11-13
Nel 2022 Figliuolo rischia un caos alla Arcuri
Hub dismessi, sovrapposizione tra iniezioni ai bimbi, richiami per fragili e sanitari e terze dosi per chi avrà bisogno della card, qualora la sua durata fosse ridotta a sei mesi. O il commissario potenzia la macchina, o a febbraio arriverà la tempesta perfettaLa campagna vaccinale rischia di ripetere lo stesso copione già visto all’inizio del primo round: Regioni in ordine sparso, caos nella programmazione e conseguente mancanza di dosi, inciampi logistici nell’organizzare la catena vaccini-vaccinandi-vaccinatori per estrarre il massimo della produttività dalla fase di somministrazione, in una sorta di catena di montaggio da cui deve uscire come prodotto un cittadino immunizzato al Covid. Se si sbilancia una delle tre componenti della catena, la somministrazione va in tilt sprecando tutte le altre, come si è visto nei primi mesi dell’anno, ma evidentemente certe lezioni paiono essere state dimenticate per fare spazio ai soliti proclami. Tanto basta dare la colpa ai no vax se qualcosa non funziona. Non vogliamo fare le Cassandre ma nel porre, con qualche mese di anticipo, il problema logistico della somministrazione della terza dose alla popolazione generale (chiudendo gran parte degli hub e concentrandola su farmacie, medici di famiglia e pediatri) ci avevamo azzeccato. In alcune Regioni si stanno rivedendo in fretta i piani su strutture già tornate alla funzione originaria. E per correre ai ripari il commissario Francesco Paolo Figliuolo punterebbe a riaprire 70 hub (che poi sono molto meno se si escludono quelli mobili, poco più di un’ambulanza) della Difesa da aggiungere ai 26 rimasti attivi. Con l’introduzione dei quarantenni e dei cinquantenni, la platea delle persone che potranno chiedere la terza dose è quasi raddoppiata, passando da 20 a 35 milioni. Le nuove fasce di età già il primo dicembre potrebbero richiedere 3,3 milioni di vaccini, perché questo è il numero di quarantenni e cinquantenni che hanno fatto le prime due dosi tra il 27 dicembre del 2020 e il primo giugno 2021. Entro fine dicembre si aggiungeranno altri 3 milioni e a gennaio acquisiranno infatti il diritto di fare la terza dose 5,5 milioni di persone. Nei prossimi mesi potrebbe però servire una macchina vaccinale ancora più potente di quella che viaggiava a pieno regime.Ieri, infatti, un retroscena di Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera lasciava intendere che il piano del governo sarebbe il segeuente: rendere obbligatoria per i sanitari anche la terza dose, procedere dal primo dicembre con il booster agli over40 con le «chiamate attive» delle Asl dando anche la possibilità di vaccinarsi senza prenotazione e - attenzione - prorogare il green pass almeno fino alla primavera senza però escludere aggiustamenti alle regole per il rilascio «come la validità di sei mesi dall’ultima dose e non dodici come avviene adesso e l’esclusione dei test rapidi per ottenere la certificazione». Si tratta, aggiunge il Corriere, di una possibilità che al momento il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha scartato, ma che potrebbe essere rivista qualora ci fosse un’ulteriore risalita della curva dei contagi. Ed eccoci al problema, perché se l’ipotesi fosse confermata - ovvero se verrà abbassata a 6 mesi la durata del pass, per allinearsi alla presunta durata della copertura vaccinale - significherebbe ritrovarsi a gennaio-febbraio con un mega imbuto tra fragili, over 80, Rsa, operatori sanitari, docenti e anche i richiami a persone vaccinate con seconda dose a luglio-agosto. Gente che ora, rispetto al primo giro di somministrazioni, ha bisogno del pass per andare a lavorare. Cui potrebbero aggiungersi anche i bambini tra i 5 agli 11 anni se arriverà il via libera dell’Ema entro dicembre. Il tutto, continuando con la strategia degli open day, delle open night e comunque senza prenotazione che, come abbiamo visto in passato, non consente di gestire adeguatamente le scorte di vaccini nei magazzini delle Regioni. Se i centri vaccinali sono scarichi il metodo può funzionare ma se l’affluenza registra picchi improvvisi il rischio è quello di alimentare il caos. Quanto alle prossime forniture, esiste una pianificazione delle dosi disponibili sul primo trimestre del 2022? Le fiale necessarie sono state già «opzionate», ha detto Figliuolo nei giorni scorsi, ma quale sarà l’agenda delle consegne? Abbiamo abbastanza vaccini e vaccinatori per fare il richiamo milioni di persone in poche settimane? Ieri il generale è stato acclamato all’assemblea di Federmanager, si è limitato a ringraziare «gli italiani per quello che stanno facendo», ha sottolineato che «non bisogna abbassare la guardia» perché «questo è un virus infido e continua a essere in agguato» e che «la campagna vaccinale deve continuare con la persuasione e la campagna attiva». Nel frattempo, alcune Regioni dovranno riaffidarsi a centri vaccinali ormai chiusi, come accadrà a Porto Torres, in Sardegna, dove dal 22 al 27 novembre aprirà un hub straordinario per consentire le inoculazioni delle dosi booster. Il Lazio, invece, potenzierà le strutture a disposizione, alle quali sarà affiancato il lavoro di medici di famiglia e farmacie, che hanno superato le 100.000 vaccinazioni (di cui oltre il 25% terze dosi). In Lombardia il modello organizzativo resterà quello già collaudato per il primo ciclo vaccinale, ovvero la prenotazione tramite il portale e la somministrazione nelle farmacie e negli hub che sono tutti ancora aperti. A Napoli resteranno disponibili senza prenotazione gli unici due hub ancora attivi (Mostra d’Oltremare e Fagianeria di Capodimonte). In Veneto resteranno attivi i 47 centri vaccinali che resteranno aperti anche di sera e nel fine settimana. La Toscana ha deciso di prorogare l’apertura di alcuni hub per evitare l’effetto imbuto. In Friuli Venezia Giulia il vaccino si può prenotare tramite call center, Cup, farmacie e Webapp.