2018-05-20
«Neanche babbo Tiziano crede a Renzi»
Angelo Di Cesare, da una vita socio del padre dell'ex premier, rivela: «Quando Matteo disse in giro che le inchieste avevano compromesso la salute del papà lo chiamai. E lui: “Ma quale operazione a cuore aperto, sai com'è mio figlio"».«Hanno onorato ogni impegno, non vanto crediti nei confronti del giornale». Dal Sud America dove si trova, il sessantottenne romano Angelo Di Cesare, socio della famiglia Renzi nella Vip srl, ci garantisce che il suo contratto da 120.000 euro annui (luglio 2015-luglio 2016) per occuparsi della riorganizzazione della distribuzione dell'Unità è stato pagato sino all'ultimo centesimo. Forse il suo è quasi un caso unico, considerato che hanno fatto causa alla casa editrice persino i fotografi dell'agenzia prescelta da Matteo Renzi per Palazzo Chigi. Molto probabilmente la fortuna di Di Cesare è stata quella di essere un vecchio amico di Tiziano Renzi. Una credenziale che evidentemente all'epoca doveva valere qualcosa.Avevamo sentito Di Cesare qualche mese fa, quando non eravamo al corrente del ricco accordo con l'Unità e lui si descriveva come un povero pensionato. Oggi le sue parole acquistano un significato ancora più interessante. «Io ho un rapporto speciale con la famiglia Renzi», era stato l'incipit. «Tiziano a volte è troppo fantasioso, ma è una persona perbene. È uno che viene dal nulla e ha costruito, non dico un impero, ma ha fatto moltissime cose. Insomma è uno bravo». Di Cesare è andato in pensione nel 2013, dopo aver lavorato per decenni nel settore della distribuzione dei giornali, in particolare per il gruppo del Messaggero.Nel 2017 la coppia di soci ha fondato un'azienda di volantinaggio e marketing in Sicilia, la Mpo Italia. Il 97 per cento delle quote appartiene alla Eventi 6, il 3 a Di Cesare. «Me lo hanno chiesto per non fare una società uninominale. Punto. Tiziano desidera che io collabori con lui». Dopo che La Verità ne ha svelato l'esistenza, la ditta è stata trasferita in provincia di Pisa e ribattezzata Very important products. Un'unità locale si trova a Rignano sull'Arno. Renzi senior e Di Cesare si sono conosciuti grazie al cognato di Tiziano, Nicola Bovoli: «Era un manager molto esperto della Rizzoli e lavorava in Argentina. Ha scoperto il Bingo in Sud America e lo ha importato in Italia agli inizi degli anni Ottanta. All'epoca Tiziano stava creando una struttura per operare nel settore del marketing (hostess, volantinisti) e allargò il raggio d'interesse al settore Bingo. Io ho cominciato con Gianni Letta al Tempo, penso che siamo stati il primo giornale a proporlo». Di Cesare ci spiega che il gioco venne lanciato dai giornali regionali, ma non piaceva a Repubblica: «Avevano la puzza sotto al naso e volevano un'alternativa. E Bovoli la inventò, si chiamava Portfolio... Renzi senior selezionava i giovani che andavano a distribuire le cartelline e facevano conoscere alla gente il gioco».Di Cesare dal Tempo passa al Messaggero: «Lì ho incontrato Tiziano che distribuiva il Super tris, o qualcosa del genere, e da allora abbiamo mantenuto questo legame di carattere commerciale. Con lui mi sono sempre trovato bene per la sua serietà e puntualità. Renzi ha lavorato per tutti i quotidiani italiani, meno che per La Verità e Il Fatto quotidiano», ammette ridendo. «Forse ha fatto poco con il Corriere della Sera, ma con tutti gli altri giornali ha instaurato piccole a grandi collaborazioni». Su quegli anni Di Cesare conserva molti aneddoti: «Per esempio al concorso ippico romano di Piazza di Siena, quando era un appuntamento importante, Tiziano si inventò una redazione mobile dentro a un camper attrezzatissimo. A gestire quella redazione eravamo io, lui, con le sue hostess, e indovini un po' chi? Pierluigi Collina, il capo degli arbitri europei. Allora era un ispettore della diffusione del Resto del Carlino». Torniamo ai rapporti recenti con il babbo dell'ex premier. «Quando sono andato in pensione ho salutato il portiere del palazzo, il gatto della tipografia e anche Renzi senior e lui mi ha detto: “No, uno con la tua esperienza non può andare in pensione" e mi ha più volte offerto una collaborazione. Sono tuttora spiazzato dall'affetto e dalla determinazione con cui Tiziano mi propone di lavorare». Sarà per questo che gli augura tutta la salute del mondo.A tal proposito Di Cesare rammenta una telefonata del 2017: «Lo chiamai io, quando lessi che il figlio, nel pieno dell'inchiesta Consip, aveva dichiarato: “Oggi mio padre è stato operato al cuore...". L'ho contattato immediatamente e gli ho chiesto. “Oh, ma che cosa è successo?" e lui mi ha risposto: “Mi hanno fatto una cosettina... ma sto bene". Insomma aveva subìto qualcosa di molto lontano da un'operazione a cuore aperto, Matteo è fatto così. “Allora stai bene?", gli ho domandato. “Sì", mi ha risposto. “Però tuo figlio…", ho insistito. “Ma lascialo stare Matteo...", ha tagliato corto lui con il tono che usano due signori anziani, due adulti, parlando dei figli"». Dopo poco gli ha proposto di diventare socio: «Ho accettato subito e lui mi ha parlato della nuova azienda il giorno in cui ci siamo incontrati per l'atto notarile».La domanda sorge spontanea: «Non le è mai venuto il dubbio che non fosse il momento giusto per diventare il socio di babbo Renzi?». La risposta appare sincera: «Certo! Guardi, forse ho sbagliato, ma io ho messo solo una firma e poi socio mi sembra una parola grossa, detengo solo il 3 per cento delle quote, diamo il giusto peso alle cose». Dopo un apparente momento di tentennamento, Di Cesare cambia registro: «Sarò un ingenuo, ma per me si tratta di una cosa assolutamente pulita. Se l'azienda andrà bene forse prenderò 100 euro, ma mi voglio divertire, voglio ancora fare qualcosa». Ogni dubbio evapora e Di Cesare ci spaccia un santino: «Tiziano non è un traffichino, a volte commette degli errori, fa qualche cazzata, ma sa a quante persone, e mi dispiace che non vengano fuori queste cose, garantisce lo stipendio? Padri di famiglia, ex dipendenti di vecchie aziende chiuse dei Renzi, tutti assunti con gli incarichi più improbabili e fantasiosi, per potergli dare qualche soldo. Mi creda, a Torri (dove vivono i genitori dell'ex Rottamatore, ndr) c'è la fila! Tiziano è un vero credente e aiuta il prossimo. Certo, poi sbaglia pure». Pecca e si pente come tutti i buoni cristiani, proviamo a smitizzare.Di Cesare ci asseconda e ci svela di prendere in giro l'amico per i suoi frequenti pellegrinaggi a Medjugorje, senza, però, riuscire a farlo arrabbiare: «Mi dice: “Lo so anche io che là non appare la Madonna, però ci accompagno i vecchietti di Rignano, me lo chiede il parroco, padre Giovanni". Tiziano mi ha invitato decine di volte a seguirlo, ma io non ci sono mai andato. Perché dovrei farlo? Piuttosto vado a trovare Santa Rita da Cascia: è più vicina ed è anche meglio, io credo. Sarò provinciale, ma almeno è italiana».
Il laboratorio della storica Moleria Locchi. Nel riquadro, Niccolò Ricci, ceo di Stefano Ricci
Il regista Stefano Sollima (Ansa)
Robert F.Kennedy Jr. durante l'udienza del 4 settembre al Senato degli Stati Uniti (Ansa)