2019-12-20
’Ndrangheta, maxi retata in Calabria. Coinvolti politici, 007 e massoni
Blitz della Procura Antimafia di Catanzaro: 416 indagati e 334 arresti. Scossone per molti partiti, dal Pd (coinvolti uomini vicini al governatore Oliverio ed ex renziani) all'arrestato Pittelli (ex Fi, ora Fdi). La Dda di Catanzaro ha eseguito all'alba di ieri un'operazione Antimafia devastante, che colpisce pesantemente anche la politica calabrese, con alcuni arresti eccellenti. Politici, avvocati, commercialisti, funzionari infedeli dello Stato e massoni sono rimasti impigliati nella tela intessuta dal procuratore, Nicola Gratteri. L'indagine, anzitutto, ha disarticolato una potente cosca di Vibo Valentia, quella dei Mancuso, ramificata in tutta Italia e pure all'estero. Ma fra gli arrestati abbiamo anche pezzi da novanta della politica calabrese e delle istituzioni. Su tutti l'ex parlamentare di Forza Italia, l'avvocato Giancarlo Pittelli, poi approdato a Fratelli d'Italia. Pittelli, in passato, fu indagato dall'allora pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, oggi sindaco di Napoli, nel famoso caso Why not. Trema la politica calabrese, soprattutto il centrosinistra, a poco più di un mese dalle elezioni regionali, previste per il prossino 26 gennaio. Nell'inchiesta, infatti, sono implicati Nicola Adamo (in Calabria, altra vecchia conoscenza di diversi pm) ex vicepresidente della Regione, a tutt'oggi esponente di punta del Pd calabrese, e Luigi Incarnato, segretario regionale del Psi. Entrambi sono due luogotenenti del governatore dem, Mario Oliverio. Quest'ultimo - nonostante il no del Nazareno che per il Pd ha già scelto anche un altro candidato - sta cercando di ricandidarsi lo stesso alla carica di governatore, spaccando letteralmente in due il Pd calabrese. Sia Adamo (per lui è stato disposto il divieto di dimora in Calabria), che Incarnato (messo ai domiciliari), in questa fase convulsa della politica regionale, sono fra i principali sostenitori di un Oliverio bis. Agli arresti domiciliari pure l'ex consigliere regionale del Pd, Pietro Giamborino.In carcere, rimanendo ai politici coinvolti, è finito pure l'ex renziano Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo Calabro (Vibo Valentia), nonché presidente dell'Anci Calabria. Il primo cittadino di Pizzo Calabro ha recentemente lasciato il Pd, schierandosi a favore di Mario Occhiuto, l'attuale sindaco di Cosenza, che ha manifestato l'intenzione di candidarsi alla guida della Regione. Occhiuto, fino a qualche settimana fa è stato appoggiato da Forza Italia, ma non dalla Lega, che per la Calabria ha più volte chiesto a Silvio Berlusconi un candidato alternativo.«Oggi è giornata storica e non solo per la Calabria», ha dichiarato il procuratore Gratteri, «e questo è il mio pensiero, che ho dedicato più di 30 anni del mio lavoro a questa terra. Tutto è partito il 16 maggio 2016, giorno in cui mi sono insediato alla procura di Catanzaro. Era importante avere un'idea una strategia, un sogno, una rivoluzione. Ho pensato questo il giorno del mio insediamento: smontare la Calabria come un Lego e poi rimontarla piano piano».La misura cautelare in carcere, firmata dal gip Barbara Saccà, ha colpito anche un ufficiale dei carabinieri, Giorgio Naselli, ex comandante del reparto operativo di Catanzaro, oggi comandante provinciale a Teramo. Coinvolto nell'operazione pure il comandante della polizia municipale di Vibo Valentia, Filippo Nesci, finito ai domiciliari. Fra gli indagati a piede libero, abbiamo pure il maresciallo della Guardia di finanza, Michele Marinaro, già in servizio presso la sezione operativa della direzione investigativa Antimafia di Catanzaro e successivamente finito alle dipendenze della presidenza del Consiglio, probabilmente come 007.I numeri dell'operazione definita «Rinascita-Scott», sono impressionanti: complessivamente sono 416 gli indagati accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio e altri numerosi reati aggravati dalle modalità mafiose. Contestualmente alle misure restrittive, i militari dell'Arma, hanno avuto l'ordine di eseguire anche un provvedimento di sequestro beni per un valore totale di circa 15 milioni di euro. Gli arrestati sono in tutto 260, mentre 70 sono gli indiziati finiti ai domiciliari. Per altre quattro persone è scattato invece il divieto di dimora. Per l'esecuzione dell'ordinanza cautelare sono stati impegnati oltre 3.000 carabinieri.Dall'indagine sono emersi i contatti influenti su diversi settori della potente cosca dei Mancuso, storico clan di Limbadi (Vibo Valentia). Rapporti pure con la mafia siciliana. I tentacoli della cosca Mancuso sono lunghissimi e vanno oltre la Calabria, fino all'estero, come emerge dalla ricostruzione della Dda. «Oltre al ruolo di polo di riferimento dell'ampia rete delle strutture 'ndranghetiste vibonesi», scrivono i magistrati per chiarire tale aspetto «è chiaramente emersa anche la sua rilevanza a livello extraprovinciale, dimostrata sia dagli attuali e strutturati rapporti, finalizzati al mutuo soccorso ed allo scambio di favori criminali, instaurati, tra gli altri, con i De Stefano di Reggio Calabria e i Piromalli di Gioia Tauro, sia dai rapporti intrattenuti con esponenti di Cosa nostra, databili all'epoca prestragista».Nell'inchiesta ci sono anche convergenze con la massoneria, poiché sono emersi «rapporti con logge massoniche della Scozia e dell'Inghilterra». Gratteri ha aggiunto: «Sono stati arrestati molti massoni infedeli anche alle loro organizzazione massonica. Dobbiamo stare attenti, però, a non parlare genericamente di massoneria, essere massone non è un reato». Il blitz Antimafia avrebbe dovuto scattare stamattina, ma si è reso necessario anticipare tutto di un giorno, a causa di una fuga di notizie, che poteva compromettere in parte la retata.
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