2023-02-27
Immigrati, tragedia dell’ipocrisia
Steccato di Cutro, Crotone. la spiaggia del naufragio (Getty Images)
Non si vuol capire che c’è solo un modo per evitare le stragi in mare: fermare le partenze. Sinistra e Ong accusano il governo. Ma i morti in Calabria sono figli di buonismo e accoglienza indiscriminata. L’Europa schieri le navi a difesa dei suoi confini.Anni fa il capo della polizia dell’epoca mi spiegò che in alcuni Paesi africani le organizzazioni criminali facevano pubblicità alle partenze in barcone verso l’Italia. «Ci sono manifesti che pubblicizzano le traversate nel Mediterraneo alla ricerca del Bengodi», mi disse, promettendomi che prima o poi mi avrebbe fatto avere un’istantanea dei cartelloni che invitavano a imbarcarsi. Le immagini dei poster non mi sono mai arrivate, tuttavia non ho mai dubitato della parola di un servitore dello Stato, per giunta al più alto livello. Dunque, resto convinto dell’esistenza di bande organizzate che non solo traggono vantaggio dalle partenze dei barconi dalle coste africane alle nostre, ma che pure le promuovono. Ci sono fior di analisi dei nostri servizi segreti che accreditano questa tesi e altrettanti studi che asseverano l’esistenza di una tratta dei migranti, con scopi economici o geopolitici. Infatti, per alcune organizzazioni, favorire flussi di profughi verso i Paesi europei, oltre che un business equivale a destabilizzare gli equilibri dell’Occidente, creando scompensi sia sul fronte della sicurezza sia in termini di sostenibilità. Perciò, di fronte all’ennesimo naufragio al largo delle coste italiane, come accaduto ieri in Calabria, qualsiasi persona di buon senso non dovrebbe fare altro che augurarsi che lo Stato e l’Europa mettano in campo tutte le misure per impedire che gommoni e imbarcazioni di fortuna partano alla volta del vecchio continente. Meno ne escono dai porti e meno non soltanto saranno gli introiti delle organizzazioni criminali, ma inferiori saranno pure i danni per il nostro Paese e, soprattutto, le vittime. Solo se si ha una visione ideologica della vita, ovvero se si è di sinistra, non si riuscirà mai a capirlo. Ma più noi saremo in grado di impedire le partenze verso l’Europa e più si eviteranno casi come quello di Cutro, in Calabria, dove pare abbiano perso la vita 60 persone, tra cui anche dei bambini e forse un neonato. Non è colpa di Giorgia Meloni, di Matteo Salvini o del ministro Matteo Piantedosi se un barcone partito dalla Turchia e carico di 200 migranti si è spezzato in due a causa del mare mosso. Coloro che prendono il largo con un carico di uomini, donne e bambini spesso non conoscono le condizioni del tempo e del mare e quasi mai sono in grado di affrontare una burrasca. Probabilmente, sono disperati quasi quanto le persone che si affidano a loro. Tuttavia, se fosse chiaro che, una volta toccata terra e superato il mare in tempesta, l’unica possibilità offerta ai migranti sarebbe di tornare al punto di partenza, cioè a casa, probabilmente la spinta a rischiare la propria vita e quella dei propri figli sarebbe meno forte. È questo il nocciolo della questione che non si vuole capire. Più la sinistra insiste sull’accoglienza, ergendosi a paladina del popolo dei migranti, e più espone migliaia di profughi al rischio di fare la fine dei naufraghi di Cutro. Non è colpa degli italiani e in particolare del governo Meloni se la bagnarola affittata per la traversata da Izmir all’Italia è colata a picco. I trafficanti di uomini probabilmente l’avevano comprata a poco prezzo, cercando di risparmiare per massimizzare il profitto. E al timone del natante avevano messo persone senza alcuna esperienza di navigazione, ma pronte a rischiare la vita e pure la galera per pochi soldi. I guadagni per l’organizzazione sono sicuramente stati elevati, a prescindere dal disastroso esito, ossia indipendentemente dal fatto che la metà dei traghettati sia morta affogata, bambini compresi. Dunque, di fronte all’ennesima tragedia del mare non c’è da dividersi e neppure da discutere. Gli sbarchi vanno fermati, punto. E con loro va dato l’altolà alle Ong le quali, sebbene non traghettino che una parte minoritaria dei profughi che arrivano nel nostro Paese, sono uno spot alla traversata. L’accoglienza indiscriminata non è possibile, per ragioni di sostenibilità economica e per questioni di ordine pubblico. I bivacchi in alcune città e il generale degrado con rischi anche per la sicurezza ne sono testimonianza. Il buonismo e l’irrazionalità dell’accoglienza indiscriminata hanno già fatto troppi danni. E purtroppo anche troppe vittime. I morti di Cutro infatti vanno ascritti a chi non ha mai voluto porre un argine agli sbarchi e non ha mai reclamato la chiusura dei porti. Oggi, se si devono fare investimenti, vanno destinati a contrastare gli arrivi, non a sostenere un regime di ospitalità in cui proliferano speculatori e approfittatori. Più verrà contrastata l’immigrazione illegale e più eviteremo tragedie come quelle di Cutro. Dunque, se c’è un motivo per invocare l’Europa, come ha fatto ieri Sergio Mattarella, è solo perché la Ue dovrebbe schierare le proprie navi a tutela dei propri confini. Tempo fa, per fare un piacere alla Germania di Angela Merkel, l’Unione ha staccato un assegno da sei miliardi a favore di Recep Tayyip Erdogan, affinché il presidente turco fermasse il flusso di profughi verso Berlino. Adesso è giunto il momento di mettere mano al portafogli per impedire un esodo dalla coste africane verso l’Italia. Se l’Europa esiste, è giunta l’ora che lo dimostri. Se invece esiste solo per discutere dei balneari, meglio che affoghi.