2021-08-27
Pur di nascondere i suoi guai, la sinistra rispolvera la caccia al fascio immaginario
Mattia Santori (Getty Images)
Enrico Letta e Mattia Santori attaccano Galeazzo Bignami (Fdi) per un costume di 16 anni fa. Lo scempio dei voti truccati invece è «vecchio».Per la sinistra italiana, a quanto pare, è peggio un costume del malcostume. Pur di nascondere il puzzo di rancido che emerge dagli armadi di famiglia, i servi sciocchi del Partito democratico sono disposti a coprirsi di ridicolo, imbarcandosi in improbabili operazioni di distrazione di massa.Il primo ad abbaiare è stato Mattia Santori: comprensibile, gli hanno appena regalato un posticino nel Pd bolognese per compensarlo del servizio reso con le sardine, e lui vuol mostrare subito di guadagnarsi la pagnotta. Ecco il suo problema: «Galeazzo Bignami è stato invitato al dibattito “Curare e rafforzare la democrazia" durante la Festa nazionale dell'Unità, che è in procinto di iniziare a Bologna e a cui io stesso sono stato invitato a partecipare». Questo invito, a Santori proprio non piace. Non gli va giù che «alla principale kermesse del centrosinistra venga invitato un politico noto alle cronache per travestirsi da nazista alle feste».A che cosa si riferisca il pesce palla (al piede) è presto detto. Galeazzo Bignami, parlamentare di Fratelli d'Italia, è uno dei nomi storici della destra bolognese. Nel 2005 fu fotografato a una festa - quella del suo addio al celibato - con un costume da nazista. Capito? Questo sarebbe il dramma: 16 anni fa, quando aveva 29 anni, Bignami si è infilato un costume a un evento privato, in presenza degli amici che - come si fa in quelle occasioni - facevano di tutto per prenderlo in giro.Tanto è bastato al Pd bolognese per scatenare un putiferio. Fior di esponenti locali si sono stracciati le vesti perché Bignami è stato invitato a un dibattito alla Festa dell'Unità. A ruota sono arrivati gli articoloni sui giornali: Resto del Carlino, Il Fatto Quotidiano. Repubblica ha scomodato addirittura Francesco Merlo, che ha dipinto l'esponente di Fdi come «un nazistoide con la svastica». Forse Merlo ignora che, a differenza di gran parte della sinistra italiana e bolognese, Bignami è sempre stato filo israeliano, dunque non sospettabile nemmeno lontanamente di antisemitismo. Non solo: all'insaputa del Pd che oggi urla e strepita, Bignami (allora esponente di Forza Italia) ha già partecipato a un dibattito alla festa dell'Unità nazionale, precisamente nel 2018 a Ravenna, assieme a Debora Serracchiani. Allora, però, non ci furono editoriali infuriati né comunicati stampa.Oggi, invece, interviene Enrico Letta in persona per far ritirare l'invito al reprobo e specificare che Bignami non è «benvenuto nella nostra comunità». Come mai tanta solerzia? Semplice: perché oggi la polemica serve a nascondere i guai della sinistra bolognese. Bignami viene colpito perché è stato il primo a rilanciare, sui social e nei comunicati stampa, lo scoop della Verità sui brogli alle primarie bolognesi del 2019. Ad Argelato un gruppetto di dirigenti dem inserì 120 schede artefatte per modificare il risultato finale.Il Pd non ha potuto smentire, ma ha provato a silenziare la faccenda. Lo stesso Letta ha parlato di «caso montato ad arte» e ha liquidato tutto come «vicende ormai passate». Certo, un maneggio elettorale nel 2019 è roba vecchia, mentre un costume indossato a una festa nel 2005 invece è cosa freschissima, di grande attualità. Per i cari amici democratici, commentare le schede gonfiate (e magari prendere provvedimenti contro gli artefici del pasticcio) è superfluo. Invece vale la pena di montare un caso nazionale perché un esponente di Fdi viene invitato (dal Pd!) a partecipare a un dibattito... Per Letta i perfidi fascistoni di Fdi non meritano di essere accolti dalla comunità democratica, ma la stessa comunità può accogliere i compagni che imbrogliano. È evidente, insomma, che il caso Bignami sia una manovra dei dem per nascondere i propri guai interni. Ed è molto triste che la «grande stampa» si presti all'operazione, dopo aver ignorato per giorni il caso Argelato e i suoi ricaschi: si vede che le prese in giro ai danni degli elettori di sinistra non meritano la prima pagina. Né meritano una dichiarazione di Mattia Santori, sempre pronto a dare la caccia ai nazisti immaginari, ma vigliaccamente silenzioso di fronte alle beghe interne al suo partito.Purtroppo per i bravi piddini, il tentativo di deviare l'attenzione non è riuscito. Certo, magari qualche fessacchiotto si farà distrarre dalla pantomima su Bignami. Ma i più seri non dimenticano gli sporchi segreti emiliani. Oggi, ad esempio, vi raccontiamo un'altra storia non esattamente edificante che proviene dalla pancia del partito bolognese, e rende bene l'idea di che aria si respiri da quelle parti.S'aggrappi pure, il Pd, al «fascismo di ritorno». Intanto, però, a tornargli indietro sono le porcherie che ha continuato a coprire per anni.
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