2022-11-05
Il Napoli va a vincere a Bergamo. Prove tecniche di fuga scudetto
Un rigore porta in vantaggio l’Atalanta, poi però si scatena Victor Osimhen: colpo di testa per il pari e assist a Eljif Elmas per il 2-1 finale. Campani solidissimi anche senza Khvicha Kvaratskhelia, sono i favoriti per il tricolore. Non si ha memoria di quando Luciano Spalletti, travestito da dea Teti, abbia acchiappato per il tallone la creatura affidatagli da Aurelio De Laurentiis e da quella volpe di Cristiano Giuntoli, per immergerla nelle acque dello Stige e conferirle il dono dell’invulnerabilità. Fatto sta che i partenopei di oggi appaiono davvero come eroi mitologici inattaccabili, con l’aggiunta di un mistero: nessuno ancora sa dove sia il loro tallone, dunque il punto debole. Persino ieri, con il prodigioso georgiano Kvaratskhelia assente per lombalgia, hanno macinato gioco in casa dell’Atalanta, rispondendo colpo su colpo alle malizie tattiche di Gianpiero Gasperini. È finita 1-2, il Napoli ha espugnato lo stadio orobico, accelerando sul quadrimotore con cui sta seminando le inseguitrici. Sia chiaro, a Bergamo è andata in scena la partita dal tenore più europeo della Serie A: Dea e napoletani schierano giocatori che corrono come forsennati, sanno pressare, non conoscono la parola catenaccio e propongono idee capaci di gareggiare con le più formidabili corazzate continentali. Insomma, un match da Champions. I campani, nel tridente con Osimhen e Lozano, schierano Elmas, confermano il centrocampo di sempre e la difesa con il sudcoreano Kim. Gasperini dal canto suo punto su Lookman e Hojlund in avanti, assistiti da Ederson, con Malinovskyi e Zapata in panchina, Pasalic sulla mediana in luogo di De Roon, Scalvini nel terzetto di retroguardia a protezione di Musso. Proprio le panchine fanno balzare all’occhio un particolare gustoso: soprattutto in attacco, tra il Cholito Simeone e Raspadori, gli azzurri vantano un novero di possibilità insidioso, da far leccare le dita al loro allenatore. L’inizio delle ostilità è all’arma bianca. Gli orobici, nei primi 15 minuti, mancano il gol per due volte. Lookman serve Hojlund che calcia di prima intenzione impegnando il portiere Meret. Ancora Hojlund non riesce a spingere in porta il pallone da pochi passi, poi sulla respinta di Di Lorenzo si precipita Demiral con convinzione. Kim si frappone e devia in angolo. Ma è al minuto 17 che avviene un episodio decisivo. Osimhen tocca la palla col braccio nella propria area, l’arbitro consulta il Var e assegna il rigore alla Dea. Incaricato di battere è Lookman, l’esecuzione pare da manuale. Pallone da una parte - staffilata sotto il sette - portiere spiazzato dall’altra. Atalanta in vantaggio e quasi per la prima volta dall’inizio della stagione, Napoli sorpreso, costretto a rincorrere, a mostrare quel nerbo che emerge lampante soprattutto nelle annate assistite dalla buona sorte. Come quest’annata. Al 23’, Zielinski lascia partire un traversone come da schema collaudato post-calcio d’angolo, Osimhen consacra il suo ruolo di ariete, incorna di testa e per Musso non c’è nulla da fare: 1-1. Palla al centro. Fino al minuto 35. I calciatori di Spalletti sembrano tarantolati, non smettono di dar gas e sanno come colpire. Osimhen supera il turco Demiral, propone il pallone al centro, Elmas - sostituto di Kvara - stoppa, batte di sinistro, Hateboer devia involontariamente e plasma la rete del raddoppio: 1-2. Tutto da rifare per i bergamaschi, mentre il tecnico dei campani si sfrega le mani: sa quanto sia ghiotto il bottino della serata. Prima dell’intervallo, c’è ancora tempo per qualche scambio di colpi. Zielinski azzarda la conclusione, in verità troppo debole. In un capovolgimento di fronte, Hateboer sfrutta un traversone di Scalvini, Olivera devia fuori a pochi passi dalla porta. Il primo tempo è un florilegio di giocate a ritmo sopraffino che certificano, se ce ne fosse stato ancora bisogno, il livello delle formazioni in campo. Insieme con il Milan, sono le compagini più attrezzate a intrattenere il pubblico negli stadi, offrendo uno spettacolo pirotecnico. Nella ripresa, Gasperini prova a incardinare il match verso binari vincenti. Maehle crossa, Hateboer prova la deviazione sul secondo palo, la palla esce. Qualche minuto dopo, Meret si supera su una conclusione di Lookman, con tanto di deviazione sulla traversa, mentre al minuto 57 il coreano Kim viene ammonito per fallaccio su Pasalic. Un minuto dopo, il cartellino giallo tocca a Hojlund. Proprio lo scandinavo cerca di raddrizzare la serata: deviazione sotto alla porta e sfera a lato di un soffio. Inizia la girandola di avvincendamenti: Spalletti inserisce Politano per Zielinski, Ndombèlé per Lozano. Gasperini risponde mandando in campo Zapata per Hojlund e Malinovskiy in luogo di Pasalic. In poche parole: il primo sa di dover amministrare, rallentando un poco la pressione, il secondo si gioca il tutto per tutto, attaccando alla baionetta. C’è spazio anche per Giovanni Simeone, dentro per far rifiatare Osimhen, e proprio il Cholito si mangia un’occasione servita su un piatto d’argento: Elmas tocca per Olivera, quest’ultimo gli gira il pallone, l’argentino figlio d’arte a poca distanza dal dischetto del rigore lascia partire una stoccata ma non centra la porta. Simeone, erroraccio a parte, dimostra grandi doti di inserimento e capacità dinamiche da punta completa, rivelandosi un’eccellente alternativa a Osimhen e un’ennesima dimostrazione di quanto il mercato allestito da Giuntoli sia stato assennato. Negli ultimi dieci minuti si fa vedere Duvan Zapata, provando a far valere la sua mole muscolare e beccandosi pure un cartellino giallo, ma le sue fatiche non sono premiate. L’assedio atalantino, culminato durante il recupero con un assolo sfortunato di Maehle, non sortisce i frutti sperati e la vittoria degli ospiti dà suffragio a numeri spaventosi: il Napoli è primo in classifica con 35 punti, otto in più della Dea, vanta 11 vittorie, due pareggi e zero sconfitte, ha segnato ben 32 gol, subendone soltanto 10. Considerata la scaramanzia che serpeggia sotto il Vesuvio, nessuno vorrà parlare di scudetto se non dietro debita toccata a un cornetto portafortuna, e in effetti è ancora presto per farlo. Ma al momento la banda Spalletti sta dando parecchi grattacapi alle rivali, soprattutto alle contendenti Milan e Inter.