Con le surroghe rate meno care del 25% ma solo per gli appartamenti ecologici. La ghigliottina europea ha diviso il mercato in due penalizzando i redditi bassi. Grandi fondi pronti a fare shopping nel nostro Paese.
Con le surroghe rate meno care del 25% ma solo per gli appartamenti ecologici. La ghigliottina europea ha diviso il mercato in due penalizzando i redditi bassi. Grandi fondi pronti a fare shopping nel nostro Paese.A volte, per avere una notizia, basta capovolgerla. Come quando ci dicono che «nella settimana di Ferragosto 14 milioni di italiani andranno in vacanza», sorvolando sul fatto che in 45 milioni rimarranno a casa, non tutti esattamente per scelta. Ieri la buona notizia del giorno era che con il trasferimento di un mutuo casa da una banca all’altra «si può abbattere la rata fino al 25%», secondo i puntualissimi calcoli di Facile.it. A guardare le offerte delle principali banche si vede che in effetti le cose stanno andando proprio così, e non da ieri. Solo che con questi numeri abbiamo finalmente, nero su bianco e con le evidenze del mercato, anche una prima misura della tassazione occulta che la transizione green sulla casa scaricherà sui piccoli proprietari italiani che, se si terranno l’appartamento così com’è, subiranno una perdita di valore del 25%. O dovranno sostenere spese di ristrutturazione di pari entità. l’istatIl portale leader in Italia per la ricerca online di mutui ha sfornato un’analisi sulle condizioni applicate nell’intero 2023 dalla quale emerge un calo dei tassi fissi. Si tratta di un fenomeno che va incontro non solo agli aspiranti mutuatari, ma anche a chi ha giù un finanziamento bancario in corso e vuole surrogarlo, attratto dalle condizioni offerte da un altro istituto. Al momento, secondo Facile.it, per un mutuo in surroga i tassi partono dal 3,10%. E questo è il quadro generale. Se però si va a scomporre il mercato secondo le classi energetiche, si scopre che chi ha un immobile in classe A o B può spuntare condizioni più vantaggiose degli altri e arrivare ad abbattere la rata fino al 25%. Lo scorso anno, per dire, i mutui green erano già il 7,2% delle richieste totali sulla prima casa e questo mercato «privilegiato» è destinato ad aumentare perché non è un mistero che l’Unione europea, come racconta da mesi La Verità, sta preparando una stangata verde che farà felici solo i grandi fondi immobiliari e chi può permettersi di fare incetta di immobili non conformi, ripulirli e rivenderli a prezzi maggiorati. Sempre dall’analisi di Facile.it, emerge che già oggi un finanziamento standard da 126.000 euro a 25 anni, se erogato su una casa green, può essere strappato al 2,60% con una rata mensile da 572 euro. E se si chiede una surroga per cambiare banca, il tasso fisso agevolato scende ulteriormente al 2,45%. Alla fine, specie per chi ha un mutuo a tasso variabile di recente sottoscrizione, il mutuatario può abbattere la rata fino al 25%, portandola da 750 a 570 euro, con un risparmio di 180 euro. Guardando questi numeri da una prospettiva diversa, ovvero quella di quel 70,8% di italiani che possiede l’immobile in cui vive (fonte: Istat e Banca d’Italia), c’è poco da festeggiare, a meno che si possieda una ditta che vende pompe di calore o che installa cappotti termici. La direttiva Ue in discussione, vanto dei socialisti europei che ne hanno fatto una battaglia ideologica, sarebbe una mazzata economica innanzitutto per l’Italia, la cui forza sociale ed economica è basata sulle famiglie e sulle case di proprietà. Secondo Confedilizia, gli obblighi di efficienza energetica in arrivo con la prossima Commissione Ue si scontreranno con una realtà che da noi vede oltre 9 milioni su 12,2 milioni di edifici non in regola. Il 74% delle case italiane sono state costruite prima dell’entrata in vigore della normativa sul risparmio energetico e sismico e nel 2020 gli attestati di prestazione energetica riferiti agli edifici sono per il 75,4% in classi «inquinanti» (E, F, G), con la classe G che rappresenta il 35,3% (fonte Enea-Cti comitato termotecnico italiano). Le norme europee vanno ancora discusse, ma come sempre accade, il mercato si muove lesto e sconta in anticipo il giro di vite giustificato con la lotta ai cambiamenti climatici, alternando sapientemente allarmi mediatici, offerte irresistibili e richieste sfacciate di sussidi pubblici. Come per l’auto elettrica. Per chi oggi possiede un appartamento nelle classi «inquinanti» (e la dizione è già istruttiva) e non ha i soldi per ristrutturarlo, lo scenario rischia di essere il seguente: o fa un mutuo green, o vende casa così com’è con uno sconto di almeno il 25-30% sui valori «pre Greta» e va a vivere in periferia o fuori città. Per chi invece cerca casa, o compra l’alloggio già in regola a prezzi maggiorati, oppure lo acquista da ristrutturare e sostiene i maggiori costi della transizione green dopo il rogito. I tempi della ghigliottina verde? Le ultime ipotesi di direttiva, pur attenuate rispetto all’inizio, prevedono obiettivi di efficienza energetica per il patrimonio residenziale di ogni singolo Stato assai impegnativi. Si parla di un calo delle emissioni del 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035, escludendo ovviamente edifici protetti, immobili storici e di proprietà delle Chiese e delle Forze armate. AssoimmobiliareTornando ai finanziamenti bancari, si sta verificando quello che questo giornale aveva purtroppo previsto, ovvero la nascita di un doppio mercato dei mutui casa tra green e non green. Per il resto, basta rileggere che cosa dichiarava a settembre a Mf Davide Albertini Petroni, presidente di Assoimmobiliare, che rappresenta gli operatori e gli investitori istituzionali: «In Europa circa il 25-30% delle abitazioni è gestito da capitali istituzionali che offrono abitazioni di qualità. In Italia siamo appena al 5%». C’è da scommettere che a Bruxelles, Socialisti in testa, non si fermeranno finché questo delta non sarà colmato. In nome della «qualità», ovviamente.
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