2023-09-09
La mostra su Azov spacca la sinistra. Fuoco amico sul Comune e Sala muto
Beppe Sala (Getty Images)
Il patrocinio all’iniziativa dedicata al battaglione filonazista scatena le polemiche anche nella maggioranza. Enrico Fedrighini, consigliere della lista del sindaco: «Inaccettabile». Il Municipio 1 rivendica: «Combattenti eroici».Il patrocinio concesso dal Comune di Milano e dal Municipio 1 alla mostra fotografica «Eye of Mariupol - Uno sguardo negli occhi dei difensori di Mariupol», con fotografie di soldati in uniforme appartenenti al Battaglione Azov, ha scatenato le polemiche. E non solo da Rifondazione comunista, contraria a promuovere iniziative riguardanti una «formazione riconosciuta a livello internazionale come neonazista» e dalle centinaia di persone che hanno inviato mail di protesta insieme al «Comitato per il Donbass antinazista». La benedizione del Comune di Beppe Sala ha infatti destato perplessità anche tra alcuni consiglieri di maggioranza, creando non poco imbarazzo a Palazzo Marino. Che, almeno per ora, si è chiuso in un religioso silenzio, ritenuto significativo da Enrico Fedrighini, consigliere comunale proprio della lista Beppe Sala: «Parrebbe un silenzio imbarazzato. Io non faccio polemica col Municipio 1, la responsabilità dell’accaduto è del Comune, non facciamo il solito scarica barile all’italiana», ha commentato alla Verità. Fedrighini, infatti, alla notizia del patrocinio alla mostra sul Battaglione, aveva subito preso le distanze con un post su Facebook: «Non in mio nome, mi dissocio come consigliere comunale». Presa di posizione che rivendica, rincarando la dose: «Una città medaglia d’oro alla Resistenza non può inneggiare alle azioni di un gruppo di neonazisti», spiega alla Verità , «Immagino non ci sia stata cattiva fede, ma anche solo il volantino è una cosa inaccettabile, la goccia che ha fatto traboccare il vaso». Il consigliere si riferisce alla locandina che pubblicizza la mostra, con il volto di Denys Prokopenko, comandante del Battaglione dal 2017 e capo ultrà dei «White boys club», la frangia più oltranzista della tifoseria della Dinamo Kiev, che abitualmente sfoggia simboli nazisti. E proprio sulla foto di Prokopenko si era espresso con perplessità il presidente del Municipio 1, Mattia Abdu, ignaro della sua presenza al momento dell’approvazione del patrocinio: «Il Battaglione Azov fa parte della resistenza di Mariupol, ma questo non vuol dire celebrarlo. Resta da capire l’opportunità di quella foto posta in primo piano», aveva infatti dichiarato alla stampa l’altro ieri. Tuttavia, alla Verità ha ribadito la convinzione della sua scelta: «Abbiamo concesso il patrocinio tecnico di concerto con l'ufficio Relazioni internazionali del Comune, col parere favorevole del Gabinetto del sindaco, e dopo valutazioni della Direzione Cultura sulla base di una proposta con il marchio del Consolato generale ucraino, e quindi del governo ucraino. Non ero nelle condizioni di negare il patrocinio a una iniziativa così blasonata. Anche se avessi saputo che sulla locandina sarebbe stato messo il volto di Prokopenko, la cui moglie, ricordo, fu ricevuta anche dal Papa». Abdu ci spiega ancora: «Per me, in quel momento, negare il patrocinio sarebbe stato come legittimare l’invasione russa. Si sarebbero potute scegliere anche foto dei civili resistenti, e non solo dei militari, certo. Le polemiche sono legittime, ma ero in buona fede». E sulla buona fede del presidente del Municipio non sembrano esserci dubbi, quello che stupisce tuttavia è la leggerezza e superficialità con cui il patrocinio è stato concesso, lo scorso luglio, anche a causa (per stessa ammissione del presidente di Municipio) della scarsa conoscenza del contesto ucraino: «Ho approfondito in questi giorni di polemica, sicuramente in Azov c’erano persone con un passato discutibile, ma son state cacciate apprendo, e comunque la difesa del Battaglione di Mariupol è stata eroica. Dire che la loro resistenza è indegna per via di qualche appartenente con un passato da suprematista è come dire che l’Esercito italiano è indegno perché al suo interno c’è il generale Vannacci che ha opinioni omofobe». Il parallelo è oltremodo azzardato, e facciamo presente che i crimini del Battaglione sono stati documentati dall’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani e da Human Rights Watch. Ma Abdu non retrocede, dichiarandosi disponibile per ogni chiarimento, fornito inoltre a diversi consiglieri, anche appartenenti alla comunità ebraica, che l’hanno chiamato. In merito al silenzio di Palazzo Marino, il presidente minimizza: «Il Comune valuterà se proseguire anche con l’esposizione al Museo del Risorgimento. Col senno di poi», dice, «era meglio se del patrocinio si fosse occupato direttamente la giunta comunale». Guidata, ricordiamo, dalla stesso Beppe Sala che in passato subordinò l’utilizzo degli spazi comunali alla pubblica professione di antifascismo, richiesta anche ai consiglieri comunali.
A Fontanellato il gruppo Casalasco inaugura l’Innovation Center, polo dedicato a ricerca e sostenibilità nella filiera del pomodoro. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini e il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta. L’hub sarà alimentato da un futuro parco agri-voltaico sviluppato con l’Università Cattolica.
Casalasco, gruppo leader nella filiera integrata del pomodoro, ha inaugurato oggi a Fontanellato il nuovo Innovation Center, un polo dedicato alla ricerca e allo sviluppo nel settore agroalimentare. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la competitività del Made in Italy e promuovere un modello di crescita basato su innovazione, sostenibilità e radicamento nel territorio.
All'evento hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’amministratore delegato di FSI Maurizio Tamagnini, il presidente della Tech Europe Foundation Ferruccio Resta e il management del gruppo. Una presenza istituzionale che sottolinea il valore strategico del progetto.
Urso ha definito il nuovo centro «un passaggio fondamentale» e un esempio di collaborazione tra imprese, ricerca e istituzioni. Per Marco Sartori, presidente di Casalasco Spa e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, l’hub «non è un punto d’arrivo ma un nuovo inizio», pensato per ospitare idee, sperimentazioni e collaborazioni capaci di rafforzare la filiera.
L’amministratore delegato Costantino Vaia parla di «motore strategico» per il gruppo: uno spazio dove tradizione e ricerca interagiscono per sviluppare nuovi prodotti, migliorare i processi e ridurre l’impatto ambientale. Tamagnini, alla guida di FSI – investitore del gruppo – ricorda che il progetto si inserisce in un percorso di raddoppio dimensionale e punta su prodotti italiani «di qualità valorizzabili all’estero» e su una filiera sostenibile del pomodoro e del basilico.
Progettato dallo studio Gazza Massera Architetti, il nuovo edificio richiama le cascine padane e combina materiali tradizionali e tecnologie moderne. I mille metri quadrati interni ospitano un laboratorio con cucina sperimentale, sala degustazione, auditorium e spazi di lavoro concepiti per favorire collaborazione e benessere. L’architetto Daniela Gazza lo definisce «un’architettura generativa» in linea con i criteri di riuso e Near Zero Energy Building.
Tra gli elementi distintivi anche l’Archivio Sensoriale, uno spazio immersivo dedicato alla storia e ai valori dell’azienda, curato da Studio Vesperini Della Noce Designers e da Moma Comunicazione. L’arte entra nel progetto con il grande murale di Marianna Tomaselli, che racconta visivamente l’identità del gruppo ed è accompagnato da un’esperienza multimediale.
All’esterno, il centro è inserito in un parco ispirato all’hortus conclusus, con orti di piante autoctone, una serra e aree pensate per la socialità e il benessere, a simboleggiare la strategia di sostenibilità del gruppo.
Casalasco guarda già ai prossimi sviluppi: accanto all’edificio sorgerà un parco agri-voltaico realizzato con l’Università Cattolica di Piacenza, che unirà coltivazioni e produzione di energia rinnovabile. L’impianto alimenterà lo stesso Innovation Center, chiudendo un ciclo virtuoso tra agricoltura e innovazione tecnologica.
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Da sinistra in alto: Piero Amara, Catiuscia Marini, Sergio Sottani e Luca Palamara (Ansa)
Ansa
A Chisinau gli azzurri faticano a sfondare il muro moldavo e sbloccano solo negli ultimi minuti con Mancini e Pio Esposito. Arriva la quinta vittoria consecutiva della gestione Gattuso, ma per la qualificazione diretta al Mondiale si dovrà passare dai playoff di marzo.