2019-02-27
La consulenza nascosta nell'armadio costa all'ex uomo di Tremonti un milione di euro
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Sequestro da parte della Corte dei conti a Marco Milanese, ex consigliere dell'ex ministro dell'Economia. Condannato in appello per una dazione da 500.000 euro per il progetto delle dighe mobili di Venezia. Dopo la prescrizione in Cassazione del reato di traffico di influenze, per l'ex sottosegretario è scattata comunque la condanna da parte della magistratura contabile. Quei soldi furono nascosti per sfuggire alle perquisizioni della Guardia di finanza. La Corte dei conti non dimentica. E se nel processo sul Mose di Venezia dove Marco Milanese era accusato di influenze illecite per una mazzetta di 500.000 euro è scattata la prescrizione, la sezione giurisdizionale della magistratura contabile della Lombardia ha sequestrato un milione di euro all'ex deputato, ex Guardia di finanza nonché ex consigliere politico dell'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Del resto la Corte d'Appello di Milano aveva condannato Milanese per aver ricevuto i 500.000 euro da parte del Consorzio Venezia in cambio del suo intervento sul Cipe per ottenere una norma ad hoc e salvare il finanziamento di 400 milioni per il Mose, soldi che altrimenti rischiavano di essere assegnati Mezzogiorno. Poi la Cassazione aveva giudicato prescritto il reato. A raccontare di come Milanese intascò quella mazzetta fu l'ex segretaria dell'ex presidente della regione Veneto Giancarlo Galan: i soldi furono nascosti dietro un armadio nell'ufficio del Consorzio. Correva l'anno 2014 quando esplose alla procura di Venezia lo scandalo sulle dighe mobili che avrebbero dovuto salvare la città della laguna dalle mareee dell'Adriatico. Il processo, che fu portato avanti dall'ex capo della procura Carlo Nordio, ha portato a diverse condanne, tra cui quella dell'ex presidente di regione Veneto Giancarlo Galan. E nel frattempo il Mose non è ancora terminato.La cifra di soldi pubblici sperperata nelle casse del Consorzio Venezia Nuova raggiungeva la cifra di quasi 3 miliardi di euro. Erano le percentuali di spesa della cricca di Giovanni Mazzacurati, il presidente del Consorzio, per la costruzione delle note paratie contro l'acqua alta, ma che invece il più delle volte andavano in prebende o mazzette che servivano ad alimentare il sistema di consenso intorno a una delle infrastrutture più complesse e grandi in Europa. Come scrive in una nota la Corte dei conti, a proposito di Milanese, tale condotta, «il cui disvalore economico-patrimoniale valutabile dinanzi alla Corte dei conti, non è venuto meno per effetto della prescrizione del reato, risulta particolarmente lesiva del prestigio e della credibilità dell'Amministrazione finanziaria, in quanto idonea a minare alla radice l'integrità funzionale dell'intero apparato riconducibile ai parametri costituzionali del buon andamento e dell'imparzialità di cui all'art. 97 della Costituzione, a vantaggio di interessi personalistici. E soprattutto, l'accordo di mediazione illecita «è stato orientato a inquinare il contenuto discrezionale degli atti di finanziamento a vantaggio del Cvn, con riferimento all'influenza esercitata dal Milanese per l'accelerazione del meccanismo deliberativo, come dimostrato dalla circostanza che il finanziamento del Mose è stato effettivamente posto all'ordine del giorno del Cipe in concomitanza dell'illecita interferenza, a superamento della situazione di inerzia e di stallo, durata circa un anno e mezzo». Spiegò la Minutillo ai magistrati di Venezia: La Guardia di Rnanza arrivò in Consorzio Nuova a fare l'Ispezione e Neri (Luciano funzionario del Consorzio ndr) aveva nel cassetto 500 mila euro da consegnare. MI raccontarono: "Pensa che c'era Neri che aveva nel cassetto 500 mila. da consegnare a Marco Milanese per Tremanti e li buttò dietro l'armadio. La Guardia di Finanza sigillò l'armadio e la sera andarono a recuperarli».
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