2021-08-28
        Mosca alza il prezzo per scendere in campo
    
 
        Sergej Lavrov e Mario Draghi (Ansa)
    
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov incontra Luigi Di Maio e Mario Draghi, dando l'ok al meeting sull'Afghanistan promosso da Roma. Chiede però che al tavolo si siedano anche Iran e Pakistan. Al premier italiano il compito di armonizzare le diverse istanze.L'ultimo dossier bollente nelle mani di Mario Draghi riguardante la Russia era datato 31 marzo. Quando il governo decise di espellere dal territorio nazionale due diplomatici di Mosca accusati di aver versato denaro a un militare impiegato presso la Difesa in cambio di informazioni. I russi preannunciarono «una risposta asimmetrica» anche se il Cremlino auspicò di mantenere buoni rapporti nonostante «l'esposizione mediatica». Riferimento alla scelta del neo governo (il giuramento era avvenuto un mesetto prima) di sbandierare il fatto come se fosse un'anomalia, con l'obiettivo di mandare una segnale politico e diplomatico. Probabilmente si era resa necessaria una certa discontinuità a vari livelli e andava comunicata anche agli alleati d'oltre oceano. Tant'è che ieri Sergej Lavrov si è recato a Palazzo Chigi, ha parlato quasi un'oretta con Draghi e poi alla Farnesina per incontrare Luigi Di Maio. Incidente superato, ma niente abbracci oltre alle strette di mano. Dalla conferenza stampa successiva al ciclo di incontro è emersa chiaramente la disponibilità di Mosca a partecipare al G 20 non solo promosso, ma anche fortemente auspicato da Draghi per gestire il futuro dell'Afghanistan. La Russia intende coordinare le proprie azioni sulla situazione in Afghanistan, prima di tutto con i suoi alleati nell'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto) e nell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), ma è pronta a considerare le proposte dell'Italia, come presidente del G 20. «Vogliamo capire quale ruolo vedono i nostri amici italiani per il G 20, quale valore aggiunto appare come risultato di questo meccanismo», ha dichiarato Lavrov, riferendo che la parte italiana ha promesso di fornire «un documento concettuale» a riguardo. Per ora, però, il ministro russo ha ravvisato divergenze sulle cinque priorità elencate da Di Maio: protezione dei civili, tutela dei diritti umani, aiuto umanitario, lotta al terrorismo e flussi migratori. «Per Mosca», ha spiegato il ministro, «la lotta al terrorismo e la sicurezza dei confini meridionali, degli alleati in Asia centrale hanno la precedenza».Di Maio si è subito giustificato raddrizzando il tiro: «Condivido con Lavrov che la sicurezza sia una priorità, soprattutto per i Paesi confinanti», aggiungendo che «il nostro approccio non è esclusivo, le nostre cinque priorità rappresentano un modello olistico per evitare che l'Afghanistan diventi una minaccia per i Paesi limitrofi e della regione». Proprio in un'ottica di «inclusività» - per usare un termine che piace tanto ai dem americani e a quelli nostrani - che coinvolga i Paesi più direttamente colpiti dal collasso dell'Afghanistan, Lavrov ha chiesto a Di Maio d'invitare al G 20 straordinario anche i cinque Paesi dell'Asia centrale, oltre al Pakistan e all'Iran. «Senza di loro, qualsiasi discussione sul tema non sarebbe completa», ha aggiunto il capo della diplomazia russa. I russi stanno alzando la posta prima di entrare in campo. Sanno bene che per l'Europa saranno un ago della bilancia tra gli interessi americani e quelli cinesi nell'area. Ma soprattutto in questo modo Lavrov fa capire che per partecipare al G 20 e agire in modo coordinato desidera ricevere un riconoscimento a priori che sarà utile a Mosca per avviare contropartite su altri temi importanti: dalle sanzioni alla geopolitica energetica che è fondamentale sia per contrattare la Via della seta sia per risolvere una volta per tutte le questioni ucraine e soprattutto la presenza sul terreno libico. È chiaro che per apparecchiare il complicato tavolo del G 20, Draghi dovrà convincere gli indiani ad allinearsi senza troppe tensioni. Ieri il premier ha chiamato il collega Narendra Modi al telefono, il quale subito dopo ha twittato: «Abbiamo discusso di Kabul ma anche di cambiamento climatico». Speriamo che il senso sia positivo e non solo un modo per buttare la palla in tribuna. In ogni caso si scoprirà presto. Roma ha l'obiettivo di fissare l'evento per metà settembre, ma per farlo avrà comunque bisogno di incassare l'ok degli Stati Uniti, prima ancora di quello cinese di Xi Jinping. Da un lato non dovrebbe essere così difficile vista l'estrema debolezza della Casa Bianca, dall'altro non si può sottolineare il disallineamento scelto da Joe Biden rispetto alla Nato e quindi la possibilità che voglia trattare con i talebani in modo bilaterale. Va sottolineato che per la prima volta da che i dem hanno ripreso la Casa Bianca gli interessi a stelle e strisce e quelli europei sono divergenti. Non era successo sulla Libia o su altri aree come l'Iraq o la Siria. Per Draghi si profila un sentiero stretto e in salita. Se però riuscirà a incastrare le tessere del puzzle porterà a casa il ruolo di polarizzatore dell'Ue. Non è un caso che Lavrov sia volato a Roma e non a Parigi o Berlino. D'altronde un Draghi successore di Angela Merkel è ciò che si aspettano in molti. Per farlo, il premier dovrà dimostrare di mettere al primo posto gli interessi del fronte europeo della Nato senza mai danneggiare gli Usa.