2023-08-14
«Morti improvvise possibili anche a un anno dal vaccino»
Nel riquadro, Alessandro Capucci (iStock)
Il cardiologo Alessandro Capucci: «Dai nuovi studi emergono dati drammatici sulle miocarditi: le cicatrici (con i relativi rischi) rimangono per mesi. L’assenza di sintomi non deve ingannare».Alessandro Capucci, professore di cardiologia di prima fascia presso l’Università Politecnica delle Marche, direttore della clinica di cardiologia e della scuola di specialità in malattie dell’apparato cardiovascolare, già primario di cardiologia dell’ospedale di Piacenza, è nel Ghota dei professionisti cardiologici nel mondo come certifica il suo ultimo «impact factor», cioè l’indice numerico (cosiddetto h index) riferito alla numerosità e alla qualità delle pubblicazioni sulle più importanti riviste scientifiche internazionali del settore. Il professor Capucci ha infatti 66 di h index, che è un numero alto per un clinico, come è lui, cioè un medico dedito alla cura dei pazienti oltre che ricercatore. Ha pubblicato quasi 900 lavori e oltre 1.200 abstract e il suo maggiore interesse scientifico è nell’aritmologia. Durante la pandemia, Capucci è stato uno dei pionieri delle cure domiciliari precoci del Covid: autore di uno dei primi studi retrospettivi che ne hanno dimostrato l’efficacia, si è anche esposto, in più occasioni, pubblicamente, per denunciare l’inadeguatezza del protocollo «Tachipirina e vigile attesa». Anche sul tema degli effetti avversi dei vaccini non ha esitato a prendere posizione, già dal 2021, contro la strategia della vaccinazione di massa indiscriminata, citando sempre nei suoi interventi le evidenze scientifiche, tant’è che nessuno si è mai permesso di contestarlo o di mettere in dubbio la sua autorevolezza. Professore, quel che si temeva agli esordi della campagna di vaccinazione anti Covid trova oggi riscontri scientifici importanti.«Sì. È stato pubblicato i primi di agosto uno studio svizzero che porta dei risultati drammatici: un lavoro prospettico con follow-up attivo, che ha valutato 777 pazienti sani, con un’età mediana intorno ai 40 anni, ma molti di loro erano sotto i 20 anni. Entro le 72 ore dall’inoculazione del booster di Moderna è stato valutato l’andamento degli enzimi cardiaci, in particolare della Troponina, che è un enzima il cui valore si alza quando c’è un danno al muscolo cardiaco, come nell’infarto e nella miocardite. Ebbene, questi enzimi sono risultati elevati in un caso su 35. Parliamo di 3 persone giovani e sane su cento che hanno avuto la miocardite dopo la terza dose. Un aspetto interessante dello studio è che circa il 90% sono donne, a differenza di quanto riscontrato nell’altro studio condotto in Thailandia, che invece aveva visto un aumento considerevole di miocarditi nei giovani uomini (il 2,3% dei ragazzi inoculati sia con Pzifer che con Moderna aveva avuto danni cardiaci), in quel caso già dopo la seconda dose: ciò potrebbe dipendere da una questione di dosaggi, visto che le donne hanno un peso corporeo inferiore agli uomini». Le autorità sanitarie dissero che la miocardite post vaccino era «lieve»…«Questo è un falso. Non è possibile dire a priori che una miocardite sia lieve, anche se i sintomi iniziali sono ridotti. I sintomi infatti non sono di per sé clamorosi: si può andare dal dolore toracico, all’astenia, alla dispnea per sforzi lievi e al cardiopalma, cioè sintomi abbastanza sfumati, non tutti tipici di una patologia specifica». Si è insistito molto sul fatto che la miocardite possa essere provocata dal Covid. «Anche altri virus influenzali, o alcuni batteri, o sostanze come la cocaina, o malattie autoimmuni possono provocare la miocardite, che è un’infiammazione del muscolo cardiaco. Pure il Covid può provocarla, ma la letteratura scientifica ci dice che, statisticamente, non è il Covid che fa aumentare il numero di miocarditi nei giovani. Uno studio israeliano (autori Ortal Tuvali e altri) su un campione molto ampio di non vaccinati, 787.000 pazienti seguiti per diversi mesi, ha visto che la percentuale di miocarditi è pressoché identica sia in chi aveva avuto il Covid sia in chi non lo aveva avuto. Ci sono, di contro, diversi studi che ci portano nella direzione che siano i vaccini a m-Rna la causa di un aumento delle miocarditi. C’è uno studio inglese (M. Patone) che parla dello 0,007%, che è un numero basso, ma i vaccinati sono stati monitorati soltanto fino al 28esimo giorno dall’inoculazione e questo è fuorviante. Il tempo di osservazione è stato scelto senza un motivo preciso e infatti c’è chi ha condotto studi solo fino al 14esimo giorno, non si sa perché, ed è poi arrivato a dati apparentemente rassicuranti. Soprattutto, se confrontiamo il rischio miocardite rispetto al numero di dosi vediamo, nello stesso studio di Patone, che c’è un aumento progressivo del rischio: in uomini sotto i 40 anni dopo la seconda dose si arriva, con Moderna, a un rischio almeno quadruplicato rispetto al gruppo di controllo che erano quelli positivi al Sars-Cov-2». La miocardite provoca morte improvvisa?«La miocardite è al terzo posto tra le cause di morte improvvisa nei soggetti giovani che praticano sport. La miocardite può essere fulminante ma può anche essere cronica: in tal caso compare la fibrosi, cioè il tessuto muscolare cardiaco viene sostituito da tessuto cicatriziale e queste cicatrici sono alla base delle aritmie ventricolari severe che possono portare a morte improvvisa. Se non si fa una diagnosi e non si interviene, può accadere che si muoia anche a distanza di un anno da quando si è sviluppata la miocardite. C’è un recentissimo studio di Hong Kong pubblicato su Circulation che ha sottoposto a risonanza magnetica nucleare persone che avevano avuto la miocardite post vaccino un anno prima e si è visto che più del 50% aveva una cicatrice significativa a livello del cuore, quindi una situazione che espone a morte improvvisa anche laddove non ci sono sintomi. Sarebbe molto utile capire quante morti improvvise ci sono state da quando è iniziata la vaccinazione di massa, ma non si vuole fare questo calcolo, che invece potrebbe essere fatto visto che c’è una specifica definizione in medicina di morte improvvisa: essa è quella che soggiunge entro un’ora dai sintomi. Sintomi ovviamente che non c’erano prima. Abbiamo, però, alcuni dati: negli Stati Uniti, prima del 2020, si sono calcolate 100-150 morti improvvise di atleti all’anno mentre nel 2022 sono state più di 190. In Finlandia, ante pandemia, le morti improvvise di persone sopra i 15 anni erano state 19,25 su un milione e invece il Cdc ci dice che nel 2022 sono morti in 63 su un milione tra i 12 e i 17 anni, età in cui la morte improvvisa è piuttosto rara». Ci sono esami che si possono consigliare oggi a chi si è sottoposto mesi fa o un anno fa a ripetute dosi, per scongiurare una morte improvvisa? «Sì, ma bisogna fare gli esami giusti. L’ecocardio può non essere sufficiente. Bisognerebbe fare un elettrocardiogramma sotto sforzo massimale e anche un holter-ecg per almeno 7 giorni. Sono due cerotti sul torace che si possono togliere quando ci si lava e poi riapplicare. Se si notano delle aritmie-spia, allora si può fare una risonanza magnetica nucleare». Con tutte queste evidenze scientifiche come è possibile che ancora si dica che questi vaccini sono sicuri? «Questo è il punto! I giovani sani non avevano alcun motivo di essere sottoposti a questi rischi perché la mortalità da Covid per loro è stata praticamente nulla sin dall’inizio. Per le persone più avanti con l’età bisognerebbe valutare i rischi e benefici: stiamo parlando di farmaci e dovrebbero essere trattati come tali». E però si diceva che finivano intubati solo i non vaccinati …«Nessuno ci ha detto quali fossero le caratteristiche di questi morti cosiddetti no vax, cioè in quali condizioni fisiche fossero e soprattutto se e come fossero stati curati prima di finire in ospedale, e se in ospedale avessero ricevuto una terapia adeguata. Sono state quindi diffuse informazioni prive di qualsiasi valore scientifico e statistico, come ancora oggi fanno certi studi, come un recente studio farlocco coordinato dall’Università di Bologna condotto sulla popolazione di Pescara, che è stato pubblicato su una rivista prestigiosa, Vaccine, studio che io ho contestato con una lettera perché ci sono incongruenze palesi. La mia lettera non è stata pubblicata, così come non vengono pubblicati tanti studi validi che smentiscono la politica e le case farmaceutiche». Come lo spieghiamo? «Le riviste vivono di finanziamenti delle case farmaceutiche, che finanziano pure le ricerche, perché dopo la laurea le istituzioni abbandonano il giovane medico».Rispetto alle terapie precoci del Covid, perché i produttori dei farmaci che si utilizzavano per le terapie domiciliari non hanno promosso studi? «Perché erano farmaci a basso costo. Infatti, sono stati fatti studi solo su antivirali specifici o sui monoclonali che costano migliaia di euro. Peraltro anch’essi da somministrare precocemente. La mancanza di studi randomizzati sulle terapie domiciliari ha così giustificato l’abbandono dei malati a casa senza terapia, anche se la pratica diceva il contrario e non c’era alcuna base scientifica per la cosiddetta “Tachipirina e vigile attesa”, ma piuttosto la scienza medica e anche la letteratura sul precedente Sars-Cov suggerivano il contrario. Sarebbe bastato confrontare gli esiti della vigile attesa con gli esiti di una terapia precoce con farmaci comuni e sarebbe cambiata la storia degli ultimi tre anni. Non si è voluto farlo».
Jeffrey Epstein (Getty Images)
Nel riquadro, Giancarlo Tulliani in una foto d'archivio