2024-03-21
Oratorio trasformato in una moschea. Gli islamici lo usano per il Ramadan
L'oratorio San Michele di Monfalcone. Nel riquadro, la preghiera dei musulmani nei locali della parrocchia.
«Fuori dal coro» scopre che un parroco di Monfalcone permette ai musulmani di pregare nella struttura. Senza avvisare nessuno.Secondo la tradizione islamica, l’arcangelo Michele fa il muezzin e non ride mai. Secondo quella cattolica, guida l’assalto contro il drago e suona la tromba del giudizio universale. A Monfalcone, invece, San Michele non guida alcun esercito del Bene, la tromba s’è persa e l’unico che ride è l’imam. Palcoscenico del nuovo episodio di sottomissione è l’oratorio intitolato proprio all’arcangelo, che la parrocchia ha prestato ai musulmani per pregare in pieno Ramadan. Ovviamente all’insaputa del sindaco Anna Cisint, della Lega, che gira sotto scorta per aver chiuso due moschee abusive.A scoprire l’innovativa moschea parrocchiale è stata la redazione di Fuori dal coro, il programma di Mario Giordano su Rete 4. Nella puntata di ieri sera è andato in onda un servizio di Serena Pizzi le cui immagini sono quasi distopiche, visto che a Monfalcone, dove vivono 29.000 persone, un abitante su tre è straniero e si tratta in massima parte di arabi.La giornalista Mediaset, camminando a lato di una chiesa, nota un furgone bianco che scaricava tappeti orientali al cancello dell’oratorio di San Michele. Chiede che cosa sta succedendo e un uomo la fa entrare senza minimamente opporsi alla telecamera, anzi. C’è quasi una sorta di fierezza. All’ingresso dell’oratorio campeggia un’immagine di Gesù. Poi, girato l’angolo del corridoio, in una vasta sala parrocchiale, ecco una cinquantina di tappeti stesi per la preghiera islamica della sera, una ventina di musulmani e bottiglie di acqua e aranciata per affrontare il digiuno. Dopo cinque minuti, arriva il responsabile che non vuol dire come si chiama e se ne esce con una frase surreale rivolta alla cronista: «Tu non puoi entrare nella nostra casa così». «Nostra casa», diciamo che è un po’ forte. Una volta che l’allora arcivescovo di Milano, il cardinal Angelo Scola, andò a benedire l’oratorio Don Bosco di Carugate, spiegò: «L’oratorio è la casa di tutta la comunità, il luogo in cui si stabilisce la nostra amicizia e i ragazzi diventano responsabili della loro vita. Che questo spazio diventi ponte tra la Chiesa e la società civile». Il parroco di Monfalcone deve aver equivocato sui concetti di amicizia e società civile.Il fedele di Maometto che faceva il capetto in oratorio ha tenuto il punto su «casa sua» e ha spiegato di aver «prenotato». Da una serie di verifiche di Fuori dal coro, è emerso che il sindaco non sapeva nulla e il direttore dell’oratorio neppure. Anzi, il laico che ha le chiavi della struttura scopre la faccenda dall’inviata Mediaset e protesta con i musulmani: «Questa non è una moschea!». Pare, però, che gli arabi si siano accordati direttamente con il parroco, che è in Africa per un funerale. Chissà che cosa gli hanno raccontato, quando hanno «prenotato la sala». Forse che avrebbero fatto un dibattito sul dialogo interreligioso? A Monfalcone, in effetti, il dibattito servirebbe perché la situazione è esplosiva. Il sindaco Cisint si è permessa di chiudere due moschee abusive perché non c’erano gli elementari livelli di sicurezza. Ne è nata una battaglia giudiziaria già arrivata al Consiglio di Stato che nelle prossime ore dovrebbe pronunciarsi nel merito. Il Tar friuliano ha bocciato la richiesta di sospensiva delle ordinanze presentata dalla comunità islamica. Ma intanto il portavoce degli islamici, l’ex assessore di centrosinistra Bou Konate, ha già fatto sapere che pregheranno in piazza della Repubblica come segno di protesta. La questura, invece, aveva concesso per tutto il Ramadan il parcheggio delle Terme romane e, solo il venerdì, i giardini di salita della Rocca. La soluzione è stata respinta, quasi che, più di pregare, si tratti di piantare una bandiera politica nella piazza del municipio.Da venti giorni, comunque, il sindaco deve girare con la scorta per le minacce di morte ricevute dopo aver chiuso i due luoghi di preghiera abusivi. Luoghi nei quali alcuni musulmani si recano comunque a pregare, nonostante i divieti e nonostante abbiano un luogo alternativo. I ricorsi della comunità islamica di Monfalcone contro i provvedimenti del Comune sono firmati da un avvocato venuto da fuori, Vincenzo Latorraca di Cantù. Cinquantotto anni, amministrativista iscritto all’albo di Como, Latorraca segue da diversi anni la battaglia legale degli islamici canturini per avere una moschea ed è anche impegnato politicamente nella sua città, dove è consigliere comunale per il Pd.Tornando al fattaccio dell’oratorio, domenica scorsa il sito d’informazione locale ilgoriziano.it ha riportato che due giorni prima «alcuni componenti, circa un centinaio, della comunità musulmana monfalconese si sono incontrati per il pasto serale che spezza il digiuno del Ramadan: un accordo con la parrocchia centrale del Duomo di Sant’ Ambrogio che ha consentito all’utilizzo di alcuni locali dell’oratorio San Michele proprio per ospitare il pasto comunitario». E ricordava che all’inizio della battaglia legale, il parroco del Duomo, don Flavio Zanetti, aveva proposto l’utilizzo del San Michele per le preghiere, «proposta che non era stata accolta dalla comunità musulmana». Poi, qualcosa dev’essere cambiato. E il musulmano che ha fatto entrare con fierezza nel «suo» oratorio la troupe di Fuori dal coro è il segno che a Monfalcone non c’è alcun pericolo o guerra di religione. Hanno vinto loro e basta.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.