2024-10-04
Minacce ai paninari e frequentazioni Vip. Le mani delle ’ndrine anche sulla Sud
Pure la curva del Milan era infiltrata da anni dalla malavita. Sponda Inter: Andrea Beretta sfuggì agli agguati per una soffiata.Oltre al patto di non belligeranza e agli accordi sulla gestione del business intorno allo stadio di San Siro, c’è una sottile linea nera che unisce le curve di Milan e Inter. È la ’ndrangheta, la criminalità organizzata calabrese che si era già infiltrata nella tifoseria rossonera quasi 20 anni fa e che negli ultimi anni aveva iniziato a interessarsi di quella nerazzurra. Dopo la raffica di arresti di lunedì scorso, con i capi della Sud (Luca e Francesco Lucci) e della Nord (Marco Ferdico e Andrea “Berro” Beretta) in carcere a San Vittore, gli inquirenti continuano a seguire le indagini portate vanti nell’ultimo anno. E nel lavoro del procuratore aggiunto Paolo Storari e del sostituto Sara D’Ombra, c’è una fotografia molto chiara delle frequentazioni che intrattenevano gli arrestati dentro e fuori dallo stadioL’esempio più lampante della vicinanza delle curve milanesi alla ’ndrangheta è con tutta probabilità l’omicidio di Antonio Bellocco, il rampollo della famiglia calabrese ucciso da Beretta il 4 agosto scorso. La decisione di ucciderlo, infatti, sembra essere collegata alla necessità di non essere ammazzati a sua volta, proprio dai sicari delle ’ndrine calabresi. Nelle integrazioni inviate da Storari al gip Domenico Santoro per chiedere l’arresto dei capi ultras, infatti, vengono spiegati i motivi e le ragioni che portarono il Berro a colpire a coltellate Bellocco quel giorno agli inizi di settembre di fronte alla palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio. Come aveva già riportato il nostro giornale nei giorni scorsi, i motivi di attrito tra i capi della Nord (Beretta, Ferdico e Bellocco) riguardavano soprattutto la spartizione degli incassi, sia dei biglietti che venivano concessi dalla società Fc Internazionale ma soprattutto del merchandising. È Beretta a raccontarlo ai magistrati durante l’interrogatorio di garanzia, poche ore dopo aver ucciso Bellocco. «Oltre alla descrizione puntuale degli eventi», scrivono i magistrati, l’ultras dell’Inter rivela anche ulteriori dettagli, ovverosia di essere già da alcuni giorni «sottoposto a minacce da parte di Bellocco che, insieme a Ferdico ed almeno altri complici, avevano lui rappresentato di volersi appropriare del merchandising della Curva Nord, fonte di reddito dell’assassino con il negozio “We Are Milano”, e di volerne avviare uno nuovo a Milano». Il negozio di Pioltello gestito da Beretta e la compagna non funziona come dovrebbe. Le stesse famiglie calabresi che controllano la contabilità della Curva Nord si sono accorte di ammanchi importanti. Ne serve un altro, nuovo. Bellocco e Ferdico lo trovano in via Casoretto, il contratto è già firmato, ma non sarà perfezionato proprio per la morte di Antonio. È la ’ndrangheta a decidere. Beretta lo spiega ai magistrati. Rivela che il 23 luglio scorso aveva incontrato proprio due emissari della famiglia Bellocco a Pioltello, nel box della casa di Antonio. Lì il Berro riceve pesanti intimidazioni dai due pregiudicati calabresi. Non solo. Spiega ai magistrati di essere riuscito a salvarsi più volte da un tentativo di omicidio grazie alle rivelazioni ricevute da una persona che doveva tirarlo in trappola, addormentarlo, ucciderlo e sotterrarlo. Gli inquirenti hanno ricostruito anche tutta la storia della Curva Sud. Nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare vengono ricordati i tempi della Fossa dei Leoni e delle Brigate Rossonere, i gruppi che stazionavano a San Siro prima dell’avvento dello striscione unico Curva Sud nella stagione 2008-2009. Gran parte di loro, tra cui Giancarlo Lombardi, sono stati già condannati nel 2011 per estorsione alla società, quando c’era ancora come presidente Silvio Berlusconi e come amministratore delegato Adriano Galliani. In queste ultime indagini, i milanisti vengono spesso intercettati mentre minacciano i paninari intorno a San Siro o per spedizioni punitive nell’hinterland milanese. Anche se l’immagine della vicinanza della curva del Milan alle cosche calabresi sarebbe raccontata da una foto del Natale del 2022 quando all’interno dell’abitazione di Luca Lucci, all’epoca ai domiciliari, viene immortalato Rosario Calabria. Quest’ultimo non è un personaggio qualunque, secondo la procura di Milano. Vicino a Domenico Papalia, dell’omonima famiglia di ’ndrangheta che orbita tra Corsico e Buccinasco, nel suo curriculum vanta arresti per traffico di sostanze stupefacenti e lesioni. Ma sono in generale tutti gli esponenti di spicco della curva rossonera a intrattenersi con imprenditori in odore di ’ndrangheta, tra questi c’è anche Giovanni Galluzzo figlio di Laura Procopio, arrestata dalla Dda in un’indagine per traffico di stupefacenti. Galluzzo è considerato vicino ad Alex Cologno (Hagag Islam) che altro non è che l’organizzatore del concerto di Fedez previsto per il 6 agosto al locale Calura di Roccella Jonica in provincia di Reggio Calabria. Un evento che poi salterà per non meglio precisati problemi organizzativi. Questa estate le forze dell’ordine pedinano Lucci anche allo stadio, durante la prima di campionato il 17, tra Milan e Torino. Il capo della Sud ha ricevuto l’autorizzazione dal Tribunale di Sorveglianza, perché «affidato in prova» (è al Serd di Milano dove cura i problemi derivanti dall’abuso di sostanze stupefacenti e dalla dipendenza dal gioco d’azzardo). Si siede in tribuna rossa di fianco al cantante Emis Killa e alle 20.46 la Sud gli dedica uno striscione. «Il Joker ride sempre. Curva Sud Milano». Del resto fu Lucci nel 2008 a imporre lo striscione unico in Curva Sud e, secondo gli inquirenti, anche a consigliare agli interisti quello della Curva Nord. Un modo per accentrare il potere senza la presenza di altri sottogruppi.
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