2019-04-04
Mimmo Lucano può tornare a Riace. Ma è ancora presto per farlo santo
La Cassazione ha revocato il divieto di dimora. Il vero processo, però, è agli inizi.È vero, potrà tornare a Riace ma il processo sull'operato di Mimmo Lucano deve, di fatto, ancora cominciare. La Cassazione nelle scorse ore ha depositato le motivazioni relative all'udienza dello scorso 26 febbraio, durante la quale la Corte aveva deciso l'annullamento con rinvio del divieto di dimora a Riace per il sindaco. Il divieto di dimora è una misura cautelare che, per Lucano, era stata disposta dal Tribunale di Reggio Calabria lo scorso 16 ottobre nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Locri che ha rinviato a giudizio il sindaco. Contro questa misura, attivata probabilmente perché idonea ad evitare la reiterazione del reato, Lucano, aveva presentato il ricorso che ha avuto, appunto, esito positivo. A ben guardare, però, non si tratta affatto di un giudizio nel merito dei fatti rilevati dagli inquirenti, con mesi di intercettazioni e indagini complesse, ma di un giudizio tecnico riferito soltanto alla opportunità di continuare a vietare al sindaco di recarsi nel Comune. Secondo la Corte, per esempio, non sono provate le «opacità» che avrebbero caratterizzato l'affidamento dei servizi di raccolta rifiuti alle cooperative L'Aquilone e Ecoriace, in quanto «la legge consente l'affidamento diretto di appalti» in favore delle cooperative sociali «finalizzate all'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate», aggiungendo che il Riesame non avrebbe chiarito a sufficienza «quali altre imprese in quel territorio, oltre le cooperative sociali affidatarie per anni del servizio, avrebbero potuto in quel momento svolgerlo». L'analisi dei giudici, come di competenza in questi casi, si riferisce a passaggi tecnici, mentre, ovviamente, l'accusa non entrava esclusivamente nel merito delle modalità di assegnazione o di possibili alternative, ma andava ad indicare qualcosa di ben più ampio. «Pur non avendo mai intascato denaro», per gli inquirenti, Lucano «sarebbe stato il promotore di un'associazione a delinquere che aveva l'obiettivo di commettere un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio» orientando «l'esercizio della funzione pubblica del ministero dell'Interno e della prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell'accoglienza dei rifugiati e per l'affidamento dei servizi da espletare nell'ambito del Comune di Riace».Per quanto riguarda, invece, la vicenda del favoreggiamento di immigrazione clandestina e dei matrimoni di interesse, la Cassazione ha riconosciuto la «correttezza» delle ipotesi di reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ritenendo, però, l'operato del sindaco non abbastanza grave da far proseguire la misura cautelare, in quanto avrebbe agito solo per aiutare la compagna e si sarebbe trattato di un caso isolato. A contrario secondo il Riesame di Reggio Calabria, da intercettazioni e indagini di polizia giudiziaria relative al caso Lucano si può dedurre «l'esistenza di una ramificata attività formalmente lecita, gravitante intorno al fenomeno della protezione internazionale per gli stranieri richiedenti asilo e per i rifugiati, nell'ambito della quale risultano commessi alcuni reati, probabilmente commessi per finalità moralmente apprezzabili ma formalmente integranti gli estremi di illecito, connessi alla creazione di situazioni apparenti finalizzate alle celebrazioni di 'matrimoni di convenienza' o 'di comodo' tra italiani e straniere allo scopo di permettere a quest'ultime di trattenersi in Italia». Per oggi è prevista l'udienza preliminare che dovrà decidere se l'indagato dovrà rispondere per associazione a delinquere, concussione e abuso d'ufficio.
Martha Argerich (Michela Lotti)
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