2023-10-07
L’Ue non prevede migranti economici ma l’opposizione finge di scordarselo
Un’altra anomalia sono i giudici che ignorano le liste dell’Europa sui Paesi sicuri.Valter Giovannini, ex procuratore aggiunto di BolognaL’epocale problema immigratorio, che ha superato tutti i livelli di guardia, nasce, almeno in Europa, da una colossale contraddizione tra le norme comunitarie da tutti i Paesi accettati e i sentimenti di settori dell’opinione pubblica, sorretti dai partiti di sinistra, che si riconoscono in un sistema di accoglienza di fatto indiscriminato. Il punto in sé è semplice: il diritto comunitario non riconosce al migrante esclusivamente economico alcuna possibilità inclusiva al di fuori dei cosiddetti flussi immigratori programmati. Può piacere o meno ma questo è il principio legale oggi vigente. Chi non è d’accordo dovrebbe impegnarsi politicamente a sovvertire il sistema riconoscendo al migrante economico gli stessi diritti che oggi vengono riconosciuti a chi richiede asilo o protezione internazionale per motivi diversi. Forse però uscire allo scoperto con un simile programma politico sarebbe talmente impopolare che si preferisce ignorare tale premessa a favore di discorsi generali che fanno leva su stati emozionali che tutti noi proviamo di fronte alle troppe tragedie che si consumano sulla pelle di persone che, attratte dall’Eldorado Europa, mettono a rischio la prova vita sperando in un futuro migliore.Se non si è tutti d’accordo sulla premessa che la semplice ricerca di un domani più sereno economicamente non legittima l’immigrazione illegale non ci sarà mai su questo tema un confronto costruttivo, ma solo uno scontro distruttivo ed erosivo delle istituzioni. Del resto la circostanza che pressoché tutti i migranti siano privi di documenti dimostra che molti di essi sono consapevoli della concreta possibilità di essere espulsi dal Paese di approdo, in quanto migranti economici, e che la loro non identificazione ne rinvierà, spesso per anni, la materiale esecuzione.In questi giorni tale scontro ha raggiunto livelli assai alti dopo un paio di decisioni giudiziarie che hanno disapplicato alcune norme contenute nel cosiddetto decreto Cutro. Poiché l’interpretazione delle norme non è ovviamente una scienza esatta, è possibile interpretare la monumentale normativa in tema di immigrazione prodotta dall’Europa, dalle Corti di giustizia e dai singoli Stati, nei modi più disparati e paradossalmente tutti sostenibili sotto il profilo della motivazione offerta, perché difettano linee sovranazionali comuni chiare e durevoli nel tempo, che dovrebbero uniformare le decisioni giudiziarie. L’unico dato certo, ribadisco, è il non riconoscimento della migrazione esclusivamente economica, ma come detto tale principio rimane troppo spesso sullo sfondo fino a scomparire.Altra fonte di preoccupazione, circa la tenuta di scelte politiche, rispetto alle interpretazioni giudiziarie è rappresentata dalla messa in discussione, attraverso lo strumento tecnico della disapplicazione, di decisioni che dovrebbero spettare solo ai singoli governi. Mi riferisco alle liste dei Paesi sicuri da cui provengono non pochi immigrati e che dovrebbero comportare procedure di rimpatrio diverse verso queste persone. Tali liste sono previste da normative europee che dettano le linee generali rimettendo poi la compilazione ai singoli Paesi membri. Uffici tecnici ministeriali, seguendo tali direttive, aggiornano le liste sulla base di valutazioni tecniche, istituzionali, economiche e politiche dei Paesi extra Comunità europea. La domanda fondamentale è: può un singolo magistrato disattendere tali liste e rimettere a sé stesso la valutazione circa la sicurezza o meno di un Paese estero? Personalmente credo che ciò non sia possibile in materie così complesse dove una decisione non ha effetto solo nei confronti del soggetto che la invoca, ma ha enormi ricadute sull’intero sistema di governo di un fenomeno che solo la politica deve provare a gestire.L’obiezione è ovvia: così ragionando verrebbe sottratto al giudice il potere di interpretazione delle leggi. Obiezione in parte fondata, ma quando ci renderemo conto che tante leggi, a partire dalla nostra Costituzione, sono state pensate e scritte quando il mondo era qualcosa di completamente diverso da oggi?
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