2020-09-12
Microspie nel telefono dei commercialisti dell’inchiesta sulla Lega
L'arresto dei tre professionisti è arrivato dopo ore di ascolto dei dialoghi, anche in sede. Incontro fra pm di Milano e Genova. Da Cormano a Mosca, passando per Genova, Bergamo e persino la Svizzera. L'inchiesta dei pm di Milano Eugenio Fusco e Stefano Civardi sull'immobile nell'hinterland milanese acquistato da Lombardia Film Commission unisce con un filo rosso tutte le altre indagini sui presunti 49 milioni di fondi pubblici che la Lega avrebbe fatto sparire in questi anni. Perché l'arresto di Andrea Manzoni, Alberto Di Rubba e Miche Scilieri, ai domiciliari da giovedì sera, potrebbe essere solo l'inizio di un coordinamento tra le Procure impegnate in questi anni a recuperare i fondi del Carroccio. Per di più la Procura milanese ha captato in questi mesi centinaia di conversazioni di Scilieri, che aveva un captatore (un trojan) all'interno del suo cellulare. Proprio come accadde nell'indagine sull'ex leader dell'Anm Luca Palamara, sono finiti agli atti messaggi e ore di discussione tra gli arrestati, anche nella sede della Lega in via Bellerio a Milano.Il coordinamento tra Procure è ormai assodato. Tanto che a quanto risulta alla Verità nei prossimi giorni Fusco e Civardi incontreranno i magistrati genovesi. Non a caso, proprio nel giorno degli arresti dei due revisori contabili e del commercialista dove era domiciliato il simbolo «Lega Salvini premier», la guardia di finanza di Genova ha perquisito gli studi di Manzoni e Di Rubba a Bergamo. L'indagine sul cineporto di Cormano, insomma, secondo gli investigatori, potrebbe chiarire diversi aspetti dopo quasi tre anni di indagini. Tra gli indagati per l'affare con Lombardia Film Commisison c'è infatti anche Francesco Barachetti, accusato di peculato, titolare di un'azienda di impiantistica elettrica e idraulica, che avrebbe ricevuto 260.000 per i lavori di ristrutturazione dell'immobile poi acquistato dalla controllata di regione Lombardia. Barachetti, che aveva già svolto lavori in Bellerio e aveva ricevuto dei compensi dalle finanziarie leghiste, non è un nome nuovo ai magistrati. L'anno scorso fu segnalato da Bankitalia per dei movimenti di denaro verso la Russia. La moglie di Barachetti è la russa Tatiana Andreeva. E quegli atti di indagine sono finiti nell'altra inchiesta in corso a Milano su Gianluca Savoini, accusato di corruzione internazionale nella vicenda dell'hotel Metropol, dove insieme con Gianluca Meranda e Francesco Vannucci avrebbe trattato un affare da 65 milioni di dollari. Qui la Procura milanese ha chiesto a febbraio una proroga delle indagini. Inoltre va ricordato che nell'inchiesta su Cormano pende una rogatoria in Svizzera per chiarire come mai alcuni soldi sono finiti nella Fidirev, una fiduciaria che avrebbe anche saldato dei debiti di una società a Panama. L'accelerazione di questi giorni sarebbe stata dovuta alla richiesta da parte di Manzoni di farsi sentire dai pm Fusco e Civardi. Fusco, che negli anni ha seguito inchieste come quelle su Antonveneta e su Finmeccanica, ha incontrato il revisore contabile della Lega il 3 settembre scorso. L'incontro, durato cinque ore, non è stato «attendibile ma lacunoso», a detta degli inquirenti, come si legge nelle 60 pagine di custodia cautelare. Manzoni non avrebbe risposto alle domande, sarebbe stato «contraddittorio» e avrebbe cercato di svicolare con «circostanze “di contorno", o addirittura estranee, rispetto agli addebiti elevati all'interno del procedimento». La storia del cineporto di Cormano sarebbe nata in questo modo. Manzoni ha raccontato ai pm di aver saputo da Di Rubba, durante alcune visite nella sede della Lega in via Bellerio, del finanziamento erogato dalla Regione in favore della Lombardia Film Commission, finalizzato all'acquisto di un immobile, dove sarebbe stata trasferita la sede della fondazione. Poi avrebbe partecipato «per caso» a un sopralluogo nel capannone, proposto proprio da Scilieri a Di Rubba. A quel punto sarebbe stato escogitato il presunto disegno criminoso, dove ogni partecipante avrebbe ricevuto la sua quota. Proprio Scilieri lo spiega in un'intercettazione captata dal trojan, il 19 maggio scorso: «Quando all'inizio abbiamo fatto tutti i conti, nessuno ci perdeva. Quindi la proprietaria (da intendersi Marina Dubini) prendeva la sua parte; quello lì (da intendersi Luca Sostegni, arrestato a luglio mentre fuggiva in Brasile) prendeva la sua parte; io (da intendersi Scillieri, tramite Barbarossa) prendevo la mia parte e voi (da intendersi Di Rubba e Manzoni) prendevate… È andata storta ad un certo punto». È stato Sostegni a rompere l'armonia del gruppo, minacciando pochi giorni dopo, l'11 giugno, di parlare con i giornali se non avesse ricevuto la sua parte. Per il gip Giulia Fanales devono restare in arresto: c'è il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove.