2023-04-01
La Procura chiede un anno per il pm Emiliano
Michele Emiliano (Imagoeconomica)
Il presidente della Puglia è accusato di finanziamento illecito in merito alla campagna delle primarie Pd del 2017. Ma le sue vere colpe sono tutte politiche: dal porto di Taranto destinato ai cinesi, al disastro dell’Ilva, fino al buco nero dell’ospedale Covid.Quella del 2017 è una delle annate più robuste per il vitigno delle primarie Pd. A differenza di quelle del 2013 o delle recinti che hanno incoronato Elly Schlein non saranno ricordate solo per le polemiche sui presunti voti irregolari e le schede multiple. Sei anni fa ci fu la vittoria di Matteo Renzi. La seconda per la precisione, visto che dopo il referendum del dicembre del 2016 l’ex sindaco si era dimesso dagli incarichi e annunciato un nuovo congresso e nuove primarie. Andrea Orlando e l’anti Renzi, Michele Emiliano, dovettero accettare la sconfitta. Per di più, la roulette delle primarie aveva confermato il voto dei circoli. Adesso quel voto torna a galla con la richiesta di un anno di condanna proprio per il pm in aspettativa, già sindaco di Bari e da tempo immemore governatore regnante sulla Regione Puglia. Ieri, per Emiliano processato in Piemonte, la Regione più distante dalla sua patria, è arrivata la richiesta di condanna a un anno di reclusione e a 90.000 euro di multa. L’accusa è finanziamento illecito. Il pm Giovanni Caspani ha proposto la stessa pena per il suo ex capo di gabinetto Claudio Stefanazzi (ora parlamentare Pd) e otto mesi per gli imprenditori Vito Ladisa e Giacomo Mescia. L’avvocato del governatore già negli scorsi anni ha dichiarato più volte l’estraneità di Emiliano. Tre settimane fa Ladisa, sentito in tribunale, ha smentito. Spiegando anche la sua versione. A essere contestati sarebbero versamenti per 63.000 euro effettuati dalle aziende di Mescia e Ladisa alla Eggers, la società torinese di comunicazione che si occupò delle primarie di Emiliano. «Io e la mia azienda», ha affermato Ladisa, «siamo estranei ai rapporti fra Eggers ed Emiliano. Quell’anno contattai Pietro Dotti (titolare di Eggers, ndr) per una nostra campagna di comunicazione. Ci incontrammo alcune volte: lui svolse il lavoro, mi presentò il conto e pagai. Lui mi parlò una sola volta di Emiliano definendolo un “cattivo pagatore”. Gli risposi che delle questioni del governatore non mi interessavo. Io non frequento Emiliano. E nel 2017 neppure lo sostenni». La procura di Bari si era convinta del contrario, ma in realtà il filone pugliese destinato all’imprenditore leader nella ristorazione (l’azienda gestisce anche le mense della Polizia) è andato sciogliendosi. Nonostante abbia avuto momento da gossip giudiziario. Nel 2019 è finito coinvolto nell’inchiesta persino un giornalista che, appreso negli ambienti della Gazzetta del Mezzogiorno la notizia delle imminenti perquisizioni della Gdf, si precipitò, sempre con la schiena dritta, a bussare agli uffici di Emiliano per dargli la soffiata. Il governatore, da pm in aspettativa, non lo ringraziò certo, ma lo denunciò. In ogni caso, quel giorno non vi nessuna visita per l’acquisizione di materiali. Tolto l’interesse di chi vive a Bari, vedremo come staranno in piedi i capi di accusa e come andrà a finire a Torino. Permetteteci però di sperare in una piena assoluzione per Emiliano. Non solo per la presunzione di innocenza a cui noi crediamo. Ma perché riteniamo che le «condanne» nei confronti del governatore pugliese debbano essere numerose ma tutte di natura politica. Con il fine di trovargli un sostituto alle prossime elezioni. Cominciamo dal suo network e dall’imprinting che ha dato alla Regione, che sembra destinata a diventare il porto di riferimento dei cinesi, nonostante sia uno degli scali più sensibili per la Nato. Emiliano osserva da anni il disfacimento dell’Ilva e poi dell’ex Ilva. L’ambiente è sacro, ma dovrebbe sapere che il lavoro è tutelato allo stesso modo dalla Costituzione. Emiliano osserva partite economiche che si intrecciano tra Bari e Taranto e toccano le scommesse del futuro. Si va dai rigassificatori, all’idrogeno, alle banchine del porto gestito da Sergio Prete. Assiste da lontano a una associazione degli industriali locali sempre più sottile, ma guarda caso pro Cina. Insomma, la politica estera dell’Italia in questo momento è in mano a Palazzo Chigi, ma la politica estera della Puglia a chi risponde? Qui non sono temi politici, ma di sicurezza nazionale. Per questo non stiamo nemmeno a ricordare le numerose inchieste giudiziarie che toccano uomini nominati dallo stesso Emiliano. Basta fare un sorvolo con il drone. La Puglia a trazione rossa sta facendo incetta di misure cautelari, processi e avvisi di garanzia. Da Foggia a Lecce, non c’è una sola area indenne. Come pure tutti i settori della pubblica amministrazione in qualche modo sono stati toccati. A partire dalla sanità. Con il mega scandalo dell’allestimento dell’ospedale Covid nelle strutture della Fiera del Levante di Bari, che ha risucchiato quello che Emiliano aveva individuato come l’uomo della macchina dell’emergenza: Mario Lerario. Un promemoria. Perché prima o poi qualcuno dovrà fare luce sulla gestione del commissario Covid, Domenico Arcuri, e in quell’occasione potrebbe esserci un raggio da destinare alla Puglia. Ecco, questi sono i temi. E non sono da poco.
Terry Rozier (Getty Images)
L’operazione Royal Flush dell’Fbi coinvolge due nomi eccellenti: la guardia dei Miami Heat Terry Rozier e il coach dei Portland Trail Blazers Chauncey Billups, accusati di frode e riciclaggio in un vasto giro di scommesse truccate e poker illegale gestito dalle storiche famiglie mafiose.