2020-04-05
Mezza Europa surclassa gli aiutini di Conte
Un paper del Senato illustra le misure anticrisi di Francia, Germania e Spagna. Il paragone con noi è impietoso: Parigi ha mobilitato il 2% del Pil, Madrid ha offerto 100 miliardi di garanzie, Berlino ne ha stanziati 1.100. Qui i lavoratori non hanno visto ancora un soldo.No, non è un pericoloso covo di sovranisti, né una cellula clandestina di scatenati oppositori di Giuseppi a certificare l'assoluta inadeguatezza delle ricette anti emergenza del governo italiano, ma un documentato e rigoroso paper del Servizio studi del Senato che, in una logica di analisi comparata, mette a confronto le misure socioeconomiche (oltre a quelle sanitarie) adottate in queste settimane da Francia, Germania e Spagna. Inutile dire che l'Italia ne esce come fanalino di coda.Intanto, ecco gli ordini di grandezza. In Francia sono stati immediatamente mobilitati 45 miliardi, pari al 2% del Pil. La Spagna ha deciso un intervento da 8,9 miliardi (0,7% del Pil), ma - ecco il punto che cambia la partita - è stato attivato un ombrello in termini di garanzie pubbliche per prestiti a imprese e lavoratori autonomi fino a 100 miliardi. Quanto alla Germania, la dimensione è letteralmente impressionante, con due leggi che determinano un intervento addirittura da 1.100 miliardi. Restando a Berlino, la sola manovra aggiuntiva resa necessaria dall'emergenza autorizza il governo federale a ricorrere all'indebitamento netto per 156 miliardi di euro (cioè il 4,5% del Pil): il che, sommato alla legge di bilancio già approvata, «farà aumentare le uscite del governo federale fino a circa 485 miliardi di euro», come annota il Servizio studi di Palazzo Madama.Veniamo ora ad alcuni dettagli Paese per Paese. La Francia, attraverso questi interventi, non ha paura di elevare il suo indebitamento netto per il 2020 fino al 3,9% (a fronte di un obiettivo programmatico che era del 2,2%). Le principali misure, al di là della spesa sanitaria e dell'incremento delle coperture assicurative a favore dei malati e dei loro familiari, prevedono: ampia proroga dei versamenti di tasse e contributi; sostegno ai salari e norme per evitare licenziamenti; supporto finanziario diretto ad autonomi e Pmi (in particolare, le aziende sotto i 10 dipendenti). È inoltre previsto un amplissimo ombrello di garanzie pubbliche sui crediti concessi da banche e società finanziarie a imprese di tutte le dimensioni, dalle più piccole su su fino ai giganti. Per ciò che riguarda la Spagna, oltre ovviamente alle spese sanitarie, il grosso degli stanziamenti va ai sussidi di disoccupazione, a un bonus per i lavoratori autonomi, e a sostenere una maxi proroga (di ben 6 mesi) dei versamenti erariali per Pmi e autonomi. Quanto alle garanzie, spiega il Servizio studi del Senato, «il governo spagnolo ha deciso di ampliare fino a 100 miliardi l'ammontare delle garanzie pubbliche sui prestiti alle imprese e ai lavoratori autonomi». Quanto alla Germania, quantità e qualità delle misure sono addirittura stupefacenti. Solo sul versante medico, sono previsti 58,5 miliardi in più per il sistema sanitario, altri 3,5 solo per i materiali di protezione per il personale sanitario, e altri 55 miliardi da usare liberamente. Avete letto bene: 117 miliardi solo di incremento di spesa sanitaria. E poi una raffica di misure per i lavoratori, a partire dall'ampliamento dell'accesso agli ammortizzatori sociali. Quanto agli autonomi e alle piccole imprese fino a 10 dipendenti, sono previsti 50 miliardi di sovvenzioni. Quanto infine al capitolo delle garanzie, tra la Kfw (l'equivalente della Cassa depositi e prestiti, ma con tutt'altra regolamentazione giuridica) e un nuovo Fondo per la stabilizzazione economica, l'ombrello delle garanzie ha una dotazione complessiva di 822 miliardi. A seguire, una serie di altre misure ricomprese in un ventaglio amplissimo: ancora liquidità per le imprese, assegni per l'infanzia, allentamento della disciplina pensionistica nel settore agricolo consentendo il cumulo tra trattamento previdenziale e reddito da lavoro. Insomma, una gigantesca protezione nell'immediato e insieme una fortissima spinta per ripartire. Conclusivamente, ci sono almeno tre differenze che balzano agli occhi, e tutte purtroppo a danno dell'Italia. La prima ha a che fare con la mole degli interventi: che si tratti di Paesi economicamente forti o no, con debito basso o debito alto, tutti hanno sparato un numero impressionante di munizioni, differentemente dagli interventi minimalisti e omeopatici finora varati da Giuseppe Conte. La seconda differenza ha a che fare con la tempestività: dovendo affrontare un lockdown, tutti hanno immediatamente aperto un ampio ombrello per proteggere i lavoratori (dipendenti e autonomi), laddove in Italia (e siamo al 5 aprile) ancora nessuno ha visto un solo euro. La terza differenza ha a che fare con il rapporto con l'Unione europea: i tre governi di Parigi, Madrid e Berlino non sono certo eurocritici, anzi sono parte del mainstream pro Ue, ma non hanno affatto atteso l'Eurogruppo di dopodomani, non hanno aspettato l'autorizzazione di Bruxelles. Profittando della sospensione del Patto di stabilità, hanno agito subito, certificando la loro autonomia e la loro non subalternità rispetto a Bruxelles.