2023-06-04
«Metto in musica una preghiera di papa Benedetto contro l’egoismo»
Amii Stewart (Giuseppe Ortu FineArt)
Amii Stewart, l’ artista Usa naturalizzata italiana: «Il brano riprende le parole che pronunciò Joseph Ratzinger a Ground zero. Nel Natale 1993 mi esibii per Karol Wojtyla, il pontefice mi rapì l’anima. Una canzone, però, non ferma una guerra».Amii Stewart vibra di luce interiore e il suo eloquio comunica un persistente anelito di riconciliazione. La cantante statunitense, nata a Washington nel 1956, conosce bene le tragedie e la malattia del mondo. Come chiunque, ha attraversato anche il dolore personale e ne ha intensamente elaborato il possibile senso, manifestato anche attraverso la sua voce straordinaria, che viene naturale associare al gospel e al musical, e adatta a interpretare un vasto repertorio di testi. Appena giunta in Italia, nel 1983, dopo il successo già ottenuto negli States, conquistò grande notorietà, in coppia con Gianni Morandi, con Grazie perché. Poi, una lunga serie di affermazioni. Il 30 maggio 2023, su Rai 1, da Assisi, ha presentato l’ultima canzone, God of love, tratta da una preghiera che Joseph Ratzinger pronunciò a New York, a Ground zero, il 20 aprile 2008.Ci racconta del suo più bel ricordo d’infanzia?«(sorride) Le domeniche, perché eravamo tanti in famiglia, tutti intorno a una lunghissima tavola, la porta era sempre aperta. C’erano sempre minimo 8 persone e potevano essere anche più di 14, non potevi mai sapere chi arrivava perché mia mamma veniva da una famiglia numerosa. Era meraviglioso». Quanti fratelli e sorelle ha? Vi sentite spesso?«Ho tre fratelli e due sorelle. Se ci sentiamo? Mettiamo le compagnie telefoniche in gara tra loro. Meno male che c’è WhatsApp. Avevo le bollette del telefono alle stelle».A quanti anni si accorse di amare il canto?«Da quando sono uscita dalla pancia di mamma. Canticchiavo sempre, sempre. Cantavo tutti i jingle televisivi, li conoscevo tutti, le canzoni sul giradischi dei miei…».Ma c’era anche la passione per il ballo.«A nove anni la scuola di ballo, sono stata una ballerina professionista, quello è il mio primo amore, però cantavo. A 12 anni mi sono iscritta a una scuola di belle arti e a quel punto potevo unire canto e ballo». La sua famiglia di origine era cattolica. Qual è il suo rapporto con la fede?«La fede la vivo nel mio intimo quotidianamente. Si poggia sull’amore e sulla mia famiglia che mi ha dato la forza di andare avanti, non sono mai stata sola. È la mia fede, una cosa molto intima».Si considera in pace con sé stessa?«Sì, ma ho dovuto imparare che non è una cosa normale, perché uno guarda sempre a quello che vuole e non gode di quello che ha. L’unico modo di trovare pace in te stesso è di avere gratitudine per quello che hai». Il suo ultimo brano, God of love, ripreso dalla preghiera di pace di Benedetto XVI per ricordare le vittime delle Twin Towers, solleva domande. Gli uomini si dividono fino ad annientarsi perché, in fondo, non credono in Dio?«È perché sono egoisti. Non è che non credono in Dio, loro danno la loro interpretazione sulla Sacra scrittura. La interpretano sempre in un modo che va a loro favore e a discapito degli altri. Per questo ci sono le guerre. Per sentirti forte devi essere superiore al prossimo. L’uomo non vuole essere uguale al prossimo perché altrimenti non avrebbe potere su un’altra persona».«O Dio della riconciliazione, rivolgi il Tuo sguardo su di noi, popolo di molte fedi e tradizioni diverse…» dice quella preghiera. Se le principali religioni del pianeta puntano al bene, qual è, secondo lei, il problema?«Il messaggio di ciascuna delle religioni è “noi siamo la fede vera… noi pretendiamo”. Ma è un’interpretazione, perché quando dicono “noi” non dicono mai “il nostro Dio dice che…”, non dicono mai “per noi mussulmani, secondo il Corano dovrebbe andare così…”. È sempre un’interpretazione a favore della forza e mai della pace. Se davvero si voleva la pace ci sarebbe stata, perché c’è abbastanza per tutti in questo mondo». Le canzoni lanciano messaggi che a Putin e Zelensky interessano ben poco…«La musica può solo fare quello che sta facendo. Quando i politici o i Paesi decidono un percorso da prendere, non c’è canzone che tenga. Le canzoni servono per tenere vivo un messaggio d’amore, di condivisione o per dare sollievo a chi soffre in quel momento, per non perdere la speranza. La canzone di John Lennon (Give peace a chance, ndr) non ha cambiato niente ma dice tutto, a tutto il mondo. Se volevano veramente la pace, sarebbe stata una cosa fatta».Fu scelta dal Vaticano per il concerto di Natale del 1993. Incontrò Karol Wojtyla?«Assolutamente sì, ho anche la fotografia. Papa Wojtyla mi ha rubato l’anima… Fatico a descrivere l’emozione di quando lui mi guardava, con un’incredibile profondità, quel senso di pace che aveva addosso. Anche papa Francesco ce l’ha, ma non l’ho ancora conosciuto…».Da quanti anni è sposata?«Mi sono sposata nel 1994, ma siamo insieme dal 1985. Mio marito è romano, è stato un manager di grandi aziende, ha avuto una sua azienda di abbigliamento e quando ci siamo conosciuti ha lasciato tutto ed è diventato il mio manager. Viviamo a Cala di Volpe in provincia di Sassari, abbiamo fatto questa scelta, meno male, un anno prima della pandemia». Vi siete sposati in chiesa?«No, perché mio marito prima era sposato e allora ci siamo sposati in Comune».Non avete figli, vero?«No, mio marito ha tre figli dal primo matrimonio, noi non ne abbiamo». Cosa ne pensa della questione dell’utero di affitto?«Lo Stato italiano dovrebbe cambiare queste leggi restrittive per l’adozione perché ci sono tanti bambini bisognosi, tante coppie che vogliono accudire, amare, crescere i bambini e lo Stato per un motivo o un altro non dà l’assenso. Penso che sono leggi arcaiche, fatte da uomini, che non possono avere la sensibilità femminile per capire il dolore di non poter procreare. La maggior parte delle donne ha la necessità fisica, chimica, psicologica di accudire, provvedere, essere utili, siamo fatte così, se lasci la possibilità di provetta e simili, che pretendi? Quando diventa un business c’è un problema etico. Ma io non posso giudicare, solo Dio lo può fare». Crede nell’inferno, nel purgatorio e nel paradiso?«Se tu credi nel bene, perché non puoi credere nell’opposto? Cosa sia esattamente l’inferno non lo so, perché in alcuni momenti il mondo vive come già fossimo l’inferno. L’inferno potrebbe essere dove non puoi avere mai quello che più desideri. Ciascuno di noi ha il suo inferno, così come ha il suo punto di riferimento nell’amore. Su questo discorso che se non sei cattolico o cristiano vai all’inferno, mi chiedo se significa che Gandhi, con tutto il bene che ha fatto, sta all’inferno? Secondo me Dio è talmente grande che l’uomo non riuscirà mai a capire quanto amore ha, che lo chiami Buddha o Gesù, se tu ami stai tra le braccia di Dio». Pensa che le anime, «dopo», potranno incontrarsi?«Sì, io penso che stanno tutte intorno a noi».Incontreremo anche quelle di chi ci ha fatto del male?«Penso istintivamente di sì, se le hai perdonate e loro hanno chiesto perdono per averlo fatto. Se tu la persona l’hai perdonata ma lei non ha mai chiesto davvero perdono a Dio, è morta con un peccato dentro che pesa come un sasso. Non so se potrai incontrare quella persona perché non sarà al tuo livello spirituale. Se anche lui, se non riesce a dirlo a te, chiederà perdono a Dio, entrambi saranno puliti da questo peccato».Ha tagliato i capelli a zero e fatto un tatuaggio sul capo. Ciò ha un significato simbolico o spirituale?«Tutti e due, perché da tempo sto facendo un percorso anche con me stessa, cercando di avvicinarmi il più possibile ad Amii, non quella che i fan amano, non mi interessa, ma quando mi guardo allo specchio voglio vedere il più possibile me stessa. Volevo fare un taglio radicale, per tornare alle origini di Amii, volevo che tutti i miei pensieri e azioni siano una cosa per dare luce e gioia. Ho un viso molto regolare, volevo un tatuaggio con fiori, perché voglio che i miei pensieri sboccino come i fiori». La sua canzone del 2022 s’intitola Perfectly beautiful. Qual è la perfetta bellezza?«È il singolo che ho abbinato alla mia nuova immagine. La bellezza perfetta sei tu e nessun altro. Dio ha fatto ciascuno di noi diverso dall’altro, la bellezza perfetta siamo noi stessi, come Dio ce l’ha data. Anche un ritocco, un tatuaggio, non saranno una cosa bella come quando sei nata. Se non ti piaci e continui a ritoccarti, è perché non stai bene, per questo vedi certi orrori in giro, prima di toccarti deve amare te stesso in primis».Ha mai avuto dubbi sul fatto che Dio esista? «Mai. Quando ero piccola facevo una cosa buffa, camminavo per andare a scuola sui marciapiedi di Washington, ed ero convinta che Gesù camminasse dall’altro lato. È quello che i miei mi hanno sempre detto: “Dio è sempre con te, non preoccuparti”. Quando mangiavo lasciavo sempre una piccola parte sul piatto. Mia madre mi diceva: “Non si butta il cibo”. Io rispondevo: “No, quello è per Gesù”». Anche ora lo sente accanto?«Sempre, prima di salire sul palco, prima di chiudere gli occhi parlo con lui, ogni giorno quando vedo una cosa bella. Fra poco dirà: “Ma basta!”. Non è che prego, parlo, è una cosa naturale, lo sento ovunque, come la presenza di mia mamma, l’ho persa nel 2004». Qual è la sua paura più grande?«Sa che non ho nessuna paura? Forse l’unica cosa sono i serpenti». La morte non le fa paura?«Ancora no, forse perché non mi sento vicina. Ma il pensiero della morte no».Qual è invece la sua più grande speranza?«È di continuare a lavorare, facendo le cose più belle e soddisfacenti, e di avere sempre una buona salute, io e le persone che amo. Senza la salute, vai Ko. Non si tratta solamente di vivere, ma anche di come vivere».
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.