2020-02-25
Metro aperte, balere chiuse (solo dalle 18). Tutte le incongruenze dei decreti anti virus
Dai commissari sono mancate direttive univoche: le Regioni e i Comuni, in autonomia, hanno preso misure contraddittorie.La chiusura dei voli diretti da e per la Cina è stata la madre di tutte le misure anti virus, tanto buone per vendere agli italiani il vaniloquio del governo migliore d'Europa, quanto inutili, se non dannose. Il luminare Walter Ricciardi, sulla Stampa, ha osservato che quel blocco ha innescato la rincorsa ai voli con scalo, rendendo impossibile tracciare gli arrivi dalle zone contaminate. Nel frattempo, i migliori d'Europa ignoravano l'allarme dei virologi, come Roberto Burioni, che chiedevano di fare attenzione agli infetti asintomatici, per individuare i quali non bastava la misurazione della temperatura in aeroporto. Ma anche a emergenza scoppiata, la struttura commissariale guidata dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, non ha impresso una direzione chiara e univoca alla sia pur muscolare reazione al morbo. E così si è lasciato che i governatori (pure fuori dalle Regioni direttamente coinvolte), comprensibilmente ansiosi di offrire risposte simboliche alle ansie dei cittadini, varassero provvedimenti, a ben vedere, contraddittori.Prendiamo, ad esempio, l'ordinanza con cui la Regione Lombardia ha disposto la chiusura di pub e discoteche dalle 18 alle 6 di mattina. Scopo: evitare gli assembramenti di persone, in cui è più facile che sia veicolato il coronavirus. Benissimo. Giustissimo. Sacrosanto. Ma perché dalle 18 alle 6? Il virus si sveglia al tramonto, come i vampiri? Contagia gli avventori delle balere e risparmia chi fa colazione al bar? E perché escludere negozi e ristoranti? La risposta, invero, è ovvia: non puoi serrare qualunque attività commerciale, non puoi mettere sul lastrico i piccoli esercenti e non puoi trasmettere il segnale inverso: dal «tranquilli, stiamo facendo qualcosa» all'atmosfera da apocalisse zombi. Ma allora non si comprende più dove finiscano le precauzioni necessarie a limitare i focolai e dove inizino i gesti «pop», che rassicurano la gente ma non hanno basi mediche e scientifiche.Non a caso, durante la conferenza stampa di ieri, i giornalisti hanno chiesto all'assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, quale fosse la linea del Consiglio regionale in programma oggi: non è pure quello un assembramento? L'idea era stata anticipata dal presidente dell'assemblea, Alessandro Fermi: andare avanti con precauzioni. Giornalisti nei loro spazi, niente pubblico, visitatori e delegazioni.La lista degli interventi un po' schizofrenici nelle Regioni coinvolte è nutrita: a Milano il Comune vieta «manifestazioni di qualsiasi natura», «ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso». L'Arcidiocesi sospende le messe. Risultato, tanto per intenderci: palestre off limits, però metro aperta. Certo, si tratta di «ridurre la socialità», come ha detto Beppe Sala, mica di fermare una metropoli come se aspettassimo l'olocausto nucleare. Alla sala pesi si può rinunciare, invece i mezzi pubblici spesso sono una necessità. Ma allora perché c'è un'ordinanza dell'Emilia Romagna di Stefano Bonaccini, che dispone la «disinfezione giornaliera» dei treni regionali, mentre Trenitalia parla di «potenziamento delle attività di pulizia disinfettanti»? Ci saranno treni più lindi di altri? Alta velocità mondata più volte al giorno e vagoni regionali igienizzati solo a fine giornata? Non c'è la possibilità di coordinare gli interventi, applicando uno standard unico?Anche sullo sport, la linea non è stata univoca. Sono state rinviate le partite di serie A che coinvolgevano squadre lombarde e venete, incluse quelle al di fuori della zona rossa (come Atalanta e Verona). Eppure, se il Torino non ha potuto giocare in casa, la Juventus (seguita da tifosi che venivano dal capoluogo piemontese) ha giocato a Ferrara. Nel fine settimana, s'è giocato anche il 6 nazioni di rugby a Roma: questa manifestazione avrà attratto qualche appassionato da Lombardia o Veneto? Se sì, perché il tifoso poteva andare all'Olimpico e non a San Siro? Se, invece, non c'erano rischi per quest'adunata, per quale motivo Virginia Raggi intanto ha fermato i concorsi pubblici? La prudenza non è mai troppa: perciò non ha senso impedire un raduno e consentirne altri.Prendete la Toscana, la Regione in cui il governatore Enrico Rossi s'era rifiutato di mettere in quarantena i cinesi tornati dopo il Capodanno. A Firenze, è saltato il concerto dei Pinguini tattici nucleari. Ma domenica, al Mandela Forum, s'è svolto il derby di pallavolo tra Savino Del Bene e Bisonte, davanti a 4.000 persone. Non era un assembramento? E se in Toscana è tutto sotto controllo, perché il Carnevale di Viareggio no ma il volley sì?Ma l'evento che più restituisce il clima di confusione e di esigenze di autotutela mediatica, è l'imbarazzante teatrino di ieri durante la conferenza stampa del governatore marchigiano, Luca Ceriscioli. Il presidente stava lanciando l'ordinanza che prevedeva la sospensione delle attività didattiche, ma è stato interrotto in diretta da Giuseppe Conte: il premier gli ha annunciato, per oggi, l'arrivo di «indirizzi di carattere nazionale cui chiedono alle Regioni di attenersi». Firma dell'ordinanza sospesa in attesa delle linee guida dall'esecutivo. Alla buon'ora: si può essere i migliori d'Europa se troppi galli cantano?