2024-02-07
Messina: «L’unione bancaria si è incartata»
L’ad di Intesa, che ha chiuso il 2023 con utili a + 76%: «Servirebbe a favorire fusioni, altrimenti l’Europa perde peso. Sul ddl capitali dubbi da certi investitori. Francesco Profumo prossimo presidente? Gian Maria Gros-Pietro sta facendo bene». Sulla corsa in Confindustria sta con Emanuele Orsini.Intesa Sanpaolo chiude il 2023 con un utile netto a 7,72 miliardi di euro, in crescita del 76,4% rispetto ai 4,4 miliardi dell’anno precedente, grazie anche al forte impulso dato dall’aumento dei tassi d’interesse. Il risultato consentirà al gruppo guidato da Carlo Messina una generosa distribuzione agli azionisti con una cedola complessiva di 5,4 miliardi (di cui 2,6 miliardi di acconto pagato a novembre scorso e 2,8 miliardi a saldo con la cedola che sarà staccata a maggio di quest’anno) e un riacquisto di azioni (buyback) da 1,7 miliardi di euro. Buone le previsioni per il 2024 e 2025 che vedono un utile netto superiore agli 8 miliardi. Guardando al conto economico, il 2023 ha registrato interessi netti per 14,64 miliardi (+54,2%) e le commissioni sfiorano i 9 miliardi. Durante la conferenza stampa il banchiere ha offerto spunti sulla visione del contesto in cui opera Intesa. A cominciare da quello europeo, dove l’unione bancaria stenta ancora a decollare. «Per eventuali acquisizioni non possiamo guardare in Italia, abbiamo un problema di dimensione e di quote di mercato. Fuori dall’Italia, però, operazioni cross border sono solo teoria, non si possono mettere insieme due grandi banche se non c’è l’unione bancaria. Che è indispensabile ma purtroppo la vedo estremamente complicata. Se Jp Morgan vale come capitalizzazione di mercato la somma di tutte le principali banche europee è chiaro che l’Europa difficilmente potrà avere un peso specifico, quindi c’è la necessità assoluta di accelerare. Mi sembra però che ci sia una capacità di incartarsi su tanti di quei particolari localismi di ogni Paese che sarà difficile immaginare che questo accada nel breve termine e questo è un grosso problema, per l’Europa ma anche per la governance complessiva perché se vuoi avere un ministro dell’economia europeo devi aver fatto l’unione bancaria. Credo sia l’unica strada per poter realmente essere un player che conta nel mondo», ha aggiunto Messina. Quanto alle regole del gioco interne al mercato italiano, Messina ha anche commentato il ddl capitali che proprio ieri pomeriggio ha incassato il via libera dell’assemblea di Montecitorio con 135 sì, un contrario e 92 astenuti (Pd, M5s, Iv, Verdi e Azione), ma siccome è stata introdotta una piccola modifica al testo, dovrà tornare al Senato che lo aveva già licenziato in prima lettura ad ottobre. «Sul ddl capitali le considerazioni degli investitori internazionali sono di attenzione su quello che sta accadendo, non c’è una visione completamente positiva però dipende anche dal tipo di investitore. Per quanto ci riguarda, egoisticamente non abbiamo un impatto, non avendo una lista del consiglio e avendo azionisti come le fondazioni in forte sintonia fra di loro. Però parlando con gli interlocutori internazionali c’è un tema di attenzione», ha aggiunto il banchiere. Che è stato, anche, incalzato su una partita che non riguarda direttamente Intesa ma le imprese, ovvero la corsa appena partita per il nuovo presidente di Confindustria. «Con Confindustria il tipo di rapporto è ottimo e passa attraverso uno dei potenziali candidati, che ha la delega per i rapporti con le banche. Io lo stimo molto», ha affermato Messina, senza fare nomi ma riferendosi a Emanuele Orsini, attuale vicepresidente con delega a Credito e Finanza, considerato uno dei papabili per succedere a Carlo Bonomi al vertice dell’associazione. La presentazione dei conti è stata anche l’occasione per guardare al prossimo rinnovo del consiglio d'amministrazione di Intesa previsto nel 2025. «Resterò nel mio ruolo», ha detto l’ad, «per i prossimi anni, previa approvazione degli azionisti». E sulle indiscrezioni circa un cambio del presidente, con l’arrivo di Francesco Profumo (fresco di dimissioni dal vertice dell’Acri) al posto di Gian Maria Gros-Pietro, Messina ha sottolineato di essere molto legato alla persona di Profumo «con cui ho un rapporto molto forte. Ma devo dire che Gros-Pietro sta facendo un ottimo lavoro». «L’anno prossimo», ha aggiunto, «il 50% dei consiglieri perderà il requisito di indipendenza tra cui tutti i presidenti dei comitati. Così mi pare che difficilmente il presidente possa essere cambiato. Parlare del cambiamento del presidente oggi espone la banca a dei rischi operativi di governance». Dal gruppo continua, intanto, ad arrivare un robusto supporto all'economia reale con circa 60 miliardi di euro di nuovo credito a medio-lungo termine erogato nel 2023. Circa 40 miliardi in Italia, di cui 35 miliardi destinati a famiglie e piccole e medie imprese. Circa 3.600 aziende italiane riportate in bonis da posizioni di credito deteriorato nel 2023 e 140.800 dal 2014, preservando rispettivamente 18.000 e 704.000 posti di lavoro. «Le imposte dirette e indirette sostenute nel 2023 sono pari a 4,6 miliardi, ciò comporta un aumento di 1,4 miliardi rispetto al 2022, con un incremento del beneficio apportato dai risultati di Intesa Sanpaolo al bilancio pubblico», ha sottolineato Messina.