2021-03-21
Mentre l’Ue strilla, gli inglesi si vaccinano
Alta tensione tra Commissione e Londra. Bruxelles paventa il sequestro delle dosi non consegnate alle case farmaceutiche. Minaccia al Regno Unito, dove sui giornali cresce la rabbia contro gli euroburocrati. E Sputnik mette lo zampino in Italia: test allo Spallanzani.«Wanted». Ricercati. Per «allarmismo globale, nazionalismo vaccinale, intimidazioni mortali e in generale perché sono una banda di patetici bambinoni imbronciati». E sotto la foto di Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen e Angela Merkel. La copertina del tabloid inglese Daily Star, in stile selvaggio West, dà il senso di come la stampa popolare britannica cavalchi la guerra contro Bruxelles. Anche l'incipit dell'articolo è pesantissimo: «Per quattro anni abbiamo tutti pensato che Donald Trump fosse squilibrato, ma sul caso del vaccino di Oxford questi euro giovinastri lo stanno per superare». Nel mirino, dunque c'è la Germania, c'è Parigi con Macron che ha deciso di somministrare l'Astrazeneca solo agli over 55 (facendo un'inversione a U rispetto agli ultimi mesi quando era riservato a chi ha meno di 65 anni) e poi c'è il nemico numero uno: la Commissione Ue. Che non arretra dalla linea di fuoco, anzi. La Von der Leyen, intervistata dal gruppo media tedesco Funke, ha rilanciato: «Abbiamo l'opzione di bloccare le esportazioni pianificate. Questo è il messaggio per Astrazeneca: rispettate il vostro contratto con l'Europa prima di iniziare le spedizioni verso altri Paesi». Mercoledì scorso la stessa presidente aveva ipotizzato l'uso dei poteri di emergenza previsti dai trattati Ue per assumere il controllo della produzione e della distribuzione stoppando le esportazioni delle fiale nei Paesi extra Ue invocando il rispetto della «reciprocità». Non solo. Ieri, su Repubblica, il suo vice Frans Timmermans, ha commentato la possibilità di sequestrare i vaccini alle aziende che non rispettano le consegne: «Non penso che sarà necessario ma se saremo costretti a farlo lo faremo. Sarebbe un nostro diritto, tutti gli strumenti sono sul tavolo». La von der Leyen cercherà sponde politiche al prossimo Consiglio europeo, che si svolgerà il 25 e il 26 marzo. Il blocco delle esportazioni può essere avviato su richiesta di uno Stato membro e deve essere poi approvato dalla Commissione per poter esser attivato. Bersaglio della polemica è sempre la Gran Bretagna. Ma mentre il nemico minaccia, gli inglesi si immunizzano. «Sono lieto di poter dire che ora abbiamo vaccinato la metà di tutti gli adulti nel Regno Unito», ha scritto su Twitter il ministro della Salute britannico, Matt Hancock, sottolineando che il «vaccino è una storia di successo nazionale e la nostra via d'uscita da questa pandemia» . Intanto il primo ministro Boris Johnson, che venerdì si è fatto inoculare l'Astrazeneca davanti agli scatti dei fotografi, sta cercando di costruire un fronte contro Bruxelles per impedire che il divieto di esportazione dei vaccini dal blocco possa influire sul rifornimento di dosi del vaccino Pfizer-BioNtech. Secondo il Times, Bojo ha parlato giovedì sera con Alexander De Croo, il premier belga contrario al «ban» che rischia di danneggiare l'industria farmaceutica nazionale, in particolare l'enorme sito di produzione a Puurs della Pfizer. I riflessi di eventuali nuove alleanze avranno un impatto sulla supply chain dei vaccini: in Belgio c'è anche il centro logistico di Moderna e a Seneffe c'è lo stabilimento che si occupa di produrre e fornire il vettore virale di Astrazeneca. Sulle copertine dei giornali inglesi per ora non compare Mario Draghi. Durante la conferenza stampa di venerdì sera a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio ha detto che «con pragmatismo si deve cercare il coordinamento europeo, se non si riesce a mantenerlo si possono vedere altre strade». Posizione ribadita anche in merito allo Sputnik. Seguendo la stessa linea annunciata, qualche ora prima, dalla Merkel secondo la quale «la via preferenziale è quella di un ordine europeo, ma se questo non dovesse arrivare per lo Sputnik, la Germania potrebbe anche andare avanti da sola». Ieri sullo Sputnik è uscito allo scoperto anche il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti annunciando che «tra qualche giorno verrà stipulato un primo accordo con l'istituto Spallanzani per una sperimentazione scientifica con il vaccino russo, in attesa ovviamente dell'autorizzazione formale dell'Ema per quanto riguarda lo studio sulle varianti». La notizia arriva a un paio di settimane di distanza da un meeting in videoconferenza tra l'Istituto per le malattie infettive di Roma, il Centro russo Gamaleya e il fondo russo Rdif. Come ha scritto La Verità, Zingaretti sta tentando da mesi di candidare il Lazio a nuovo hub anti-Covid del Paese con le aziende impegnate nella ricerca, nella produzione dei monoclonali e nel confezionamento dei vaccini che sono concentrate tra Latina, Pomezia e Frosinone. L'obiettivo è dunque attrarre anche chi produce lo Sputnik a cercare partner proprio in questa regione con l'assist dello Spallanzani. Su Sputnik, ricordiamolo, è ancora in corso la cosiddetta rolling review (revisione ciclica) da parte dell'Ema che proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all'immissione in commercio. «Saranno ancora lunghi i tempi prima che l'Agenzia europea concluda la revisione», ha detto in un'intervista al Berliner Zeitung l'ad del fondo Rdif, Kirill Dmitriev.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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