2022-09-23
Le aziende si fermano i politici fanno spallucce
La campagna elettorale sta per chiudere e insieme ad essa chiudono anche le aziende che la politica, troppo impegnata a confrontarsi su temi d’attualità come il fascismo, ha dimenticato. Le notizie compaiono qua e là, nelle pagine di cronaca, oppure nella sezione economica dei giornali. Il gruppo Radici, un impero bergamasco che partendo dai tappeti è divenuto leader mondiale nella produzione della moquette e dei tessuti non tessuti, ma anche di materie plastiche, è stato costretto a fermare gli impianti. La colpa? A causa del caro energia manca l’ammoniaca, materia prima fondamentale per esempio nella lavorazione del metilmetacrilato, una plastica usata per sostituire il vetro nei box doccia. Per la medesima ragione, la mancanza di ammoniaca, sono state costrette allo stop anche le aziende che producono fertilizzanti e tra queste lo stabilimento ferrarese del gruppo norvegese Yara. L’elenco di chi è stato costretto a sospendere la produzione procede con chi commercializza resina, come il gruppo Sir in Brianza, oppure con multinazionali tipo Coim, che nei capannoni lombardi (ma anche in giro per il mondo) produce materiali in poliuretano e poliestere. La San Pellegrino ha deciso di sospendere la produzione di acqua gasata per mancanza di anidride carbonica e Menabrea ha ridotto quella di birra per la stessa ragione. Sono i primi segnali di un’economia che arranca e di cui, nonostante i vari decreti aiuti, chi sta al governo sembra accorgersi poco. Negli stessi giorni in cui si registra una penuria di materie prime destinate alla produzione, stanno gettando la spugna prima di fallire una serie di giganti dell’energia che, a differenza di quanto si lascia credere, non stanno accumulando extraprofitti per effetto dell’impennata del prezzo del metano ma, come la maggior parte delle famiglie italiane ed europee, sono alla canna del gas. In Francia, il governo ha nazionalizzato Edf, il colosso dell’energia proprietario delle centrali nucleari. In Germania, l’esecutivo ha annunciato la stessa cosa per Uniper, travolta come Edf dai debiti. In Gran Bretagna, le aziende energetiche in difficoltà sarebbero decine, piccole e grandi, e anche in Italia la situazione è più o meno simile, con società non più in grado di assicurare i servizi basilari. Manca il gas e quello che c’è costa troppo e ha un prezzo che è influenzato dalle notizie politiche, al punto che le tariffe sono troppo volatili. Insomma, stiamo entrando in autunno e l’inverno minaccia di essere complicato, con distacchi e salassi, ma invece di preoccuparsi, secondo il mood che si sta diffondendo a sinistra, si deve quasi essere felici. È una filosofia che si sposa con la decrescita felice, tutti un po’ più al freddo e al buio. Basta leggere l’articolo dedicato ieri da Repubblica alla nuova austerity. «Tireremo il piumino sul naso davanti alla tv, non cuoceremo la pasta e lavoreremo di più per pagare luce e gas. Ma come per le domeniche a piedi, forse saremo un po’ felici». Insomma, non c’è da preoccuparsi, ma forse addirittura si può gioire. Perché avremo freddo al lavoro, torneremo a casa al buio e ci deruberanno, a casa faremo la doccia litigando sul tempo da dedicare all’igiene personale, come cinquant’anni fa, quando i Paesi arabi ci tagliarono le forniture di petrolio, le domeniche erano meravigliose, perché le strade di giorno erano piene di gente che passeggiava a piedi, i bambini correvano, le persone chiacchieravano al centro di un incrocio. Evviva, ci attende un periodo di allegria. Sì, mentre le aziende chiudono e i lavoratori rischiano la cassa integrazione se non la disoccupazione, quello che un tempo fu il giornale che dettava la linea alla sinistra (ma ora la prende dal suo azionista, la famiglia Agnelli), lancia un inno all’austerity, nuovo modello di vita che ci renderà tutti più buoni. In fondo, dai, non è così male battere i denti. E restare al buio per un po’ addirittura aiuta a riscoprire la tradizione, quando i nostri nonni si scaldavano davanti alla stufa e cenavano a lume di candela. Suvvia, è così romantico. Anzi, a dirla tutta, rimanere senza metano e senza luce è affascinante. Dirò di più: la povertà che è imposta dal nuovo ordine mondiale è anche un po’ trendy. Ovviamente, quella degli altri. Non quella di chi scrive su Repubblica. In fondo, un inverno al freddo non è così male.