2024-12-10
Mentre il mondo dell’auto affonda Bmw si schiera con le sanzioni verdi
L’ad Oliver Zipse contro il rinvio: «Noi siamo pronti». Il gruppo punta a essere il primo in un mercato sempre più asfittico. Ieri nuovo sciopero Vw. Oggi tavolo con Adolfo Urso su Trasnova. Licenziamenti nell’indotto Maserati.Per il numero uno della Bmw, Oliver Zipse, non c’è ragione di richiedere un rinvio dei nuovi limiti di emissione per le flotte automobilistiche previsti per il prossimo anno nella Ue. «Non vediamo alcun motivo per rinviare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per il 2025», ha dichiarato ieri il presidente del colosso tedesco in un’intervista. Gli obiettivi europei per il 2025 sono noti «dal 2019» e di conseguenza la Bmw ha orientato la propria politica di produzione in questa direzione, spiega Zipse. Dichiarandosi dunque pronto per rispettare la scadenza.Per le auto, le emissioni medie dei nuovi veicoli venduti dovranno scendere, a partire dal prossimo anno, da 116 grammi di anidride carbonica per chilometro a meno di 93,6 grammi per chilometro, con una riduzione del 19%. Il mancato rispetto di questi limiti potrebbe comportare sanzioni salate (si stimano 15 miliardi complessivi, ovvero fino a 95 euro per ogni grammo per chilometro in eccesso, moltiplicato per il numero di veicoli commercializzati), proprio mentre i gruppi stanno lottando contro un’economia stagnante e l’emergere della concorrenza cinese. Ecco perché molte case automobilistiche, sostenute dall’appello dell’Associazione dei costruttori (Acea), hanno chiesto misure di aiuto urgenti e la revisione degli obiettivi sulle emissioni di CO2 a partire dal 2025 per far guadagnare tempo alle aziende. Una posizione sostenuta dal governo italiano e da altri, compreso quello francese uscente. Per dare qualche cifra, secondo le simulazioni Dataforce, società di analisi di mercato, il gruppo Volkswagen dovrebbe avere una quota di vendite di Bev e plug-in del 36% (lo scorso anno era il 18% e quest’anno è tanto se arriva al 16). Il target Stellantis 2025 sarebbe il 26%, ma lo scorso anno non è arrivata a 18 e ora supera il 13. In questi mesi le vendite di auto alla spina stanno diminuendo per diversi motivi: alcuni Paesi hanno smesso di usare soldi dei contribuenti per incentivare gli acquisti, le reti distributive hanno esaurito la capacità di immatricolare auto che poi non riescono a vendere. È stato quasi esaurito il bacino dei clienti potenziali. Di fatto, con la minaccia delle sanzioni al 2025, verrà richiesto all’industria europea di immatricolare più del 20% di vetture elettriche. Cosa impossibile visto che il mercato va in altra direzione. Un’alternativa, per le case automobilistiche, potrebbe essere quella di non pagare le multe, di ridurre le vendite di vetture non elettriche. Ma l’Acea ha stimato che occorrerebbe stoppare la produzione di 2 milioni di automobili e di 700.000 van. Significherebbe chiudere oltre otto fabbriche per un anno.Intanto alla Volkswagen, probabilmente la più colpita dagli obiettivi del 2025 delle grandi case automobilistiche europee, sono ripartite le proteste. Ieri c’è stato il secondo sciopero a distanza di pochi giorni per migliaia di lavoratori di nove fabbriche del gruppo in Germania, mentre sale la tensione tra sindacato e dirigenza per i drastici piani di riduzione dei costi della casa automobilistica. Questa volta lo sciopero è durato quattro ore, a differenza del primo della scorsa settimana, di due ore che ha mobilitato circa 100.000 persone, secondo il sindacato Ig metall. Sempre ieri, nella sede di Wolfsburg, si è tenuto il quarto ciclo di trattative tra i rappresentanti del personale e della direzione. E Stellantis? L’agenda è fitta di appuntamenti per il gruppo presieduto da John Elkann. Che non sarà presente al confronto più atteso, quello del 17 dicembre al Mimit al quale parteciperanno le organizzazioni sindacali, Anfia e le Regioni dove sono presenti gli stabilimenti dell’azienda. Ieri il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha parlato con il governatore del Lazio Francesco Rocca (per fare il punto su Cassino e Piedimonte) e con quello del Molise Francesco Roberti (su Termoli e sulla gigafactory di Automotive cells company, la joint venture tra Stellantis, Mercedes e Totalenergies). Oggi Urso terrà una riunione su Trasnova, società dell’indotto colpita da 97 esuberi. Dopodomani i sindacati metalmeccanici incontreranno a Torino il responsabile Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, che guiderà la delegazione aziendale il 17 dicembre. E proprio in provincia di Torino, la multinazionale giapponese Yazaki, azienda dell’indotto auto, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 52 lavoratori su 75 della sede di Grugliasco. I licenziamenti sono legati in particolare alla drastica riduzione degli ordini della Maserati la cui produzione a Mirafiori è praticamente ferma (Yazaki ha già trasferito quest’estate il magazzino in Campania e ora vuole eliminare il servizio di customer care). L’area industriale di Grugliasco era sorta attorno a quello stabilimento aperto dieci anni fa da Sergio Marchionne per farne il polo del lusso di Maserati ma poi chiuso dall’ex ad, Carlos Tavares, nel 2023.A proposito di Marchionne: Stellantis avrebbe richiamato tra le sue fila anche Tim Kuniskis, scelto dal manager nel 2014 alla guida del marchio Dodge. Kuniskis, che ha lasciato la casa automobilistica all’inizio di quest’anno, dovrebbe guidare il marchio Ram truck. Sarebbe il secondo ritorno di un grande ex dell’era Marchionne. Elkann ha infatti richiamato al suo fianco Richard Palmer come special advisor per traghettare la società nel periodo post Tavares: Palmer è stato il direttore finanziario del gruppo nell’era Marchionne, poi sostituito l’anno scorso da Tavares con Natalie Knight.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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