2019-03-11
Mentre il governo è in stallo sulla Tav Trump avverte: no alla Via della seta
Giorgetti non vuole sentir parlare di Lega sconfitta sull'alta velocità: «Per fermarla ci vuole un passaggio in Parlamento». America stizzita dall'apertura italiana alla Bri: «Legittima l'approccio predatorio cinese». Un grande dibattito (che purtroppo ancora non c'è) sulla collocazione geopolitica dell'Italia, e gli ultimi strascichi della telenovela Tav: sono questi i due temi che hanno contrassegnato la giornata politica di ieri. Cominciamo dal fronte Tav, dopo il compromesso partorito dal premier Giuseppe Conte. Oggi la procedura parte (anche se non si parla di «bandi») e viene sancita, attraverso l'ormai famosa clausola di dissolvenza, la possibilità di revocare tutto in qualunque momento. Di fatto, l'ultima parola verrà detta dopo le elezioni europee, ma - per il momento - l'opera non è stata bloccata, o almeno è stato scongiurato il tentativo grillino di pronunciare già ora un no definitivo. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ieri pomeriggio è stato ospite su Rai 3 di Lucia Annunziata, la quale gli ha sottoposto una versione francamente curiosa, quella di un Salvini presunto sconfitto della partita Tav. E Giorgetti non solo ha respinto la tesi, ma ha ribadito un elemento decisivo di valutazione, e cioè il fatto che per arrestare una procedura ormai partita servirebbe un voto delle Camere: «Matteo Salvini non è tornato a cuccia: ha visto accogliere la proposta che aveva messo sul tavolo. Tengo a precisare che per fermare definitivamente la Tav serve un passaggio parlamentare, non può né Conte né il Consiglio dei ministri». Dopo di che, Giorgetti ha scommesso in positivo sulla trattativa con Francia e Ue: «Bisognerà capire l'esito del negoziato, che può determinare una modifica negoziale, e anche portare a spendere meno. Confido nel buon senso. Poi si andrà anche in aula per vedere se votare un trattato modificato in questo senso». Per Giorgetti la scelta è stata di «ridiscutere il progetto, non di escluderlo». Quanto all'ipotesi elettorale, Giorgetti ha concluso: «L'unico veramente interessato a nuove elezioni potrebbe essere Salvini, ma fin quando c'è un governo che fa le cose previste dal contratto, lui continuerà ad assumersi questa responsabilità. Di crisi di governo parlano i giornali, ne ha parlato anche qualcuno del M5s, forse travisato».Intanto, Luigi Di Maio aveva già parlato al Villaggio Rousseau, cercando in tutti i modi di schivare il tormentone Tav: «Dev'essere chiaro che noi le infrastrutture in Italia le dobbiamo fare: grandi, medie e piccole, sia digitali che fisiche». Anche da parte sua una rassicurazione sul governo, e poi una stilettata a Salvini senza nominarlo: «L'obiettivo del Movimento 5 stelle è dare tranquillità, non deve essere più possibile creare tensioni: se invece dall'altra parte uno dice “vediamo chi ha la testa più dura, vediamo chi va fino in fondo", per me questo è folklore». E ancora: «Questo è un governo che durerà altri quattro anni». Solo alla fine, ripetutamente incalzato dai cronisti, Di Maio ha evocato la Tav, ma di fatto senza rispondere: «In questo momento non vedo quale sia il dibattito su tema Tav, c'è un contratto di governo che parla chiaramente. Adesso pensiamo alle cose serie». Sarà. Ma una «cosa seria» della quale si parla troppo poco è la collocazione geopolitica dell'Italia, tema che l'altra sera ha destato la preoccupazione, eccezionalmente tradotta in un tweet pubblico, del National Security Council americano. Roba grossa: «L'Italia è una grande economia globale, una grande destinazione per gli investimenti. Sostenere e aderire alla Via della seta legittima l'approccio predatorio cinese agli investimenti e non porterà beneficio al popolo italiano». A Washington hanno fatto due più due: le missioni di Di Maio e del sottosegretario Michele Geraci, le voci sull'interesse cinese per i porti italiani, e soprattutto la partita rovente del 5G. Di Maio, che è parso imbarazzato, ha cercato di derubricare le mosse italiane: «Noi siamo alleati degli Stati Uniti e rispettiamo tutte le preoccupazioni, ma sia chiaro: se stiamo guardando alla Via della seta verso la Cina è per le nostre esportazioni, non è per fare accordi politici con la Cina».Stessa linea sostenuta da Geraci, secondo cui l'obiettivo è solo recuperare terreno sul fronte dell'interscambio commerciale con la Cina rispetto a Francia e Germania. Per Geraci, tra l'altro, la possibilità di ricorrere al golden power (cioè ai poteri speciali in particolare nei settori della difesa e della sicurezza nazionale) dovrebbe essere una tutela sufficiente rispetto alle infrastrutture critiche e ai settori sensibili. Tecnicamente è vero, ma dal punto di vista geopolitico la sensazione è che alcuni scherzino col fuoco. Molte volte, nei momenti più difficili per il governo gialloblù, l'amministrazione di Donald Trump ha aperto un ombrello per proteggere l'Italia: sulla Libia, rispetto alle ambizioni francesi; nella trattativa con l'Ue, tendendo la mano a un governo che era nel mirino dell'asse Parigi-Berlino-Bruxelles. Senza dimenticare quelle giornate roventi di ottobre in cui i commissari Ue sparavano contro l'Italia a Borse aperte, puntando forse a una capitolazione via spread o a un incidente sulle aste dei titoli: in quel momento (certo non per una direttiva della Casa Bianca, che ovviamente non sarebbe stata possibile, ma anche in corrispondenza con un clima creato dall'amministrazione Trump), Jp Morgan, l'importante banca americana, diede un segnale decisivo, annunciando l'aumento dell'esposizione in Btp. Sarà bene non dimenticare questi passaggi: di tutto ha bisogno l'Italia - e la coalizione Lega-M5s - tranne che di perdere la fiducia e lo sguardo amichevole di Donald Trump.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)