2023-07-21
Meloni verso l’incontro con Biden. Sul tavolo piomba il dossier spazio
Joe Biden e Giorgia Meloni (Ansa)
La prestigiosa «The national interest» loda l’expertise italiana, invitando a seguire la linea di Mario Draghi per una maggiore cooperazione. Specialmente sul controllo satellitare in Maghreb e Sahel. Considerazioni che stendono il tappeto rosso a Giorgia Meloni, attesa da Joe Biden.La bibbia della geopolitica americana, la rivista The national interest, ha pubblicato ieri un lungo articolo dal titolo schietto e diretto: «Il progetto spaziale italiano è sottovalutato». L’obiettivo della lunga analisi è duplice. Da un lato descrivere agli Stati Uniti quanto l’industria spaziale tricolore ha fatto negli ultimi anni e quanto può fare nei prossimi. Dall’altro, preparare il terreno per l’imminente visita a Washington (si terrà la prossima settimana) di Giorgia Meloni. Inutile dire che la rivista, di cui è ancora presidente onorario Henry Kissinger, manda pure segnali e messaggi di qua e di là dall’oceano. Il che rende la pubblicazione ancor più interessante.Innanzitutto, il ricercatore tiene a precisare che che gli investitori esteri, e in particolar modo americani, hanno apprezzato il fatto che l’attuale piano di sviluppo dell’industria spaziale è in totale continuità con quello redatto da Mario Draghi. A seguire, la rivista elenca i punti principali del piano spaziale a sua volta contenuto nel programma di sviluppo digitale dell’Italia fino al 2026. Vengono elencati numeri e opportunità di crescita. La Francia viene citata di striscio. A essere precisi l’analista di The national interest di origine italiana omette un dettaglio non da poco. Il precedente ministro, Vittorio Colao, guardava molto più a Parigi e meno a Washington. Una omissione interessante, visto che l’articolo sviluppa un ragionamento che mira a rafforzare le relazioni tra Italia e Stati Uniti. Ovviamente a partire dai satelliti e dalla capacità di osservazione. Dopo aver elencato le attività dei nostri militari e le partnership con Axiom, ad esempio, la rivista cita più volte Adolfo Urso, ministro delegato allo Spazio, il quale nella sua ultima visita negli Usa aveva anticipato la possibilità di mettere a terra una cooperazione sul modello B2B (business to business). Forse proprio un modo per evitare le briglie dei maxi progetti europei. L’idea sembra piacere al ricercatore, che la spinge come modello operativo da seguire. Non solo. In un capitolo dedicato alla geopolitica dello spazio, descrive un cammino dell’Italia all’interno della Nato e lo fa con dettagli precisi. Chiaramente sono indicazioni valide sia per chi sta alla Casa Bianca sia per chi siede a Palazzo Chigi. Lo sviluppo di una capacità di «osservazione» tramite l’Italia dovrebbe concentrarsi sul Maghreb e sul Sahel. Non solo per rafforzare il fianco Sud della Nato, ma anche per utilizzare l’esperienza ucraina su nuovi possibili teatri. Magari non di vera guerra, ma di conflitti più ridotti e, per certi versi, più pericolosi. La rivista americana cita a sua volta un interessante paper dell’Istituto Affari Internazionali che si dilunga sul ruolo del Comint, comitato interministeriale per le politiche spaziali, e delle relazioni con la componente militare. Per fare una traduzione libera del capitolo, aggiungendo anche qualche opinione personale, viene da dire che il prossimo step dell’Italia deve essere quello di completare la riforma del Comint e dare molto più potere alle forze armate e allo stato maggiore della Difesa. Insomma, un modo per realizzare più velocemente i desiderata dei militari e rendere il nostro apparato più efficiente. In Africa. E non solo, come detto sopra nel Sahel, ma anche nel resto del continente. Proseguendo nella lettura dell’articolo, il ricercatore si sofferma su Malindi. Se negli ultimi anni la località del Kenya è diventata famosa per i locali di Briatore, è negli anni Sessanta, grazie alla collaborazione tra Eni, La Sapienza e l’Agenzia spaziale italiana, che nacque la prima piattaforma di lancio satellitare. Il sito esiste ancora e The national interest suggerisce di rilanciarlo citando, non a caso, Sergio Mattarella, e la sua ultima visita in Kenya. Coincidenza vuole che anche a Roma si discuta di mettere mano a Malindi, non solo per ridarle il lustro che merita, ma per dare all’Italia un nuovo perimetro di azione tra i satelliti suborbitali. Infine, l’incipit e la chiusa dell’articolo citano sul fronte americano il progetto Usa di rendere lo Spazio un «warfighting domain» una dimensione bellica che va a sommarsi a quella di cielo, terra e mare e sovrapporsi pericolosamente al quinto dominio, quello della cybersecurity. «La logica geopolitica dello sviluppo dell’Italia come attore spaziale è di particolare rilevanza per gli Stati Uniti, poiché - se Roma continuerà a rafforzare le sue capacità spaziali - potrebbe fornire» , conclude il paper, «un solido aiuto a Washington per affrontare i rischi e le sfide provenienti da questo dominio». La settimana prossima la Meloni incontrerà Joe Biden. Ovviamente, sul tavolo ci saranno i temi della Libia, della Tunisia e dei flussi migratori. Al tempo stesso agli Usa serve quello che in gergo tecnico si chiama proxy, un sostituto per battaglie in loco. Gli argomenti sono convergenti e l’industria dello Spazio è la chiave di volta. A noi servono fondi e negli Usa ci sono tanti investitori. Serve uno scopo geopolitico ed è chiaramente quello di presidiare il Nord Africa e controllare l’avanzata russa e cinese. Diciamo, che il viaggio del premier negli Usa comincia con una ottima recensione e con un mezzo tappeto rosso già srotolato.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.