2023-02-11
Meloni rivendica la vittoria nell’Ue: «Sui migranti non saremo più soli»
Il premier esulta dopo il vertice di giovedì: «Fissato il principio che i flussi sono un problema comune. Le risorse saranno dirottate da Est al Mediterraneo». Bruxelles conferma: «Leader vigorosa e rispettata».«Chi pensa a una Unione europea di serie A e serie B, chi pensa che l’Europa debba essere un club in cui c’è chi conta di più e di meno, sbaglia. Quando si dice che l’Ue ha una prima classe e una terza classe, vale la pena ricordarsi del Titanic. Se una nave affonda non conta quanto hai pagato il biglietto». Il premier Giorgia Meloni ha usato questa metafora, rispondendo ieri alle domande in conferenza stampa a Bruxelles dopo il Consiglio europeo straordinario terminato giovedì a tarda notte. Ha rivendicato la «vittoria» e il «protagonismo» dell’Italia che emerge nei risultati della riunione. Nel documento finale del Consiglio Ue «sono entrate sette-otto proposte italiane», ma il punto conquistato che la premier ieri ha voluto più rimarcare è quello sui migranti. «L’Italia ha ottenuto un cambio di passo evidente e totale perché alcuni concetti presenti nelle conclusioni non erano mai stati inseriti prima. Da qui lavoreremo sulle proposte concrete che stanno su un altro tavolo. La cornice che si definisce è fondamentale. Il dibattito principale non è più l’Italia che viene lasciata da sola ad affrontare la rotta mediterranea: oggi l’approccio è come aiutiamo l’Italia a difendere il suo pezzo di confini esterni», ha aggiunto Meloni. «È stato messo nero su bianco che quello delle migrazioni è un problema europeo e ha bisogno di una risposta europea» e, in questa ottica, è stato accolto il principio della «protezione delle frontiere esterne». Come questo si tradurrà nei fatti si vedrà nelle prossime settimane: sarà la Commissione a mettere su carta un piano, di cui si discuterà nuovamente al Consiglio in programma a fine marzo. Ma «una cosa è dire che l’Europa aiuterà l’Italia nel Mediterraneo, un conto è avere un piano della Commissione», ha sottolineato il premier. Ricordando che questa cooperazione, «per esempio, vuol dire prendere risorse e impiegarle verso Sud e non verso Est: sono stati spesi 6 miliardi con la Turchia per gestire la rotta balcanica, io ho un obiettivo simile con i Paesi del Nordafrica». Nelle conclusioni, inoltre, «c’è il rapporto con chi è impegnato nelle attività di salvataggio. È una novità che ne se discuta nell’ottica di regolamentare il funzionamento di queste attività», ha detto Meloni, spiegando che sulle Ong esisteva un tavolo di lavoro chiamato Gruppo di contatto sul search and rescue, «che però non lavorava più, non si è più riunito», ma «ora quel gruppo è stato ripreso e nelle conclusioni si parla di un rilancio di questo organo». Ieri, un alto funzionario europeo, contattato dall’agenzia Ansa, ha definito la Meloni nel proprio intervento sui migranti «piuttosto vigorosa, molto efficace, rispettata e costruttiva. Penso abbia fatto delle ottime osservazioni, ha ascoltato, ha espresso una posizione, non condivisa, ma presentata sempre con una modalità rispettabile». Incalzata dai giornalisti, la premier in conferenza stampa è poi tornata sullo stato dei rapporti con il presidente francese Emmanuel Macron, per la scelta di invitare Volodymyr Zelensky all’Eliseo, insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Confesso che vivo alcune letture italiane come provinciali. Il tema non è il “gelo” ma che l’Italia è una nazione abbastanza centrale in Europa da dover dire quando su qualcosa non è d’accordo. Rispetto alla lettura del passato quando era sufficiente stare in una foto per essere centrali io penso che le cose non stiano così». E ancora su Macron: «A volte lavoriamo insieme, a volte siamo meno d’accordo. Ma sono rapporti politici. Mi pare che vengano raccontati come se stessimo alle medie, come se fosse un problema personale», ha aggiunto. Ribadendo comunque la sua convinzione che quell’invito alla vigilia del vertice di Bruxelles sia stato «politicamente sbagliato», perché ha rischiato di «indebolire» l’immagine di unità europea a sostegno di Kiev. Per questo, se fosse stata invitata, ha assicurato, «gli avrei sconsigliato» di farlo. In passato per noi era sufficiente stare in una foto e pensavamo che questo definisse la nostra capacità di incidere, io dico che non è così». E questo ha prodotto un isolamento per l’Italia? «Non credo: a Parigi c’erano due presidenti europei e non ce n’erano altri 25». Intanto, giovedì Meloni ha ribadito a Zelensky il pieno sostegno dell’Italia e dell’Europa all’Ucraina «per tutto il tempo e con tutti gli strumenti necessari». Questo vuol dire che il governo invierà, insieme alla Francia, i sistemi missilistici Samp-T che dovrebbero essere sbloccati «nei prossimi giorni». E la premier non ha chiuso la porta neanche all’invio dei caccia chiesti dal leader ucraino: «Dipende dalla comunità internazionale, noi ci siamo, ci siamo sempre stati e daremo una mano». Questo perché «chi aiuta l’Ucraina sta lavorando per la pace mentre chi dice che l’Ucraina non va aiutata rischia di produrre l’esatto contrario, cioè una guerra che si propaga e non che si ferma». Quanto al «caso Sanremo», rispondendo alla domanda di una giornalista il presidente del Consiglio ha detto che avrebbe preferito che Zelensky fosse stato presente al Festival, «mi dispiace più che altro che si sia creata una polemica: non è mai facile far entrare la politica in una manifestazione come Sanremo, anche se poi ci entra sempre». Meloni si è inoltre dichiarata «soddisfatta dei passi avanti» fatti anche sul dossier economico: l’obiettivo di Roma era ottenere maggiore «flessibilità» sui fondi già in campo, e questo è previsto dalla dichiarazione conclusiva, mentre sul tema dell’allentamento dei vincoli agli aiuti di Stato (su cui l’Italia era contraria) è stato deciso di «limitarli e renderli temporanei», ha spiegato sottolineando comunque l’esigenza di legare la strategia economica di questa fase emergenziale alla riforma del Patto di stabilità e crescita che dovrà essere «più di crescita che di stabilità, a differenza di quanto è stato in passato».