«È nostro dovere, morale prima ancora che politico, fare di tutto per evitare che disgrazie come queste si ripetano». Dopo lo choc per la tragedia di Cutro che ha visto la morte in mare di decine di migranti vittime del commercio umano degli scafisti, il premier Giorgia Meloni ha scritto una lettera ai vertici dell’Ue, nella speranza che almeno stavolta non facciano orecchie da mercante agli appelli del nostro Paese per una gestione condivisa del contrasto agli sbarchi illegali e dell’accoglienza dei rifugiati. Consapevole del vizio che ha Bruxelles di badare più agli annunci che alla sostanza, Meloni ha scritto parole univoche: «Non possiamo cadere nella tentazione di accontentarci di facili soluzioni di facciata, utili forse sul piano comunicativo, ma del tutto inadeguate. Quello delle migrazioni è un fenomeno epocale e complesso. Senza concreti interventi dell’Ue sin dalle prossime settimane e per l’intero anno, la pressione migratoria sarà senza precedenti. Rifiuto l’idea», ha proseguito, «che nulla possa esser fatto e che l’Europa debba rassegnarsi a prendersi cura solo di chi riesce ad avvicinarsi alle nostre coste o ai nostri confini dopo aver affidato la propria vita e quella dei propri figli a trafficanti senza scrupoli, pagati profumatamente per accedere a viaggi disperati».
Entrando nel merito, il premier spiega che «non si tratta di trovare gli strumenti per annullare la migrazione verso l’Europa, ma di stroncare la tratta illegale di esseri umani e fare in modo che il fenomeno migratorio sia gestito nel rispetto delle regole e della sicurezza». Occorre «lavorare tutti insieme», ha aggiunto, «per ribadire il principio che in Europa si entra solo legalmente e quindi in condizione di totale sicurezza e sviluppare e potenziare i canali legali di migrazione, distinti tra chi ha diritto alla protezione e chi intende accedere per ragioni di lavoro». Per questi ultimi, l’unica soluzione sono «quote di immigrazione legale che ogni Stato decide liberamente di stabilire». Infine, il capo del governo chiede «urgenti stanziamenti finanziari straordinari per i Paesi di origine e transito affinché collaborino attivamente».
Sul fronte interno, è stata la giornata dell’audizione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in commissione alla Camera, ufficialmente sulle linee programmatiche del dicastero ma inevitabilmente su quanto accaduto sulle coste calabresi. Piantedosi ha premesso che «dal 22 ottobre scorso al 27 febbraio gli apparati dello Stato hanno soccorso 27.457 persone» e che «la loro professionalità merita il rispetto e la riconoscenza di tutti». Passando alla tragedia di Cutro ha spiegato che «Frontex non aveva segnalato una situazione di pericolo, poi c’è stato un peggioramento delle condizioni meteo». «Mi assumo sempre le mie responsabilità», ha proseguito, «e trovo difficile fare un confronto tra tragedie, ma se andiamo a vedere le morti degli anni scorsi i fatti smentiscono che si possa imputare qualcosa a presunti tentennamenti di questo ministero». Il ministro ha aggiunto di essere disponibile a un’informativa in Aula sull’accaduto in qualsiasi momento e che «quando si parla di attribuzioni di responsabilità per un evento molto grave, bisogna lasciar fare alla magistratura, che al momento ha iscritto nel registro degli indagati 4 scafisti». A questo proposito, faranno discutere molto le frasi utilizzate dal gip Michele Ciociola nell’ordinanza di convalida dell’arresto degli scafisti, che ha parlato di «viaggi esotici alla volta di Crotone» e di «mareggiata pitagorica, in attesa delle osannate crociere». Tornando all’aspetto politico della vicenda, in commissione c’è stato l’esordio di Elly Schlein da segretaria Pd, che ha voluto intervenire chiedendo le dimissioni di Piantedosi.




