2022-09-05
La Meloni affronta il tabù del Pnrr: «Utilizziamo i fondi contro i rincari»
Giorgia Meloni (Imagoeconomica)
Per la leader di Fdi, il Piano va perfezionato, usando parte delle risorse contro il caro energia e il rilancio della catena produttiva. Contrario Enrico Letta. Matteo Salvini critico sulle sanzioni e Antonio Tajani esclude lo schema Ursula.A 20 giorni dalle elezioni il palco del Forum Ambrosetti a Cernobbio, diventa una «tribuna politica» per tutti i leader dei partiti. Il tradizionale workshop, che riunisce il gotha della finanza e della politica, in passato è servito ai governi come termometro del consenso economico-imprenditoriale su riforme e indirizzi strategici, mentre stavolta aspettava l’intervento di chi potrebbe guidare il prossimo governo con la vittoria del centrodestra: Giorgia Meloni. Sul palco con lei Carlo Calenda, Giuseppe Conte , Enrico Letta, Matteo Salvini, Antonio Tajani.Calenda, leader di Azione, che alle elezioni si presenta in alleanza con Italia viva di Matteo Renzi ha aperto le danze puntando su due argomenti principali, scuola e sanità, disastro italiano, esortando a «prendere immediatamente il Mes sanitario oltre ai soldi del Pnrr» e di concentrare gli altri fondi non tanto sulle pensioni, ma sull’educazione. Alla fine non ha escluso una sua possibile guida del prossimo esecutivo: «Non ho problemi a candidarmi, ma Draghi è più bravo di me, dobbiamo cercare di tenercelo». E sull’ipotesi di un ritorno «può succedere se prendiamo molti voti. Se fossi in lui starei già su una navetta per Marte. Ma che sia lui o meno non si può perdere il modo in cui si è lavorato». Tanti gli applausi, subito però ridimensionati dall’attacco del numero uno del M5s.i cinque stelle e il pdBasta con Draghi e il «draghismo», meglio concentrarsi sul proporre agli italiani soluzioni alternative che prevedano un dibattito politico in Parlamento, ha detto Conte in video collegamento, facendo le sue proposte: «Dobbiamo semplificare, l’abolizione dell’Irap deve essere a favore di tutti. E investire sul taglio del cuneo fiscale non solo per i lavoratori ma anche per le imprese. Per quanto riguarda l’extra deficit, può essere «uno strumento per proteggere il tessuto imprenditoriale e sociale». Letta, che ha insistito sul concetto di «affidabilità» del Pd, ha parlato del criterio usato per la costruzione della coalizione di centrosinistra: «Abbiamo fatto una alleanza di difesa della Costituzione perché se le elezioni vanno male per noi, ci sono i numeri per cambiarla». Per Letta l’obiettivo principale è quello di «evitare la recessione a tutti i costi attraverso il tema energetico, le tasse sul lavoro e il Pnrr che si può discutere, ma niente rinegoziazioni. Se ci mettessimo in un confronto con Bruxelles perderemmo soldi e prospettive». Letta ha anche toccato la questione della posizione italiana nelle questioni di diritti civili e politica estera affermando che esiste il rischio di avere un governo che gioca «nella serie B europea, con Ungheria e Polonia come interlocutori principali». Offendendo ben due nazioni in un colpo. Una delle quali viene celebrata solo quando c’è da combattere al fianco degli ucraini o accogliere i profughi di Kiev.il centrodestra«Per fare un governo ci vuole unità, una visione comune» ha esordito la presidente di Fratelli d’Italia, che ha sottolineato i punti condivisi da tutta la coalizione di centrodestra, e pur ammettendo che ci sono «sfumature diverse», sulla visione c’è un accordo, come l’approccio produttivista, il tema delle tasse, la centralità della famiglia e la libertà economica. Per quanto riguarda il Pnrr «non può essere un’eresia dire che può essere perfezionato, è previsto nella norma». E qui tocca il tabù. La sinistra si ostina considerare il Recovery come intoccabile, nonostante sia stato tarato su un livello inflazione vicino al 2%. Mentre oggi siamo sopra al 9. Tanto che , a proposito di energia e lo scorporo fra gas ed energie da fonti rinnovabili, ha spiegato che «si può fare a livello nazionale», mentre contro i rincari «Io non sarei per lo scostamento di bilancio» ha aggiunto, «ma si può provare a parlare con l’Ue per usare altre risorse». Facendo riferimento diretto ai fondi del Pnrr. Meloni ha espresso la propria opinione anche in merito al governo uscente: «Draghi bravissimo, ma perché non ha funzionato come poteva? Perché siamo una Repubblica parlamentare. I governi li scelgono i cittadini, con maggioranze che devono essere coese, con alleanze che devono essere definite prima del voto e che poi non si cambiano in Parlamento». Nel suo intervento, Meloni ha parlato molto di politica internazionale: «Siamo in una guerra e la divisione tra i blocchi durerà. Se l’Ucraina cade e l’Occidente perisce, il vincitore non sarà solo la Russia di Putin ma la Cina» ha dichiarato, «Stiamo decidendo la nostra posizione e il nostro futuro e la nostra credibilità. Non debbo spiegare che sono migliore dei miei colleghi, ma che siamo nel mezzo di un contesto che ha messo a nudo le debolezze dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente». E se la globalizzazione ha mostrato la sua fragilità, sull’Italia ha detto di non ritenere «il nostro Paese determinante per l’esito del conflitto in Ucraina, tuttavia la posizione deve essere mantenuta per avere «una postura credibile».Anche il segretario del Carroccio, nel suo intervento corredato da slide, ha ribadito che le sanzioni contro la Russia sono state «votate convintamente dalla Lega, dobbiamo difendere l’Ucraina, ma non vorrei che le sanzioni danneggiassero più chi le fa che chi le subisce». Poi ha rassicurato: «Andiamo al governo e cambiamo le alleanze? No. Restiamo profondamente, orgogliosamente e stabilmente radicati in un Occidente libero e democratico che non crede nella guerra e nell’aggressione, ma se si adotta uno strumento per danneggiare l’aggressore quanto meno ragionare su un cambio mi pare legittimo». Salvini ha anche proposto di spostare a Milano il ministero dell’Innovazione. Antonio Tajani di Fi si è concentrato su questione ambientale e finanziamenti. «Io non credo nella papessa Greta Thunberg, basta con la dipendenza energetica. Dobbiamo puntare sull’energia nucleare di ultima generazione». Poi, per il coordinatore di Fi, le aziende italiane devono tornare al centro del dibattito mentre, sull’ipotesi di una maggioranza Ursula, Tajani ha ribadito: «Non lasceremo mai la coalizione di centrodestra».
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)
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Le persone sfollate da El Fasher e da altre aree colpite dal conflitto sono state sistemate nel nuovo campo di El-Afadh ad Al Dabbah, nello Stato settentrionale del Sudan (Getty Images)