2025-09-03
Arriva la stangata per Mediterranea: 10.000 euro di multa e due mesi di fermo
La nave Mediterranea nel porto di Trapani (Ansa)
La decisione del prefetto di Trapani, che applica il decreto Piantedosi. La sinistra si schiera coi pirati dell’accoglienza.La chiamano «disobbedienza». In realtà è una violazione di legge. La nave Mediterranea della Ong Mediterranea saving humans, capomissione Beppe Caccia, ieri è stata fermata dal prefetto di Trapani per due mesi e colpita da una multa di 10.000 euro. È la prima volta che questa imbarcazione finisce ai ceppi, ma non è certo la prima volta che l’organizzazione che la gestisce si infila in rotta di collisione con il governo. Prima della Mediterranea, toccò alla storica Mare Jonio del commodoro ed ex tuta bianca Luca Casarini, cocco di Papa Francesco e della Conferenza episcopale italiana che, come prova l’inchiesta di Ragusa, dalla quale saltarono fuori le intercettazioni svelate in esclusiva dalla Verità, finanziava le attività del gruppo. L’ex rimorchiatore è stato sequestrato e multato più volte, già nel 2019 e di nuovo nel 2024. Sempre lo stesso copione: ordine delle autorità da una parte, rifiuto della Ong dall’altra. La vicenda è semplice: il Centro di coordinamento marittimo di Roma aveva assegnato Genova come porto di sbarco. L’equipaggio, ovviamente, ha deciso che non gli stava bene. Ha tirato dritto su Trapani, ha sbarcato i dieci migranti tirati a bordo durante un’operazione nel Mediterraneo e poi, a giochi fatti, ha messo le mani avanti: «Onde alte tre metri, impossibile arrivare in Liguria». Una giustificazione che fa a pugni con la realtà: la Mediterranea non è un pedalò traballante, ma una ex nave da rifornimento offshore riconvertita, da 55 metri per undici e progettata per affrontare ben altro che un po’ di mare mosso. Il decreto Piantedosi parla chiaro: il porto lo stabilisce l’autorità. Lo hanno ribadito Tar e Consiglio di Stato. Non spetta a chi comanda la nave decidere dove attraccare. Eppure dalla Ong si ostinano a raccontare un’altra storia, quella del gesto eroico, della ribellione al «giogo disumano» imposto da Roma. Una narrazione che serve a mascherare la realtà: un ordine disatteso, un illecito amministrativo, una sanzione conseguente. «Abbiamo detto Signor no!», scrive la Ong in una nota che suona più come un comunicato politico. Rivendica la disobbedienza come se fosse una medaglia, dimenticando che al terzo fermo scatterà il sequestro della nave appena comprata dalla tedesca Sea-Eye. Per ora l’armatore ha fatto ricorso e toccherà ai giudici decidere. «Ci viene contestata», si lagna la Ong, la «grave, premeditata e reiterata disobbedienza all’ordine del Viminale di raggiungere il porto di Genova». Gli attivisti raccontano di migranti «soccorsi a oltre 690 miglia di distanza, la notte di giovedì 21 agosto in acque internazionali al largo della Libia e sbarcate nel porto di Trapani nella serata di sabato 23, reduci da detenzione in Libia e persino da un tentato omicidio in mare». Il solito copione: vittimismo, accuse al Viminale e la domanda retorica: «E dunque quale sarebbe il grave reato che abbiamo commesso?». La valutazione che fa la Ong è propagandistica: si tratterebbe di un «provvedimento di vendetta, abnorme e illegittimo sotto ogni punto di vista». E le opposizioni, che sognano l’anarchia in mare, si sono subito tuffate a sostenere il taxi del mare. Angelo Bonelli, leader di Alleanza dei Verdi e Sinistra, non ha dubbi: «Il fermo e la multa inflitti oggi alla nave Mediterranea sono un atto gravissimo che conferma la logica disumana del governo Meloni, punire chi salva vite in mare». La solita solfa: leggi definite «ingiuste e crudeli», Mediterranea presentata come eroina solitaria, e il governo accusato di trasformare il Mediterraneo in un «cimitero». Bonelli arriva a dire che il governo «colpisce chi porta in salvo persone invece di lasciarle annegare», ribaltando completamente il senso delle regole e dimenticando che a più partenze corrispondono sempre più tragedie. E Nicola Fratoianni, pure lui di Avs, accusa il governo di essere «feroce contro i naufraghi che vengono salvati dalle Ong». E perfino di «vendicarsi». «Una decisione che segnala la disumanità e la crudeltà di un governo che blocca le navi che salvano le vite umane, mentre rispedisce in Libia con aereo di Stato torturatori come Almasri, nonostante sia ricercato dalla Corte penale internazionale», è l’interpretazione di Riccardo Magi (+Europa). Polemiche definite «patetiche» dal vicesegretario della Lega Silvia Sardone, che aggiunge: «Chi oggi parla di scandalo, dittatura, atto gravissimo o vendetta del governo straparla. Come sempre la sinistra si schiera con chi viola le regole, come accaduto nel caso Leoncavallo a Milano». Riccardo De Corato, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione parlamentare antimafia e vicepresidente della Commissione Affari costituzionali, invece, ribadisce «che il rispetto delle indicazioni delle autorità marittime e dei porti assegnati è la condizione necessaria per coniugare salvataggio delle persone, sicurezza e legalità». Poi ricorda: «L’osservanza delle procedure non è un formalismo, evita il caos operativo, scoraggia traversate azzardate che mettono a rischio vite umane e indebolisce i circuiti dei trafficanti». Secondo De Corato, «la fermezza nell’applicazione delle norme, unita al pieno rispetto degli obblighi internazionali di soccorso e dei diritti fondamentali, non contrasta con l’umanità del salvataggio, ma la rafforza». E, così, mentre Mediterranea si autocelebra come paladina del soccorso in mare e si presenta come vittima, in realtà recita sempre la stessa parte. Più che una missione di soccorso sembra una tournée: cambiano i porti e le violazioni, restano uguali gli applausi della sinistra.
Ecco #DimmiLaVerità del 3 settembre 2025. L'europarlamentare Silvia Sardone, vicesegretario della Lega, ci parla dello sgombero del Leoncavallo e dei fallimenti di Ursula von del Leyen.