2021-09-14
Sui media è ammessa un’unica voce. Gli altri? «Ignoranti»
Chiunque dissenta dalla linea governativa viene spacciato per «rimbambito» o, addirittura, «nemico della salute». Sapete che cos'è una «camera dell'eco»? È un fenomeno caratteristico della società delle comunicazioni di massa. Secondo la Treccani è una «situazione» in cui «idee o credenze più o meno veritiere vengono amplificate da una ripetitiva trasmissione e ritrasmissione all'interno di un ambito omogeneo e chiuso, in cui visioni e interpretazioni divergenti finiscono per non trovare più considerazione». Pensate di trovarvi da soli in una stanza e di parlare ad alta voce: più parlate, più l'eco vi restituisce il suono della vostra voce e lo amplifica. Non ci sono altre voci, soltanto la vostra: più la ascoltate, più vi convincete di avere ragione. E più siete convinti di essere nel giusto, più parlate forte, e più l'eco vi rimanda il suono delle vostre parole. Il risultato è un crescendo esponenziale che impone una sola voce, oltre ogni limite. È esattamente ciò che sta accadendo con la gestione mediatica della pandemia. Può parlare una sola voce, e tutte le altre devono fare da eco, così da rafforzare la «verità assoluta» espressa inizialmente. Perché il giochino funzioni, non si devono udire altre voci, dunque i dissenzienti vanno emarginati, allontanati e zittiti. Chi si adegua alla «verità», invece, è invitato a parlare, e a farlo con sempre maggiore convinzione. Non importa da chi provenga la voce fuori dal coro: va comunque eliminata. Mentre le altre voci, quelle che si esprimono all'unisono, sono comunque accettabili.Per esempio, se uno scienziato premio Nobel esprime qualche riserva sulla campagna vaccinale, ecco che parte il massacro. «È un vecchio rincoglionito», si dice. Se a manifestare perplessità è un medico, si sostiene invece che non sia abbastanza qualificato, che non abbia abbastanza lauree. E se per caso si scopre che di lauree ne ha tre più varie specializzazioni, si spiega che la laurea in fondo conta poco, è solo un pezzo di carta. Quando a prendere la parola è un filosofo, poi, il massacro è ancora più semplice da attuare. Lo si accusa di non sapere nulla di scienza, di perdersi in sofismi, di avere la pessima tendenza a mettere in dubbio la «verità». Poi, tanto per non farsi mancare niente, si suggerisce che il filosofo sia un «vecchio rincoglionito».L'accusa è ogni volta la medesima: chi critica non capisce, non vuole ascoltare, non riflette a sufficienza. Giusto ieri, su Repubblica, Ezio Mauro scriveva che negli ultimi tempi «si è sprigionata un'energia della negatività che contesta il valore di ogni presupposto scientifico, di qualsiasi giudizio tecnico, di tutti i pareri degli esperti, respingendo di conseguenza le scelte governative che ne derivano». Mauro ce l'aveva con i presunti no vax, ma la sua descrizione della «energia della negatività» è perfetta per descrivere il governo e i suoi sostenitori. A costoro non interessa da chi provengano le obiezioni: non le ascoltano a prescindere. Certo, è più che legittimo vagliare ogni fonte. È sacrosanto cercare di capire se chi si esprime sia più o meno autorevole, che curriculum abbia, che incarico ricopra eccetera. Il punto è che, in un modo o nell'altro, chiunque contesti la versione ufficiale su green pass, vaccini e pandemia finisce sempre per essere svilito e screditato. Persino la credibilità di Massimo Cacciari, solitamente trattato da oracolo su qualunque argomento, è stata ripetutamente messa in dubbio nelle ultime settimane.Ma se un Cacciari non deve essere ritenuto credibile se parla di vaccini, per quale motivo - con tutto il rispetto - dovrebbe esserlo Lilli Gruber? È laureata in medicina? Ha vinto un Nobel? Insegna ad Harvard? No. Eppure il Corriere della Sera, in prima pagina, riporta con grande evidenza una sua opinione: «Sì all'obbligo per il vaccino». Addirittura, nell'intervista concessa ad Aldo Cazzullo, la giornalista dichiara: «Non credo sia giusto dare rappresentanza e voce a chi propaga fake news. [...] La critica politica e giornalistica contribuisce alla qualità del nostro dibattito pubblico; la propaganda anti-scientifica avvelena i pozzi». Bene, ma chi decide che cosa sia critica e cosa propaganda? Gli scienziati che non accettano critiche dai loro colleghi? I politici che non accettano critiche nemmeno dagli scienziati? Ormai il meccanismo è evidente: se ti dichiari a favore del green pass meriti di essere ascoltato, che tu sia Giovanni Floris, Lilli Gruber, un cantante, uno sportivo o una modella. Se invece non ti rassegni alla professione di fede, finisci nel gabinetto, a prescindere dal tuo curriculum. Diventi - come ha detto sempre ieri Enrico Letta - uno che è «contro la salute». Prima ti accusavano di essere «nemico della scienza», adesso sei un «nemico della salute pubblica», perché ormai la scienza propriamente detta non conta più. Esiste solo la distinzione (tutta ideologica e politica) fra «sani» e «malati». Chi dichiara, come Letta, che «il vaccino è libertà» (anche se, evidentemente, non è vero) è buono, giusto e appunto «sano». Gli altri sono tutti «malati» o difensori dei malati, dunque vanno eliminati tramite disinfestazione.È la camera dell'eco: bisogna che una sola voce riecheggi e diventi sempre più forte, sempre più potente. Una sola voce deve prevalere, schiacciando tutte le altre. Una sola voce, sostenuta da tante altre identiche, deve imporsi: la voce del padrone.