2023-05-31
Mattarella fa visita agli alluvionati e prova a rianimare Bonaccini
Sergio Mattarella e Stefano Bonaccini (Ansa)
Il presidente, acclamato dalle scolaresche, nei luoghi colpiti insieme al governatore, il quale ancora spera nel ruolo di commissario. Il ministro Nello Musumeci: «Non siamo stati invitati». La replica: «Siete sempre graditi».«Pre-si-den-te! Pre-si-den-te!». Per Re Sergio quella di ieri, è un’altra giornata trionfale. E, vista la drammatica contingenza, non poteva essere diversamente. Mattarella viene accolto come una rockstar della democrazia nei luoghi dell’alluvione in Emilia-Romagna. Atterra alle dieci di mattina a Forlì. Poi, assieme a Stefano Bonaccini, sorvola in elicottero Modigliana, il borgo collinare rimasto isolato per tre giorni: «Un panorama di ferite» commenta il presidente. Mentre a bordo del velivolo, il governatore gli assicura che è solo colpa della natura matrigna: «Qui non c’è cemento» si autoassolve. Dopo una visita nel paesino, Mattarella torna nel capoluogo, per incontrare i volontari che hanno spalato per giorni nel fango. Di fronte alla folla adorante, Re Sergio ha toni e piglio da semi presidenzialismo alla francese: «So che ce la farete, perché è la volontà di queste contrade. Tutta l’Italia vi è vicina e non sarete soli nella ricostruzione, che deve essere veloce. C’è l’esigenza che si rilanci. È un’esigenza nazionale e potete essere sicuri che ci sarà tutto l’appoggio costante».Le tappe successive sono Cesena, Ravenna, Lugo e Faenza, dove incontra i sindaci. «Noi vogliamo rialzare questa terra il prima possibile, come abbiamo fatto col terremoto» scandisce dunque Bonaccini. L’elogio all’illustrissimo visitatore è conseguente: «Il fatto che abbia deciso di stare un’intera giornata è un segno di vicinanza del capo dello Stato, il più importante per noi». E, incidentalmente, anche per le sue frustrate ambizioni: l’agognata nomina a commissario alla ricostruzione. I cronisti gli chiedono lumi. Lui svicola: «Vabbè, si vedrà...». Di certo la venuta di Mattarella, ancora una volta in versione leader dell’opposizione, tiene a galla la sua eventuale investitura, avversata dal governo per un motivo piuttosto banale: da quando è stato eletto per la prima volta, ovvero otto anni orsono, Bonaccini è stato anche commissario straordinario per il dissesto idrogeologico nella regione. Eufemisticamente, avrebbe potuto fare di più e meglio.La sua ricandidatura riciccia in una giornata memorabile. A partire dall’emozionante coreografia. «La sua presenza per noi è una carezza» c’è scritto in un cartellone in piazza Saffi, a Forlì. E poi quello stuolo di fanciulli, in prima fila tra due ali di folla, dietro lo striscione bianco con la scritta: «Romagna mia». Tutti pronti a ritmare l’ovazione: «Pre-si-den-te! Pre-si-den-te!». Un insopprimibile moto spontaneo, ovviamente. Niente a che vedere con gli gli eterodiretti scolari alla festa per i cent’anni dell’aeronautica. Quelli che hanno incautamente sventolato bandierine tricolore e scandito il nome della premier: «Meloni-Meloni-Meloni». Invereconda «scenetta», assicura La Repubblica, culminata con un selfie collettivo, falso come una moneta da tre euro. Strumentalizzati figlioli di gagliardi patrioti. Mentre invece, ricostruisce lo stesso quotidiano progressista, ieri c'’ stato un certificato e trionfo di «applausi e calore».Rovesciando la prospettiva, vanno segnalate le velenose dichiarazioni di Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile ed ex governatore siciliano. Dunque, corregionale del presidente e parimenti permaloso: «Peccato che oggi non ci sia nessuno del governo a illustrare al capo dello Stato le criticità. Nessuno è stato invitato». Replica del Quirinale, a strettissimo giro: «Il presidente della Repubblica, nelle visite ai territori italiani, non impone la presenza di esponenti del governo. Essa, peraltro, è sempre gradita dal presidente Mattarella. È così da sempre, dall’inizio del primo settennato». Se qualcuno comunque insiste per incrinare il trionfalistico quadretto, è «benvenuto».D’altronde, l’arrivo di Re Sergio era scontato, viste pure le sbiadite prove dei supposti leader del centro sinistra. Giuseppe Conte è giunto a Faenza tre giorni fa: «Porto alla popolazione colpita la solidarietà e la vicinanza di tutto il Movimento 5 stelle». Ovvero gli storici vessilliferi dell’ambientalismo più ideologico e deleterio. Elly Schlein, la segretaria del Pd, ha invece visitato le zone alluvionate lo scorso martedì, dopo surreale silenzio. Del resto, è stata vice di Bonaccini per oltre due anni, con delega al clima persino, proprio mentre l’Emilia-Romagna saliva sul podio per incremento di suolo consumato e piazzava tra i comuni peggiori Ravenna, epicentro dell’ultima alluvione. Stavolta Elly ha fatto suo l’eterno detto siciliano, da sempre apprezzatissimo sul Colle: «La migliore parola è quella che non si dice».Così, come già accaduto con le bacchettate manzoniane sulla razza e il rimbrotto ai contestatori al Salone del Libro, è toccato nuovamente a Re Sergio fare le veci del capo indiscusso dell’opposizione. Un protagonismo che, vista l’ultima malaparata del centro sinistra alle urne, sembra destinato a proseguire tra gli immancabili osanna: «Pre-si-den-te! Pre-si-den-te!».
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