2023-05-23
Mattarella usa la penna di Manzoni per «correggere» il centrodestra
Il capo dello Stato schiera lo scrittore nel dibattito su sostituzione etnica e fake news.Come si fa politica senza farla? Come si interviene nel dibattito senza citarne i protagonisti? Sergio Mattarella fornisce esempi a profusione, e ieri l’occasione è arrivata con il 150° anniversario dalla morte di Alessandro Manzoni, ricordato su queste pagine domenica da Marcello Veneziani. E se il nostro editorialista, del grande scrittore, sottolineava (anche) l’opposizione «alle idee predominanti nel suo tempo, allo spirito laico, anticlericale e massonico che permeò il processo unitario e che prevalse sulla visione risorgimentale di Gioberti e Rosmini», il capo di Stato ci vede un protagonista politico-culturale che «non rinnega i valori della Rivoluzione francese, anzi li approva». Ma soprattutto, ieri, a Milano, alla casa del genio dei Promessi sposi e alla presenza di Attilio Fontana, Beppe Sala e di Giovanni Bazoli, nella veste di presidente onorario della Fondazione Centro nazionale Studi manzoniani, Mattarella ha sterzato l’autore a modo suo. Ovviamente al Quirinale le cose si fanno perbene, per cui la lettura non è mai smaccatamente strumentale: don Lisander è e resta l’ispiratore risorgimentale e il padre della patria (finché resta nel passato, un po’ di sovranismo non guasta), ma è anche un po’ progressista perché osserva e descrive «la storia, cammino dolente ma inarrestabile dell’umanità verso il futuro». È, nella lectio di Mattarella, un cattolico «integrale, ma non integralista», uno spirito «popolare ma non populista». Un pensatore per il quale «nulla è più nefasto delle teorie politiche astratte che immolano sull’altare della ragion di Stato i diritti di uomini o di intere popolazioni»: un monito che sotto il Covid sarebbe stato altrettanto bello sentire risuonare dalle stanze del Quirinale.Come detto, per Mattarella l’autore dei Promessi sposi, precursore della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (che sbarrando «la strada a nefaste concezioni di supremazia basate sulla razza») e convinto assertore dei moti di indipendenza nel nostro Paese, ritiene sia «la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e protezione. È l’uomo in quanto tale, non solo in quanto appartenente a una nazione, in quanto cittadino, a essere portatore di dignità e di diritti». La frase è chiaramente inquadrabile nel disperante «dibattito» sulla «sostituzione etnica». Felpato, il Quirinale non nomina il ministro Francesco Lollobrigida e non dice nulla di bizzarro: è giuridicamente ovvio che siano i singoli, e non i gruppi, a essere portatori di diritti. Ma chi vuole, capisce.Più esplicito e dichiarato è il successivo richiamo all’attualità, in coda al discorso del presidente della Repubblica. Manzoni stimola, infatti, una riflessione sul legame tra «potere e opinione pubblica», e sui «pericoli che oggi corrono le società democratiche di fronte alla diffusione del distorto e aggressivo uso dei social media, dell’accentramento dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi, della disinformazione organizzata e dei tentativi di sistematica manipolazione della realtà». Nonché sulla «tendenza, registrabile in tutto il mondo, di classi dirigenti ad assecondare la propria base elettorale o di consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno tramite i sondaggi». Qualcuno potrebbe obiettare che «assecondare la propria base elettorale» sia in effetti un obiettivo non esecrabile della rappresentanza democratica. Altri si sarebbero magari aspettati, a proposito di letteratura e democrazia, una parola a seguito dell’episodio che ha visto involontaria protagonista Eugenia Roccella al Salone del Libro. Dal capo dello Stato non è arrivato, per quanto non siano mancati riferimenti alla situazione presente. Come in altre occasioni, Mattarella, senza strappi e in modo cauto e quasi sempre inattaccabile, sembra sciacquare nel Tevere i panni di un testo che ricorda un vocabolario per l’opposizione.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)