2023-08-24
Mattarella, l'uranio impoverito e la mina Vannacci
Il capo dello Stato era il titolare della Difesa quando scoppiò il caso delle munizioni contaminate. E negò la correlazione con le malattie dei soldati. Ecco perché ora ce l’ha con l’autore del «Mondo al contrario».Il quotidiano di Carlo De Benedetti si è incaricato ieri di farci sapere che se anche osserva un rigoroso silenzio sul caso, Sergio Mattarella approva la rimozione del generale Roberto Vannacci. A dire il vero non c’era bisogno che il giornale si facesse portavoce del pensiero del capo dello Stato. Dietro la cacciata dell’ex numero uno della Folgore e del Col Moschin infatti avevamo già intravisto la manina del presidente della Repubblica, il quale non guida solo il consiglio supremo di Difesa, cioè le Forze armate, ma dal Quirinale esercita un potere quasi assoluto su scelte che sarebbero di stretta competenza dell’esecutivo. Per farci capire di che pasta sia fatto l’uomo del Colle, e cosa pensi delle esternazioni dei militari di carriera, il quotidiano di De Benedetti ha voluto ricordare quando, da ministro della Difesa, fece rimuovere il generale degli alpini Sergio Mazzaroli, reo di aver pubblicamente dubitato delle scelte della politica militare italiana in Kosovo.Ma il giornale si è curiosamente dimenticato di due altri episodi assai significativi, soprattutto ora che, proprio col caso Vannacci, si torna a parlare della guerra che venticinque anni fa si scatenò alle porte di casa nostra e alla quale l’Italia, in qualità di membro della Nato, diede il proprio contributo, spedendo i nostri aerei a bombardare la Serbia senza che il Parlamento ne fosse informato preventivamente. Uno di questi fatti lo ha ricordato tempo fa il generale Mario Arpino, ex capo di Stato maggiore della Difesa. Il quale raccontò che un pomeriggio d’aprile del 1999, in piena guerra del Kosovo, Mattarella gli fece una telefonata per contestare le dichiarazioni del comandante del gruppo Tornado di Piacenza. Costui, appena rientrato da una missione, aveva raccontato in un’intervista di aver lanciato dei missili contro postazioni radar serbe. In pratica, l’ufficiale aveva confermato ciò che il governo e Mattarella stesso, che di quell’esecutivo era vicepremier, negavano: il nostro Paese era in guerra e vi era entrato senza che il Parlamento fosse informato e in spregio alla Costituzione. Secondo la ricostruzione di Arpino, la telefonata con il futuro capo dello Stato non fu tenera e si concluse con una neppure troppo velata minaccia: «La ritengo responsabile».Ma il nome del presidente della Repubblica si ritrova anche a proposito della vicenda delle munizioni arricchite con uranio impoverito, di cui proprio nella guerra nell’ex Jugoslavia la Nato fece largo uso (salvo poi rimproverarle ai russi oggi). Da ministro della Difesa, il capo dello Stato intervenne più volte sul tema e lo fece dopo che si iniziarono a registrare i primi casi di leucemia fra i reduci della missione nei Balcani. Il 27 settembre 2000, Mattarella rispose in Parlamento a un’interrogazione relativa a due episodi di decessi verificatisi fra i militari italiani. Queste le sue parole: «Nel primo caso, il giovane vittima della malattia non era mai stato all’estero. Nel secondo caso, il militare era stato impiegato in Bosnia, a Sarajevo precisamente, dove non vi è mai stato uso di uranio impoverito». Una dichiarazione che si rivelò falsa, perché in Bosnia, proprio a Sarajevo, gli aerei americani scaricarono circa 11.000 proiettili all’uranio impoverito, come pochi mesi dopo lo stesso Mattarella fu costretto ad ammettere. Ma ancor più interessanti sono le frasi che il futuro presidente pronunciò al Senato il 10 gennaio 2001, rispondendo sempre sulla questione dei militari vittime delle munizioni all’uranio impoverito. Il ministro della Difesa confermò che nel Kosovo erano stati impiegati proiettili di quel tipo, ma aggiunse che il posizionamento delle nostre truppe era avvenuto in seguito alla notizia della presenza sul terreno di munizioni all’uranio impoverito. «Di conseguenza», disse, «fin dall’ingresso dei nostri militari in Kosovo si sono potute adottare misure di protezioni adeguate».Peccato che le dichiarazioni di colui che sarebbe divenuto capo dello Stato contrastino con una sentenza della Corte d’appello di Roma ormai passata in giudicato, in cui si sostiene che i vertici militari «omisero colposamente» di adottare misure adeguate a tutelare i soldati. Successivamente, Giulia Grillo, ministro della Salute nel governo Conte 1, spiegò che questa guerra subdola, mai ufficialmente dichiarata né dai politici né dai militari, ha provocato 500 morti e 8.000 malati fra le truppe impiegate in quelle missioni.A questo punto vi starete chiedendo che cosa c’entrino in tutto questo Roberto Vannacci e la sua rimozione. Beh, il generale che qualcuno vuol far passare come un picchiatello esaltato ha denunciato pubblicamente Giuseppe Cavo Dragone, ossia il capo di Stato maggiore della Difesa, attuale vice di Mattarella ai vertici delle Forze armate, di aver mentito sul tema dei proiettili all’uranio impoverito. Davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta l’ammiraglio Cavo Dragone sostenne che le munizioni impiegate in Iraq non costituirono pericolo per la salute dei militari. Mentre Vannacci denunciò un uso trenta volte superiore di proiettili all’uranio impoverito rispetto a quelli impiegati nei Balcani, i cui esiti come abbiamo visto, secondo l’ex ministro Grillo, hanno provocato centinaia di morti e migliaia di malati. Attenzione, il generale oggi rimosso per aver scritto un libro non dichiarò le sue accuse a un giornale, ma presentò esposti alla magistratura.Insomma, levarselo di torno ha per conseguenza anche togliersi una spina nel fianco, sbarazzandosi di una questione che da quasi trent’anni imbarazza i vertici della Repubblica, con una guerra mai dichiarata e che che ha causato migliaia di vittime ufficialmente riconosciute ma senza che mai nessuno abbia accertato delle responsabilità.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.